Quando si incontra Diego Abatantuono è inevitabile parlare di argomenti legati al cinema e al cibo ed anche questa volta è andata così. Abbiamo cominciato con un gioco ricordando la scena finale del cartone Ratatouille in cui il critico gastronomico Anton Ego, assaggiando una pietanza, fa un viaggio nel tempo che lo riporta a quando era bambino.
«Mi tornano in mente gli anni del quartiere milanese del Giambellino, i sapori del pancotto con il rosso d’uovo, del riso e prezzemolo che allora non mi piaceva ma che adesso apprezzo moltissimo. Ricordo la cucina semplice di mia nonna che preparava in un’unica pentola il polpettone e la braciola di cavallo e quel sugo stesso veniva poi utilizzato anche come condimento per le orecchiette». «In quegli anni – continua Diego – pensando ai film western mi viene in mente la padella con i fagioli che puntualmente arrivava (e chissà cosa cacchio c’era dentro!) o i cosciotti dei film di cappa e spada che rapivano la mia immaginazione e mi facevano venire una gran fame».
Eh sì, lo stare a tavola anche durante le pause delle riprese di un film, la convivialità, la condivisione di questi piaceri al di là del lavoro, per Diego sono valori imprescindibili e i ricordi volano a Tognazzi e a quella cena rocambolesca con uno speciale panettone a forma di tacchino che viene ricordata spesso e poi a Paolo Villaggio, a Cochi e Renato, alla chitarra che saltava fuori e accompagnava quelle serate.
L’importanza dello stare a tavola e del cibo ha avuto un ruolo centrale nel cinema italiano, e in particolare nella commedia, fin dagli anni Cinquanta. Ce lo ricorda Diego «da Miseria e nobiltà con Totò e la sua celebre scena degli spaghetti, a Un americano a Roma con Sordi alle prese con il maccherone che lo provoca, fino alle osterie di Amarcord, anche se quando si parla di questo argomento tutti pensano a La grande abbuffata di Ferreri». Insomma, c’è tanto da ricordare e il cibo fa da filo conduttore in questo percorso che arriva ai giorni nostri.
È stato quindi inevitabile che Diego, un anno fa, decidesse di aprire un ristorante a Milano che celebrasse questo amore per la buona tavola. E siamo dunque al conto alla rovescia per Expo 2015 «non so se quest’evento sarà Eccezzziunale veramente, c’è una euforia che sta contagiando tutti ed io sono molto attento e curioso di capire cosa succederà. Anche noi del The Meatball Family ci stiamo preparando a quest’appuntamento cercando di ampliarci, aprendo altri punti vendita in giro per Milano dove continueremo a proporre le nostre polpette puntando come sempre sulla tradizione, la qualità del servizio e l’eleganza ed in futuro cercheremo di replicare quest’operazione anche in altre città italiane».
E in questi giorni da Oscar, dopo quello per Mediterraneo, aspettiamo il premio per la miglior polpetta originale.