Con l’aria che tira in campionato, la sfida al Borussia Dortmund ha il sapore della portata principale della stagione. Sfida succulenta per gli antichi ricordi degli Anni Novanta, le voglie di rivincita, ma soprattutto perché la Champions League inizia a essere l’unico metro per misurare la crescita della Juventus, che si avvia al quarto anno di dominio incontrastato in Italia. Sperando che la giornata non sia turbata dalla cronaca non sportiva, legata agli oltre duemila tedeschi in arrivo a Torino, se i bianconeri sono diventati adulti devono dimostrarlo ora, scacciando le paure dell’orco europeo che si presenta troppo spesso accompagnato dalle note di Tony Britten. Il passaggio agli ottavi è arrivato con il motore al minimo, per battere i finalisti del 2013 bisogna inserire le marce alte e iniettare tutta la benzina che si ha nel motore. A giudicare dalle prestazioni contro Cesena e Atalanta, il rifornimento è d’obbligo o Allegri ha deciso di fare il pieno proprio pensando alla Champions. Si spiegherebbero così le gambe imballate e il calo d’intensità della truppa, ora pronta a smaltire il carico e lasciare mulinare le gambe. È d’obbligo contro una squadra che gioca a ritmi alti il 4-2-3-1 disegnato da Jurgen Klopp, alla vigilia pronto a stuzzicare gli avversari sulla diversa intensità proposta in campo.
Il Borussia ha fame e voglia di smaltire le tossine accumulate nella prima parte di Bundesliga, dove tra infortuni e macchinosi innesti – come quello di Ciro Immobile – ha mangiato la polvere e tremato nei bassifondi. Ma i gialloneri sono ora in palla e anche in autunno, comunque, in Champions avevano un altro (e alto) ritmo. Non a caso hanno chiuso in testa il proprio girone perdendo in una sola occasione, trascinati dall’attaccante azzurro e da un altro ragazzo svezzato in Italia e salutato troppo presto, Pierre Aubameyang. Attaccante atipico con un buon fiuto per il gol e velocità da centometrista, il più piccolo dei tre fratelli passati dal Milan sarà una delle chiavi tattiche della sfida assieme al gioiello Marco Reus. E infatti negli scorsi giorni ha sentenziato spavaldo: “L’Italia vedrà cosa si è persa”. Sicuramente Klopp sa cosa ha trovato piazzandolo davanti al terzetto composto da Kagawa, Blaszczykowski e Reus. Per attivarli sarà fondamentale l’apporto di Gundogan e Sahin, uomini di ruspa e cesello capaci di distruggere e costruire allo stesso tempo.
Lì nel mezzo, dove la Juventus ha stentato ultimamente, il passaggio del turno prenderà una direzione precisa. I bianconeri devono pensare sui 180 minuti che, contro il Borussia, non vuol dire essere poco spregiudicati nei primi novanta. Al Westfalenstadion, uno dei catini più bollenti d’Europa, in passato i tedeschi hanno fatto molto male persino al Real Madrid. Per questo lo Juventus Stadium dovrà confermarsi la Fort Knox di Allegri. L’oro per pagarsi il biglietto che porta dritti ai quarti è custodito lì: da agosto la Vecchia Signora non ha mai perso a domicilio, vincendo 13 delle 16 partite giocate. E ancora una volta potrà contare sul tutto esaurito di un pubblico che vive la Champions come il vero palcoscenico sul quale misurare la bravura della compagnia. Torna Vidal, trequartista con i geni della battaglia, mentre a centrocampo Pirlo appare il più forma tra i tre. L’equilibrio di Marchisio e lo smalto di Pogba saranno decisivi per far pendere la bilancia dalla parte bianconera. Parare i colpi proteggendo la difesa e lanciarsi come un elastico verso Tevez e Morata è l’imperativo dettato da Allegri. Bisogna metterci ritmo e viverla con serenità.
Lo stesso augura Torino ai 2300 tifosi del Borussia in arrivo in città. Dopo la baraonda e le devastazioni degli olandesi a Roma, il capoluogo piemontese è in stato di allerta. La questura ha predisposto un piano che prevede il pattugliamento più intenso delle zone dove si ritroveranno i tedeschi in attesa del match e il dislocamento di nuclei di pronto intervento attorno allo stadio e nelle zone calde. Vietata già dal mattino la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche, con controlli rigorosi per evitare l’aggiramento del divieto come avvenuto nella capitale. La Juve si augura che sia una giornata diversa da quella vissuta a Roma e dalla Roma, dentro e fuori il campo.