Quando si parla di cellule staminali l’Italia non fa notizia solo per il cosiddetto “metodo Stamina”, il presunto trattamento contro malattie neurodegenerative definito dalla senatrice a vita e studiosa di staminali Elena Cattaneo “una frode senza valore scientifico”, la cui autorizzazione, secondo le recenti conclusioni dell’indagine della commissione Sanità del Senato, fu “un errore del Parlamento” e un caso che “non si dovrà ripetere mai più in Italia”.

Il nostro Paese fa parlare di sé anche per il primo farmaco al mondo a base di staminali ad essere autorizzato formalmente e immesso in commercio. Una ricerca “made in Italy”, in grado di restituire la vista a pazienti con gravi ustioni alla cornea. Battezzato “Holoclar”, il nuovo farmaco approvato dalla Commissione europea è stato prodotto nei laboratori di “Holostem terapie avanzate”, spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia presso il Centro di medicina rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’ateneo modenese, ed è frutto di una partnership con l’azienda “Chiesi farmaceutici”.

“In un periodo di grande confusione sulle reali possibilità terapeutiche delle cellule staminali – spiega Michele De Luca, direttore del centro di medicina rigenerativa modenese -, poter dimostrare che curano davvero e senza rischi per la salute è più importante che mai”. Tanti i casi che potranno essere trattati con la nuova terapia, frutto di una ricerca ventennale. Si va dagli incidenti sul lavoro – causati ad esempio da calce viva, solventi o acidi – agli infortuni domestici, come ustioni oculari provocate da detersivi o agenti abrasivi, fino alle aggressioni con agenti chimici.

Ma come funziona questa nuova terapia basata sulle staminali? “Quando ustioni termiche o chimiche della superficie oculare danneggiano irreversibilmente la riserva di staminali dell’occhio – spiega Graziella Pellegrini, coordinatrice del team di terapia cellulare presso il centro modenese -, la superficie della cornea, che in un occhio sano si rinnova completamente ogni sei/nove mesi, smette di rigenerarsi. Di conseguenza – aggiunge la studiosa -, la congiuntiva (la membrana che ricopre il bulbo oculare e la parte interna delle palpebre, ndr) a poco a poco comincia a ricoprire la cornea con una patina bianca, che rende impossibile la visione e provoca dolore e infiammazione croniche”.

Per rimediare, gli studiosi modenesi hanno utilizzato l’unica riserva di staminali presenti nell’occhio, che si trova in una piccola regione tra la cornea e la congiuntiva, detta “limbus”. “Se almeno in uno dei due occhi del paziente è rimasto anche un residuo piccolissimo di “limbus” non danneggiato, grazie alle cellule staminali raccolte da una biopsia – sottolinea Pellegrini – siamo in grado di ricostruire in laboratorio l’epitelio che ricopre la superficie corneale. Questo lembo di epitelio, che assomiglia a una sorta di lente a contatto, viene poi trapiantato nel paziente, consentendo di ottenere una cornea trasparente stabile nel tempo e un pieno recupero della capacità visiva. Una procedura – conclude la studiosa – che non provoca alcuna reazione di rigetto, perché l’epitelio è costituito dalle stesse cellule del paziente”.

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