Secondo lo studio del Cies, che ha analizzato i 100 migliori vivai d'Europa, il primo italiano è quello dell'Inter (77° posizione): avanti ai nostri settori giovanili persino gli under di Ucraina e Israele
Olanda, Spagna, Inghilterra e Francia, ma anche Bielorussia, Ucraina e perfino Israele. Queste sono solo alcune delle 24 nazioni europee, sulle 31 prese in esame, che hanno almeno una squadra del loro massimo campionato con un settore giovanile migliore di quelli italiani. A stilare questa classifica sui 100 migliori vivai europei che evidenzia la crisi dei nostri settori giovanili è il Cies, l’osservatorio sul calcio con sede in Svizzera. Nella lista dove troneggiano Ajax, Partizan Belgrado e Barcellona, le tre migliori canteras d’Europa; si deve scendere fino alla 77esima posizione per trovare un’italiana, l’Inter, e poi fino all’89esima per leggere il nome della seconda e ultima squadra del nostro campionato, l’Atalanta.
Il metodo usato dagli analisti del Cei ripercorre la carriera di tutti i calciatori tesserati nelle squadre delle massime serie di 31 nazioni europee, andando a vedere dove hanno militato durante gli anni delle giovanili. Se un calciatore ha giocato per almeno tre anni, tra i 15 e i 21, in uno dei club presi in esame, questo varrà un punto per quella società. Ad esempio: Paul Pogba oggi gioca nella Juventus, ma dai 16 ai 19 anni ha militato nelle giovanili del Manchester United. Quindi, per i Reds il centrocampista francese vale uno dei 39 punti totalizzati nella classifica. Sotto all’Ajax, che conferma la sua grande fama di fabbrica di talenti (ha visto dare i primi calci al pallone a giocatori, tra gli altri, come Johan Cruijff, Dennis Bergkamp e Frank Rijkaard), il Partizan, che negli ultimi anni ha svezzato calciatori come Stevan Jovetic, Adem Ljajic o Lazar Markovic, e il Barcellona, che ha ben 11 componenti della rosa provenienti dalla cantera, si trovano squadre provenienti da tutta Europa, ma nessuna italiana. Prima di arrivare all’Inter, che totalizza 23 punti, si leggono i nomi di 76 club provenienti da 24 nazioni diverse.
Questi dati confermano la mancanza di investimenti, ma anche di fiducia che i club italiani ripongono nei propri vivai. È così che le nostre squadre vedono molti aspiranti professionisti fare le valigie, ancora minorenni, per campionati dove, invece, i vivai rappresentano la prima fonte dalla quale le società attingono per formare nuovi campioni. Via da Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze con un volo sola andata per l’Inghilterra, l’Olanda o la Germania, “dove i giovani, se valgono, li fanno giocare”. Nell’immediato, pensare a investimenti nel settore giovanile (il Barcellona spende circa 20 milioni di euro all’anno per la propria cantera, contro i circa 50 complessivi di tutte le squadre di Serie A, ndr) crea il panico tra chi amministra le casse dei club italiani. Più semplice tentare la fortuna acquistando a prezzi stracciati giovani provenienti da “campionati minori” che, spesso, si rivelano poco adatti al nostro calcio. Investimenti mirati e programmati in un settore giovanile di qualità richiedono sforzi economici importanti, almeno inizialmente, ma questi vengono poi ripagati quando nascono i Messi, i Cristiano Ronaldo o i Rooney. La classifica che vede il calcio italiano come uno dei peggiori d’Europa trova conferme in altri dati, diffusi sempre dal Cies: il nostro campionato è il più vecchio d’Europa, con un’età media di 27,3 anni. Le squadre in vetta a questa classifica? Atalanta, Juventus e Torino.