Esultare dopo ogni gol con un saluto romano rivolto alla curva non è un gesto politico. Così sostiene in una lettera pubblicata sul sito del club l’autore di tali e ripetuti gesti: l’attaccante 26enne dell’Ascoli Leonardo Perez. Così evidentemente la pensano i dirigenti della sua società, oltre al presidente della Lega Pro Mario Macalli e quello della Figc Carlo Tavecchio, che non hanno preso posizione su questi episodi, che si ripetono da inizio anno. Una posizione l’ha presa invece la sezione locale dell’Anpi, che per mano del suo presidente William Scalabroni, ex partigiano, ha scritto una lettera aperta per denunciare “l’ennesimo oltraggio inferto all’immagine della città di Ascoli”. Una città, prosegue la lettera, insignita della Medaglia d’Oro al Valore Militare per Attività Partigiana, e il cui stadio è intitolato a Cino Del Duca, antifascista decorato dal governo francese per la sua partecipazione alla Resistenza, e presidente dell’Ascoli all’indomani della Liberazione dal nazifascismo.
Da quest’estate, da quando Perez dopo un fugace passaggio al Genoa e un girovagare nelle serie minori è arrivato al Del Duca, dopo ogni gol fatto in amichevole, in campionato o in Coppa Italia, eccolo esultare sotto la curva con il braccio teso. E’ già successo almeno una decina di volte, nell’indifferenza generale. E solo dopo la lettera dell’Anpi il caso ha ottenuto rilevanza nazionale. Se il destinatario della lettera, il presidente dell’Ascoli Francesco Bellini, ancora tace. Il club ha pubblicato sul suo sito la risposta di Perez: “In merito alle polemiche relative alla mia esultanza dopo i gol, tengo a precisare che la stessa non ha nessun connotato politico”. Eppure così non è. La curva dell’Ascoli, notoriamente di destra, a questo gesto risponde con altrettanta fascistissima enfasi. E nei forum e sui social network, i tifosi si scagliano contro “i relitti dell’Anpi” al grido di “me ne frego”.
Tra questi Giorgio Ferretti, responsabile locale di Casapound, che oramai da anni hanno dominano la curva arrivando a occuparne la porzione centrale, dove ora troneggia un vessillo degli Zeta Zero Alfa (gruppo musicale neofascista vicino alla stessa Casapound). Esattamente un anno fa l’assessore alla Cultura della Provincia, e Consigliere comunale ad Ascoli, Andrea Maria Antonini (ex An, Pdl e ora in una lista civica che cerca l’alleanza con Matteo Salvini) si era presentato allo stadio con una sciarpa bianconera su cui troneggiava una croce celtica. E che l’atmosfera in città non sia impermeabile al saluto romano di Perez, tutt’altro che apolitico, si capisce dal fatto che proprio ieri notte un gruppo di neofascisti ha imbrattato ad Ascoli la targa del Largo delle Partigiane Picene, scrivendoci sopra Largo Leonardo Perez.
Sono passati dieci anni dai saluti romani di Paolo Di Canio rivolti alla Curva Nord della Lazio, e dalla conseguente squalifica di una sola giornata. Due anni da quando il Novara retrocesso in Serie B decise di tesserare Georgios Katidis, radiato dalla federcalcio greca e da tutte le nazionali elleniche dopo un saluto romano rivolto ai tifosi dell’Aek Atene. Pochi mesi dalle dichiarazioni di Tavecchio su Optì Pobà, e pochi giorni dalle dichiarazioni di Arrigo Sacchi sui “troppi neri nelle squadre giovanili”, cui Carlo Ancelotti ha risposto in diretta tv, solidarizzando con il motto neofascista “Molti nemici, molto onore”. E ancora il calcio italiano riesce a fare parlare di sé per questo tipo di gesti, riconducibili all’apologia di fascismo, senza alcuna condanna da parte dei suoi vertici.
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