Il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno per impegnare l’amministrazione a procedere con gli studi di fattibilità, necessari a valutare quale delle strade possibili sia la più conveniente in vista di quando l’affidamento concesso a Hera scadrà
Prima gli studi di fattibilità, e poi Rimini deciderà chi dovrà gestire il servizio idrico integrato della provincia, se un soggetto pubblico oppure un privato. “Ma il percorso – precisa l’assessore all’Ambiente della Capitale della Riviera, Sara Visintin – sarà partecipato”. Mancano pochi mesi alla scadenza della proroga d’affidamento concessa a Hera, la multiutility che nel riminese gestisce l’acqua, e con il referendum del 2011 che ha aperto per le amministrazioni la possibilità di riassumere in house il servizio idrico, anche per Rimini è arrivato il momento di scegliere se ripubblicizzare, oppure privatizzare. Se passare all’acqua pubblica, come Reggio Emilia, insomma, oppure se bandire una gara europea per selezionare un gestore privato che si faccia carico del servizio idrico integrato di tutta la provincia. Così, il 19 febbraio scorso, il Partito Democratico, al governo di Rimini con il sindaco Andrea Gnassi, ha approvato un ordine del giorno per impegnare l’amministrazione a procedere con gli studi di fattibilità, necessari a valutare quale delle strade possibili sia la più conveniente in vista del 31 luglio prossimo, quando l’affidamento concesso a Hera scadrà: se privatizzare, ripubblicizzare, oppure passare a un soggetto misto, sia pubblico, sia privato.
“Dal mio punto di vista – spiega Visintin – a prescindere da soggetto che parteciperà a un’eventuale gara europea, è la gara in sé che porta al mancato rispetto del referendum, ed è un passo indietro. Il secondo quesito referendario parlava chiaramente di un servizio idrico senza profitto, e quella in house è l’unica soluzione. Certo ci sono dei costi, ma credo che nel lungo periodo siano recuperabili. Tuttavia è una situazione complessa, quindi attenderemo gli studi di fattibilità, e sulla base di questi si valuterà se si andrà avanti con l’idea dell’acqua pubblica o se quella linea è cambiata”.
Una decisione, quella di approvare l’ordine del giorno relativo agli studi di fattibilità, presentato dal consigliere comunale Savio Galvani di Federazione della Sinistra, che però ha creato più di qualche tensione in aula. Da un lato, infatti, c’è il Pd locale, che vorrebbe attendere la relazione tecnico – finanziaria per decidere, su cui però pesano le pressioni della direzione provinciale Dem, in prima fila l’ex vicesindaco, ex assessore al Turismo ai tempi della giunta regionale Vasco Errani, Maurizio Melucci, che vorrebbe il bando europeo per privatizzare il servizio idrico: “Vedo moltissimi problemi al ritorno di una municipalizzata provinciale – dice Melucci su Facebook, al termine della direzione provinciale del Pd – ritorniamo al peggiore passato”. Dall’altro ci sono i gruppi di opposizione, dal Movimento 5 Stelle, a Sel Fare Comune, al Nuovo Centrodestra, “convinti che la strada scelta dai democratici sia un modo ingannare i cittadini quando la decisione, cioè affidare l’acqua a Hera via bando europeo, è già presa”.
Al centro c’è il sindaco Gnassi, che nel 2011, alla vigilia del ballottaggio, salì sul palco di piazza Cavour per sostenere ufficialmente l’opzione ‘sì’ al referendum per l’acqua pubblica, sottoscrivendo pure un documento in cui si impegnava “a promuovere, con i mezzi istituzionali a mia disposizione, una politica di gestione dell’acqua finalizzata alla ripubblicizzazione del servizio idrico in città e provincia, ad assicurare la più ampia partecipazione della cittadinanza nel controllo e nella gestione (dell’acqua), e a ribadire l’acqua come un bene non commerciale, garantito come diritto e per questo non disponibile a speculazioni di natura commerciale o finanziaria”.
“Il bando europeo – dice Ncd – oltre a scegliere un gestore privato in totale incoerenza con la campagna referendaria, verrebbe probabilmente vinto da Hera, grazie alla posizione dominante di mercato acquisita, senza garantire una libera concorrenza tra privati”. Lontano da Roma, il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, almeno sul servizio idrico, col Pd non s’intende: “Non siamo, a differenza della sinistra, ossessionati dalla presenza dei privati nella gestione del sistema idrico – spiega Gennaro Mauro, capogruppo di Ncd in Comune a Rimini – ma siamo convinti che dobbiamo recidere tutti i legami con Hera”.
Altrettanto netta è la posizione di Sel – Fare comune e del Movimento 5 Stelle, convinti che “il Pd stia prendendo tempo”. “Al referendum sull’acqua nella provincia di Rimini più del 96% degli elettori hanno scelto l’opzione ‘sì’, quindi è questa la strada da intraprendere – critica Gianluca Tamburini, capogruppo comunale del Movimento 5 Stelle – In più il consiglio ha bocciato le mozioni che avevamo presentato, per chiedere che gli studi venissero fatti da qualcuno super partes, che non avesse legami con Hera, ma la nostra proposta è stata bocciata. Il risultato? Non mi stupirei se avvalorassero la privatizzazione. Tutto questo dimostra, nel caso ci fosse ancora qualche dubbio, che i legami tra Hera e il Pd sono indissolubili, che quelle di Gnassi sono state solo promesse e che il Comune sta prendendo in giro i cittadini, perché la scelta è già stata fatta”.