Il capogruppo di Forza Italia è indagato nell'ambito dell'inchiesta Aemilia per concorso esterno in associazione mafiosa: "Infiltrazioni? I magistrati ci hanno aperto gli occhi"
La prefettura di Reggio Emilia ha revocato la sospensione dalla carica di consigliere comunale di Giuseppe Pagliani. Il capogruppo di Forza Italia era finito in carcere il 28 gennaio scorso nell’ambito dell’operazione antimafia Aemilia, con l’accusa di essere stato vicino alle cosche di ‘ndrangheta radicate nella zona. “Perché dovrei dimettermi?”, dice ai giornalisti che lo aspettano davanti al Comune. Il politico è infatti indagato dai pm della Dda di Bologna per concorso esterno in associazione mafiosa. Pagliani è stato scarcerato dopo 22 giorni. Giovedì 19 febbraio il tribunale del Riesame aveva infatti annullato l’ordinanza del gip di Bologna che lo aveva portato dietro le sbarre. “Ho chiesto di parlare con i pm entro 24 ore dall’arresto, e in 22 giorni nessuno mi ha ascoltato, eccetto il gip di Parma che però non aveva letto le carte perché mi sentiva per rogatoria. La prima volta che sono andato davanti a una corte questa mi ha liberato immediatamente”, ha spiegato Pagliani a ilfattoquotidiano.it all’ingresso in consiglio comunale. “Il mio è stato un arresto spettacolare quanto folle e inutile, frutto di un caso eclatante di malagiustizia”. [brightcove]4076345550001[/brightcove]
Pagliani si difende a tutto campo e spiega che quelle persone legate alla ‘ndrangheta lui non le ha mai conosciute: “Io ho partecipato a una cena dove ho ascoltato qualcuno che, da sostenitore nostro da 3-4 anni, mi diceva che c’era un problema legato a una comunità. Quelle persone non le ho mai più viste, né le ho conosciute prima”, spiega Pagliani riferendosi alla numerosa comunità originaria di Cutro residente a Reggio Emilia. Proprio a partire da alcuni Cutresi, secondo i pm si sarebbe sviluppata la nuova criminalità organizzata reggiana. “La ‘ndrangheta in Emilia?”, continua. “C’è, ma ce ne accorgiamo a questo punto, ci hanno aperto gli occhi”, dice riferendosi all’indagine dei magistrati della Dda. “Nel 2012 nessuno, compreso l’ex sindaco Graziano Delrio e tutti quelli che facevano politica , aveva capito l’infiltrazione”.
Dalle carte della Dda emerge anche un incontro più riservato, precedente a quella cena del 21 marzo 2012, tra Pagliani e alcuni di coloro che i pm ritengono i capi della ‘ndrangheta a Reggio Emilia. Il consigliere comunale spiega: “Si tratta di un caffé che dovevo prendere con Alfonso Paolini (secondo i pm un membro della associazione mafiosa, ndr), che mi porta da un’altra parte. Lì c’erano una decina di persone e tra loro non conoscevo nessuno, se non Brescia, che aveva fatto i lavori per la questura di Reggio Emilia. Quell’incontro è durato 10 minuti”. Insomma, la versione del politico è che lui incontrò quelle persone perché sollecitato in difesa della comunità calabrese e non per fare gi interessi delle cosche. Del resto, racconta il capogruppo di Forza Italia, “Graziano Delrio ha portato gli esponenti delle imprese calabresi dal prefetto”, spiega ancora Pagliani riferendosi alla visita dell’allora sindaco, e oggi sottosegretario, che portò in Prefettura alcuni rappresentanti della comunità cutrese per parlare delle interdittive antimafia che stavano colpendo molte imprese calabresi della zona.