Merkel: "Atene è tornata alla realtà". Ma per Mario Draghi nella lista di misure inviata a Bruxelles dal governo Tsipras ci sono lacune: "Mancano concrete proposte e impegni". D'accordo Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale: "Non ci sono rassicurazioni sulle riforme previste dal memorandum, in particolare Iva, pensioni, liberalizzazioni, privatizzazioni e mercato del lavoro"
Il verdetto è nel complesso positivo, ma le perplessità non mancano. I ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Eurozona hanno esaminato la lettera di impegni inviata lunedì notte a Bruxelles dal governo di Alexis Tsipras e hanno deciso di dare il via libera all’estensione fino a giugno del piano di sostegno finanziario per la Grecia, che sarebbe altrimenti scaduto sabato 28. “La lista, sufficientemente completa, è un buon punto di partenza per completare la revisione e quindi diamo il via libera alle procedure nazionali per raggiungere una decisione finale sull’estensione di 4 mesi dell’attuale accordo”, si legge nella nota diffusa dall’Eurogruppo. “Dopo la conferenza dell’Eurogruppo le procedure nazionali per approvare l’estensione possono cominciare”, ha scritto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis su Twitter. Da domani dunque Germania, Finlandia, Estonia e Olanda (le cui Costituzioni lo prevedono) chiederanno ai Parlamenti nazionali il via libera per la prosecuzione del “Master financial assistance facility agreement”, il programma grazie al quale il Paese dal 2010 ha ricevuto prestiti per oltre 240 miliardi di euro. Favorevole anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che durante un incontro dei deputati dell’Unione cristiano democratica ha detto – pur premettendo che “la vicenda non è affatto chiusa” – che il governo ellenico “è tornato passo dopo passo nella realtà”.
Per Atene, comunque, gli esami non sono finiti: anzi, in aprile ci sarà il check up cruciale, da cui dipenderà l’effettivo versamento dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi. Da qui ad allora l’unica bombola di ossigeno a disposizione del governo sarà costituita dai circa 11 miliardi destinati alla stabilizzazione delle banche, spostati peraltro – dopo l’Eurogruppo di venerdì scorso – dalla National bank of Greece alle casse del fondo europeo salva Stati.
Nonostante la rinuncia a quasi tutte le promesse elettorali sul fronte delle politiche sociali, le garanzie sul fatto che non ci saranno marce indietro sulle privatizzazioni e l’ok a non prendere “iniziative unilaterali” che possano avere un impatto negativo sui conti pubblici, i contenuti della missiva firmata dal ministro delle Finanze Yanis Varoufakis non soddisfano completamente tutti i membri della ex troika. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi scrive al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che la lettera “è un valido punto di partenza”, ma dato “il tempo molto limitato disponibile” non è stato possibile ad Atene “elaborare proposte concrete e impegni” su crescita, finanza pubblica e stabilità finanziaria. Insomma, ci sono diverse lacune. Non solo: “Notiamo che gli impegni delineati dalle istituzioni differiscono con gli impegni dell’esistente programma in un certo numero di settori”. Ancora più netta Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, secondo la quale “in vari settori”, tra cui “alcuni tra i più importanti”, la lista di misure inviata da Atene “non dà una piena rassicurazione” sul fatto che l’esecutivo Tsipras intenda proseguire nelle riforme indicate dal memorandum. “Notiamo in particolare che non ci sono impegni per disegnare e implementare una modifica complessiva del sistema delle pensioni e dell’Iva, oltre che le già concordate politiche per aprire alle liberalizzazioni, le riforme amministrative, le privatizzazioni o la riforma del mercato del lavoro“. Impegni che l’istituzione di Washington, ricorda la Lagarde, “considera fondamentali perché la Grecia possa rispettare gli obiettivi di base del programma” di aiuti.
Perplessità che sono state comunque considerate superabili alla luce dell’impegno a combattere evasione e corruzione, modernizzare l’amministrazione fiscale e riformare la pubblica amministrazione. Giudizio positivo anche sull’astratta “intenzione” di assicurare l’indipendenza dell’Istituto nazionale di statistica, finito al centro della bufera per aver “abbellito” i conti del Paese in modo che Atene potesse entrare nell’euro. Ma “maggiori dettagli in queste e altre aree chiave dovranno essere forniti e concordati prima della fine di aprile”. E l’Eurogruppo, nel comunicato finale, prosegue ammonendo la Grecia a “rispettare gli impegni assunti all’Eurogruppo del 20 febbraio e astenersi dal ritirare misure o fare modifiche unilaterali che abbiano un impatto negativo sugli obiettivi fiscali, la stabilità finanziaria e la ripresa economica”.
E’ stata una coincidenza, ma proprio mentre i ministri dell’Eurozona decidevano sul destino di Atene a Francoforte Draghi presentava la nuova banconota da 20 euro (entrerà in circolazione il 25 novembre) su cui è raffigurata la dea greca Europa che ha dato il nome al Vecchio Continente. Commentando, non a caso: “L’inserimento di questa figura dimostra quanto l’Europa debba alle sue radici condivise”.