Sono gli undici deputati e senatori che in questa legislatura non hanno presentato iniziative come primi firmatari. Limitandosi a sostenere quelle altrui. Tra gli altri, Angelucci, Verdini, Rotondi e Bonaiuti. Per questo sono finiti nella graduatoria di Openpolis
Proprio una bella squadretta. Fossero calciatori avrebbero stabilito un primato tutt’altro che lusinghiero: zero tituli, per dirla alla José Mourinho. Gli atleti in questione, però, giocano tutti su un altro campo. Quello meno brillante e certamente più paludoso del Parlamento. Accomunati dalla carica di onorevole o di senatore, ma anche da un record condiviso che non è certo motivo di vanto: zero atti. Sono gli undici eletti che, stando ai dati di Openpolis, in due anni di legislatura non hanno mai presentato iniziative come primi firmatari, cioè in veste di proponenti e promotori. Limitandosi, per lo più, a sottoscrivere e ad appoggiare quelle dei colleghi. E per questo sono finiti nel capitolo “Zero Assoluto” delle statistiche sull’attività parlamentare che l’associazione continua ad aggiornare.
GOLEADA AZZURRA – Ma c’è un primato nel primato: ben dieci degli undici parlamentari che guidano la classifica vengono dallo stesso vivaio: quello degli azzurri di Forza Italia. Alla Camera la squadra degli zero atti, composta da sei deputati, è infatti praticamente un monocolore forzista. Goleador indiscusso, il re delle cliniche private Antonio Angelucci. Per lui lo zero è davvero assoluto: nessun atto presentato né sottoscritto neppure come cofirmatario. Poco meglio ha fatto l’ex assistente personale di Silvio Berlusconi, Sestino Giacomoni: la sua firma l’ha messa in calce ad un’interrogazione in commissione del collega Maurizio Bernardo di Area Popolare, oltre a tredici emendamenti altrui. Poi, di Giacomoni si sono perse le tracce. Bruno Archi, invece, la penna l’ha presa in mano tre volte. La prima per sottoscrivere un ddl costituzionale della deputata Serena Pellegrino (Sel) che punta al riconoscimento della bellezza come elemento costitutivo dell’identità nazionale; la seconda per associarsi ad un’interpellanza di Michela Vittoria Brambilla sul diritto dei minori ad una famiglia; la terza per sostenere un emendamento alla legge di Stabilità della collega Fucsia Nissoli del Misto. Anche se, va ricordato, per poco più di sei mesi è stato prima sottosegretario e poi vice ministro degli Esteri del governo Letta, quindi in altre faccende affaccendato. Quarto in classifica, vecchia gloria della politica, Gianfranco Rotondi: zero atti a prima firma ma, da cofirmatario, tre disegni di legge, tre mozioni, una proposta di modifica al regolamento della Camera, un’interrogazione, un’interpellanza e due emendamenti. Insomma, una prestazione sottotono: sarà magari più intraprendente nel nuovo Parlamento virtuale da lui stesso di recente insediato. Tra un’ospitata e l’altra nei salotti televisivi, neanche Daniela Santanché ha trovato il tempo per andare in gol con un atto a prima firma. All’attacco a testa bassa, specialità in cui eccelle in tv, sembra preferire il più classico dei catenacci parlamentari: due sole mozioni (promotori Brunetta sul femminicidio e Capezzone sull’Iva), due interpellanze, un disegno di legge e cinque emendamenti, tutti da cofirmataria. Infine, Luigi Cesaro, il famoso Giggino ‘a purpetta, ex presidente della Provincia di Napoli e fedelissimo di Berlusconi. Nonostante la spiccata intraprendenza sugli atti altrui – ne ha cofirmati 27, tra ddl (12), interrogazioni (10), ordini del giorno (1), interpellanze (1), risoluzioni (1) e mozioni (2), oltre a ben 139 emendamenti – l’onorevole azzurro si rivela anche lui una delusione: zero assoluto in atti parlamentari a propria firma.
CATENACCIO IMPENETRABILE – Dalla Camera al Senato, che allinea altre due stelle di Forza Italia. Innanzitutto, Niccolò Ghedini: quando si toglie la toga da avvocato (di Berlusconi) per indossare la divisa da parlamentare le sue prestazioni si rivelano un flop. Nessun atto proprio all’attivo, a parte tre provvedimenti sottoscritti da cofirmatario (due disegni di legge e un’interrogazione). Poi c’è Denis Verdini, custode del (fu) Patto del Nazareno, azzurro dal rapporto preferenziale con il premier Matteo Renzi. Anche per lui zero atti a prima firma (solo due ddl, un ordine del giorno, un’interpellanza e due emendamenti da cofirmatario). Al loro fianco se la gioca un berlusconiano storico da poco traslocato nel Nuovo centrodestra: Paolo Bonaiuti, ex portavoce di Berlusconi, vanta appena sei atti, totalizzati tutti cofirmando un ddl (primo firmatario Giuseppe Esposito sulla trasformazione in fondazioni degli educandati femminili dello Stato e degli istituti pubblici di educazione femminile), tre ordini del giorno, un’interrogazione, una mozione e 19 emendamenti. In coda, gli ultimi due forzisti, Riccardo Conti e Alfredo Messina: zero atti a prima firma per entrambi; 12 (più 11 emendamenti) come cofirmatario invece per il primo e 20 (più 7 emendamenti) per il secondo.
Twitter: @Antonio_Pitoni