Il 90enne autore delle musiche di "Zorba il Greco" contesta al premier il voltafaccia rispetto alle promesse elettorali "nelle misure proposte all'Eurogruppo". Dopo l'eroe della Resistenza Glenzos, un'altra icona nazionale prende posizione
Dalla danza di Zorbàs a quella di Schaeuble. Dopo le bordate dell’eroe nazionale Manolis Glenzos (“chiedo scusa ai greci per l’illusione di Syriza“), Alexis Tsipras incassa un altro colpo. Il celebre compositore Mikis Theodorakis gli chiede di “dire no al nein di Schaeuble”, schierandosi contro la piroetta che il governo greco ha fatto durante l’Eurogruppo di venerdì scorso che, di fatto, ha replicato quel memorandum messo alla gogna dallo stesso Tsipras durante la campagna elettorale. Già detto di dirigenti di primissimo piano di Syriza pronti a fare le barricate contro la decisione pro-austerità, è un mostro sacro come Theodorakis adesso a richiamare Tsipras all’ordine. E a chiedere di eliminare immediatamente tutte le misure di memorandum iniziando il ripristino della sovranità nazionale, “di cui non ho sentito fino ad ora a parlare”.
Il musicista si appella al primo ministro: “Caro Alexis, ho scritto un paio di giorni fa che siamo pronti a una battaglia sanguinosa. Ma con le misure proposte (venerdì all’Eurogruppo ndr) non è così”. E’ un lungo sfogo quello del 90enne compositore, che parte dalla consapevolezza che “la mappa del mondo è cambiata e l’opinione pubblica internazionale è con noi”. E dopo tutto, “nessuno può giuridicamente impedirci di concludere accordi finanziari nell’interesse del nostro paese”. Theodorakis si dice certo che quelli di questo inizio 2015 sono giorni “difficili ma almeno non viviamo quei tempi bui e dolorosi quando gli stranieri e i nostri governanti ci saccheggiavano e nessuno era in grado di fermarli”.
Dopo Glenzos, quindi, anche il compositore Mikis Theodorakis chiede a Tsipras di non fare marcia indietro, forte di un attivismo che, in barba all’età avanzata e ai noti problemi di salute, non gli impedì nel novembre 2012 di essere in piazza Syntagma assieme a 100mila greci a lanciare vasetti di yogurth contro quel Parlamento che stava votando il memoraudm senza averlo letto. Gli chiede di cancellare il memorandum e di riprendersi la sovranità nazionale, che poi era la ragione per cui in massa il popolo greco lo aveva preferito al conservatore Samaras.
L’intervento mira a stimolare la dirigenza del partito a trovare la forza di dire “no al nein di Schauble”. E ricorda che quando l’Europa ha avviato la sua trasformazione che l’ha portata ad essere ciò che è oggi “è stato naturale per me cambiare atteggiamento verso di essa” e collegare le politiche negative alle ingiustizie, alle violazioni e ai crimini “commessi dalla stessa Europa contro il nostro popolo negli ultimi due secoli”. Per questo si chiede: fino a che punto “dovremmo guadagnare dagli insulti, dalle minacce e da tutti i tipi di reati commessi dall’Europa dominata dalle banche e dagli interessi della Germania, che è diventata una forza con appetito insaziabile e che sottomette i popoli europei nella sua volontà?”.
Un’arringa dura a cui è lo stesso Theodorakis a fornire la chiusa quando sottolinea che la sua risposta allo scenario citato è: “Basta!”. E chiama in causa il suo intervento intitolato “L’unica soluzione” fatto lo scorso anno presso l’Accademia di Atene. Una sorta di manifesto politico-culturale che certifica come il sistema messo in piedi dei popoli nord europei ha narcotizzato ogni velleità rivoluzionaria perché prevede un’infrastruttura che mette una cappa sul “nostro popolo in tutti settori e con tutti i mezzi, creando un sistema di controllo con le forze di polizia e i media che sfigura il punto più sensibile dell’uomo: il suo pensiero, eliminando la memoria storica e politica, che crea essenzialmente un timore universale e un abbandono completo di tutto ciò che è in contrasto con il concetto di sistema”.