L’amarezza dell'attore e regista è evidente. E risponde così alle parole di Chiara Rapaccini, la vedova di Mario Monicelli contrariata rispetto al fatto che il premio in memoria del marito verrà assegnato a lui: "Siccome sono un gran signore andrò a Grosseto, ritirerò il premio e ricorderò Mario con grande affetto e con tutto il rispetto che si merita"
“Questa polemica sul Premio Monicelli mi umilia molto”. L’amarezza di Carlo Verdone è evidente. Da Mons in Belgio dove si trova per un omaggio che gli è stato dedicato dal Festival del Film d’Amore, il regista romano risponde alle parole di Chiara Rapaccini, la vedova di Mario Monicelli contrariata rispetto al fatto che il premio in memoria del marito verrà assegnato a lui il 7 marzo 2015 a Grosseto. “Leggo che verrà festeggiato il mio compagno di una vita, Mario Monicelli, e il suo centenario, con una cerimonia in cui sarà premiato Carlo Verdone”, aveva scritto in una lettera resa pubblica la donna. “Salvo il rispetto e l’ammirazione per l’opera di Verdone, vorrei tornare a sottolineare come Fausto Brizzi (vincitore della prima edizione del premio Monicelli, ndr), Riccardo Scamarcio, Giovanni Veronesi (vincitore della seconda edizione, ndr) e Carlo Verdone non rappresentino se non in piccola parte, il pensiero e soprattutto il cinema di Mario, sempre al confine tra commedia umana, società e politica sofferta”
“Queste parole non fanno che dispiacermi anzi dopo tanti anni di lavoro e di amicizia con Monicelli mi umiliano”, spiega Verdone al fattoquotidiano.it. “Trovo che oltretutto siano sbagliati i tempi con i quali si manifesta la contrarietà della Rapaccini. Manca giusto qualche giorno e proprio adesso esce la sua opinione sul premio Monicelli assegnato a me? – prosegue – È chiaro che sono felice di accettare l’onorificenza prestigiosa che Grosseto mi conferirà. Un posto non qualsiasi per me, tra l’altro, visto che da quelle parti ho girato uno dei film che mi è più caro Al lupo, al lupo”. Verdone va di fretta. In una sala di Mons lo stanno attendendo circa 200 persone per un incontro pubblico dopo che sono stati proiettati tre suoi film: Posti in piedi in paradiso, Sotto una buona stella e Io loro e Lara: “È brutto prendersela oltretutto anche con chi ha vinto il premio Monicelli negli anni passati. Posso solo aggiungere che siccome sono un gran signore andrò a Grosseto, ritirerò il premio e ricorderò Mario con grande affetto e con tutto il rispetto che si merita. Chiaro che d’ora in avanti invito Chiara ad occuparsi direttamente del premio grossetano in modo che in futuro il mio nome non finisca in una polemica che mi umilia troppo”.
“Adoro i film di Verdone e ritengo il suo cinema molto bello. Mario ha poi usato sempre belle parole per lui”, racconta al fattoquotidiano.it la regista Wilma Labate, tra gli autori di La versione di Mario nel 2013 e più volte al lavoro con Monicelli. “Non entro in una polemica che non mi concerne. Mi permetto solo di aggiungere quanto Mario Monicelli fosse oltre a un cineasta, un uomo irripetibile. Negli ultimi anni di vita, invece di invecchiare e diventare più prudente come la maggior parte delle persone, diceva ciò che pensava fino in fondo. Non aveva peli sulla lingua di nessun genere. Oggi, invece, come dice Giovanni Veronesi non è nemmeno tanto semplice raccontare il marasma del quotidiano. La situazione sociale è molto confusa. È un compito indispensabile dei registi e degli autori ma è difficile farlo”. All’eco dei commenti sulla polemica del premio Monicelli si aggiunge l’elegante posizione di Pif. Pier Francesco Diliberto, regista de La Mafia uccide solo d’estate, è stato citato dalla Rapaccini come un possibile nome a cui il premio Monicelli calzerebbe a pennello: “L’accostamento sull’eredità di Monicelli mi fa molto felice, però mi fermo qui – chiosa il regista siciliano – sarebbe molto maleducato commentare questa vicenda da parte mia”.