Domenica di pioggia con Renzi di guardia alla Tv. Mattino dedicato alla Buona Scuola, diretta fiume Rainews 24. Promesse che trascinano: vinceremo. Guarda i ragazzi come piccoli adulti da far crescere nei comandamenti che rottamano la vecchia democrazia. Pomeriggio Buona Rai. I sorrisi di Lucia Annunziata nascondono svolte pericolose e il premier sceglie con cura le parole che moltiplicano i bersagli. Landini (avvilito dal Jobs Act Renzi-Marchione); Gasparri servitore non muto dell’ex (?) socio Nazareno. Prossima rivoluzione: nelle reti di Stato mai più una politica diversa dalle voci del leader segretario. Alla sera arriva il Buon Petrolio della Basilicata, Presadiretta di Riccardo Iacona. L’eleganza del capo del governo condanna l’allarme degli inutili “comitatini Greenpeace”. Diciamola, non sono nessuno. Per vocazione alla misericordia darà un’occhiata a chi si ammala e muore nelle colline inquinate dal petrolio, ma lasciar perdere 108 mila barili al giorno è una debolezza insopportabile da chi deve tirar su il Paese.
Inutile rifugiarsi nei Tg per sapere cosa davvero succede: Renzi salta da un notiziario all’altro: promesse, promesse. Noi giornalisti siamo davvero innocenti se l’Italia è ridotta così? Bisogna capire che gli editori impuri di giornali e Tv fanno girare gli affari nelle poltrone della politica. E “l’informare” si trasforma nel “formare”, quindi disegnare scenari indispensabili al tornaconto di chi decide. E che magari domani sparisce ma la cultura dell’inganno ha radici profonde: complicato tagliarle. I giornalisti devono scegliere. Arruolarsi nei battaglioni embedded degli editori sincronizzati con qualsiasi potere, quindi scrivere o recitare talk show come marionette appese ai fili modello Santanchè improvvisando ravvedimenti appena l’impero traballa. Come le ragazze di piccola virtù, impossibile sopravvivere senza protettori: a quali porte busseranno le Betulle cresciute nei giardini di Arcore? Oppure rassegnarsi alla precarietà di chi non sopporta l’ipocrisia.
Gran parte dei cronisti sfugge le tentazioni che avvelenano il mestiere anche se consapevoli che il raccontare proprio tutto può diventare esercizio pericoloso soprattutto nelle province dove il rapporto proprietà-cronaca soffoca l’informazione nelle ragnatele locali. Ecco il silenzio che imbroglia la gente. L’Italia è scivolata al 73° posto nella classifica dei Paesi dalla normale libertà di stampa: 1515 giornalisti minacciati, 276 denunce intimidatorie. Quando un cronista va in tribunale con la prospettiva di bruciare 10 anni di stipendio mai più frugherà fra le immondizie dei padroni del vapore.
Anche gli Stati Uniti non brillano, 49° posto con una differenza: per garantire la credibilità dei giornalisti, lettori ed editori, si affidano a ricerche sconosciute alle nostre abitudini. Dieci giorni fa, Brian Williams, conduttore principe di Night News, viene sospeso dalla Nbc, pagherà 5 milioni di dollari “per aver mentito ai telespettatori”: inchiesta periodica The Marketing Arma’s. Era fra “le 25 persone più credibili degli Stati Uniti”; precipita all’ 835° posto. Non per piaggeria mediterranea, innocenti vanità. Reportage in elicottero nelle zone di guerra, inventa l’aereo “nemico”che gli spara addosso e la curiosità di chi tutela la trasparenza smaschera altre bugie. Se oltre all’audience misurassimo la credibilità delle farfalle che svolazzano nei giardini dei poteri, quanti embedded lascerebbero il posto ai ragazzi in fila per fare la cronaca.
Lunedì mattina: tanto per non lasciarlo solo, lampi Tv del Renzi che telefona a Bruxelles. Spunta il sole, ma di quale avvenire?
il Fatto Quotidiano, 24 Febbraio 2015