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Alessandro Gassmann: “Ho scritto 86 volte a Matteo Renzi su Twitter, nessuna risposta”

L'attore festeggia 50 anni il 24 febbraio: "Ma non sono molto diverso dal 20enne che ero... Ho smussato certe mie caratteristiche, ho imparato a gestirmi meglio e a controllare i miei attacchi d'ira ma non credo di essere molto cambiato". Tra cinema, teatro, passione per l'attualità politica e l'impegno come ambasciatore dell'UNHCR, incontriamo Alessandro Gassmann a Roma, nello storico Bar della Pace

di Claudia Rossi
Alessandro Gassmann: “Ho scritto 86 volte a Matteo Renzi su Twitter, nessuna risposta”

Nascosto agli occhi dei turisti che affollano Piazza Navona, il Caffè della Pace se ne sta lì a ricordare una Roma romantica e d’antan: la vista sul chiostro del Bramante e la posizione defilata ma centralissima hanno attirato in questo locale viaggiatori e artisti d’ogni tempo, da Federico Fellini a Marcello Mastroianni, da Leonardo DiCaprio a Robert De Niro. E’ questo il luogo che Alessandro Gassmann ha scelto per incontrarci: “Sto cercando di fare molte interviste qui e non solo perché ci abito vicino. E’ un posto storico che, come tanti altri a Roma, sta rischiando di chiudere a conferma di un atteggiamento di disinteresse verso i luoghi d’importanza storica da parte di chi gestisce questa città. Mi sembra che anche Ignazio Marino, al quale riconosco una sensibilità verso la cultura sicuramente maggiore rispetto a chi l’ha preceduto, non stia facendo molto”. Cappellino di lana abbassato fin sopra gli occhi che toglie subito per presentarsi, suggerisce di accomodarci nella sala posteriore del locale, meno affollata e comoda come un salotto di casa.

50 anni festeggiati il 24 febbraio, Gassmann confessa ridendo di non essere molto diverso da quando, di anni, ne aveva 20: “Ho smussato certe mie caratteristiche, ho imparato a gestirmi meglio, a controllare i miei attacchi d’ira ma non credo di non essere molto cambiato…”. La goliardia del 20enne che era insieme alla soddisfazione del momento che vive: “Sono felice del punto in cui mi trovo. Ho iniziato a dare più spazio alle cose a cui tengo, soprattutto a mio figlio. L’attività che sto portando avanti come ambasciatore dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, mi dà molta soddisfazione: ho fatto un viaggio in Libano e in Giordania per raccontare la vita di artisti che hanno perso la loro possibilità di esprimersi. I recenti fatti di Parigi e Copenaghen ci hanno colpito e riempito gli occhi di immagini cruente e drammatiche. Mi piacerebbe, però, che il nostro sguardo si posasse anche sui duecentomila morti e sui 4 milioni di esuli rimasti senza casa in Siria, su quanto sta accadendo in Nigeria e su quel che succede in zone del mondo alle quali non prestiamo abbastanza attenzione”. Sul suo profilo Twitter ha postato immagini e parole di questa missione, perché ‘mediatizzare’ serve a sensibilizzare e di questo Gassman sembra essere ben consapevole.

Attivista come non te lo aspetti, Alessandro Gassmann usa Twitter “per fare politica” e non ha remore a prendere posizioni nette sull’attualità. E quanto a quella che lui stesso definisce “maledizione e fortuna” di esser nato Gassman, ammette: “Mio padre mi ha facilitato, soprattutto all’inizio. Ma la cosa principale è che mi ha fatto conoscere il mio mestiere: oggi so fare solo questo ed è un po’ tardi per cambiare. Anche se ammetto che mi piacerebbe, come al 95% degli attori, aprire un ristorante. Credo, anzi, che tra una quindicina d’anni lo farò, ma non in Italia”.

Perché non in Italia?
Perché non so se tra quindici anni la Repubblica come la conosciamo esisterà ancora. Io credo che dovremmo prepararci a un “tonfo” molto più grosso di quello che immaginiamo. Certo, sarei pronto a restare se me ne venisse data la possibilità ma vorrei almeno sapere qual è il “nemico da combattere”. Abbiamo un governo di “destra/sinistra” che se tu lo provi a raccontare all’estero non ci credono: forse i tedeschi possono capirlo perché hanno qualcosa di simile ma quella destra e quella sinistra sono, da sempre, molto più vicine rispetto alle nostre. Lì ci sono equilibrio, rigore e rispetto delle regole. La Merkel comanda? Bene, vuol dire che ha fatto i compiti a casa. Io vorrei essere colonizziato dalla Merkel se a dire che non la vogliamo è uno come Salvini.

Politicamente lei da che parte sta?
Non mi sento rappresentato. Ho votato Tsipras alle ultime elezioni.

Renzi, quindi, non la convince…
Mi sta antipatico. Certo, gli riconosco una grande energia che spero usi per fare delle cose buone e non gli sono contrario “tout court”. Ma credo che abbia il difetto di prestare poco ascolto alle minoranze ed è una cosa che non si addice a un partito di sinistra.

A proposito di “prestare ascolto…”, su Twitter lei ha scritto 86 volte proprio al Premier senza ottenere alcuna risposta. Su cosa avrebbe voluto un chiarimento?
Volevo sapere come fare a stanare quella grande massa di corrotti dichiarati, alcuni condannati, altri indagati, che stanno in Parlamento e che con questa nuova legge elettorale resteranno esattamente dove sono. Nessuna risposta…

Stando a una sua dichiarazione, “l’unico che dice cose di sinistra è Papa Francesco…”
Mi sta molto simpatico perché ha rotto tutti gli schemi, non si riempie d’oro e ha un aspetto molto “terreno”: uno che viene eletto Papa e si presenta dicendo “buonasera” mi piace. Resta da capire se è davvero così, autentico, e quindi i “vescovoni banchieri” stanno lì a tremare perché hanno paura che, da un giorno all’altro, dica delle cose capaci di minare la loro ricchezza, oppure se è completamente “costruito”. Un buon venditore della parola di Dio.

Grillo le piace?
No. Urla, insulta e caccia le persone in modo non democratico. Però sono contento che in Parlamento ci sia una presenza forte di società civile rappresentata dal M5S e credo che sia molto importante che restino lì: molto spesso sono d’accordo con quello che dicono. Mi ritrovo nel contenuto, non nella forma e in questo loro sistema “dittatoriale” interno.

Diretto e sicuro di sé, Gassmann si entusiasma parlando di politica non meno di quando gli si chiede del suo ultimo film, “Il nome del figlio”, un successo al botteghino nonostante la crisi delle sale: il 66% degli italiani, secondo Eurispes, preferisce guardare un film a casa, in streaming o in dvd. “Ma il cinema come luogo di fruizione non scomparirà – dice, sicuro – sarà, anzi, sempre più fondamentale nel caso di film realizzati con tecniche all’avanguardia, che saranno impossibili da apprezzare nel piccolo schermo”. Ottimista sulle sorti del cinematografo molto più di quanto lo sia su quelle del Paese, la sua interpretazione nel film dell’Archibugi gli è valsa l’apprezzamento di pubblico e critica.

Attore, regista, direttore del teatro stabile del Veneto “Carlo Goldoni”, Alessandro Gassmann ha la consapevolezza di 50 anni vissuti pienamente insieme a un’attitudine da “Robinson Crusoe, il personaggio di un romanzo nel quale mi identifico di più”. D’altra parte, “l’istinto alla fuga esisterà sempre, anche se Blaise Pascal suggeriva di passare la vita in una stanza”. Parola di Gassman, Vittorio.

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