C’è una crescente consapevolezza sia nell’ambiente medico che in quello della giurisprudenza che molti comportamenti autolesivi e socialmente dannosi, dall’etilismo all’assunzione di stupefacenti, dalla tendenza compulsiva al gioco d’azzardo alla dipendenza da videogiochi, debbano essere considerati come malattie specifiche, vere e proprie sindromi costituzionali di dipendenza. Gli studi sono complessi e non completamente concordanti tra loro. Fare il punto sulla questione è abbastanza difficile, tanto più che le dipendenze aumentano con la disponibilità di stimoli sociali: un post recente su questo giornale citava la dipendenza da Internet.
Purtroppo però per ora nessun gene specifico è stato associato alle dipendenze: il tratto è chiaramente multigenico, forse con un rilevante contributo di fattori epigenetici. Inoltre, come per tutti i disturbi multigenici, il ruolo dei fattori ambientali, pur se incompletamente quantificato, è tutt’altro che irrilevante. Nell’etilismo sono stati individuati come fattori predisponenti, tra gli altri: alcune varianti dell’enzima alcol deidrogenasi e alcuni geni implicati nel metabolismo o nel funzionamento di neuromediatori quali il Gaba e la dopamina. Questi ultimi sarebbero rilevanti anche per alcune dipendenze da stupefacenti e potrebbero quindi avere un ruolo generico, in dipendenze disparate.
Identificare una “malattia da dipendenza” è importante per due ragioni: in primo luogo una malattia, a volte, è curabile, e ci sono già molte indicazioni sul fatto che alcuni farmaci possano essere usati nel trattamento delle dipendenze (ad es. il nalmefene nella terapia dell’etilismo; gli antidepressivi nella terapia del gioco d’azzardo e della dipendenza da Internet); in secondo luogo una malattia riduce l’imputabilità di un comportamento socialmente dannoso e cambia la valutazione giuridica su un comportamento.
Un aspetto di grande interesse è la relazione tra il substrato biologico-genetico e l’aspetto psicologico-compulsivo della dipendenza: la predisposizione biologica si traduce nel desiderio smodato e nell’incapacità di autocontrollo avvertiti a livello cosciente dal soggetto, e spesso stigmatizzati dal malato stesso, e dalla società, come debolezza della volontà. Il fatto che si possano identificare tratti psicologici comuni in soggetti che presentano dipendenze diverse è una ulteriore indicazione alla possibile esistenza di fattori predisponenti genetici a loro volta comuni a dipendenze diverse.