Accade così che, per un pelo, Gentiloni e la Pinotti non dichiarino guerra alla Libia senza nemmeno aver ascoltato il Parlamento. È il nuovo stile mono-direzionale nella nostra comunicazione pubblica e istituzionale. Perfino Berlusconi era più interattivo di loro. È ovvio che, nonostante ci si trovi nell’epoca di Internet, questo “stile” rischia di far tornare indietro l’Italia all’epoca monarchica. Del pericolo s’è accorto perfino Giuliano Ferrara che ha appena scritto un libro sul tema. Ma con un governo così sordo a tutto c’è un pericolo ancora maggiore: quello di non aver abbastanza orecchio per i segnali che sta mandando l’Isis.
Nei mesi scorsi, chi come me si occupa di comunicazione strategica è rimasto sconcertato per il silenzio delle istituzioni su quanto stava accadendo in Siria e in Iraq. Nel frattempo, lo Stato Islamico ha adottato una strategia di comunicazione solo apparentemente mono-direzionale. Invece è assolutamente interattiva perché si adatta continuamente alle nostre reazioni. L’Isis ci ascolta e comunica, mentre da noi non si comunica nemmeno fra istituzioni e cittadini. Dopo mesi di silenzio da parte delle prime (giusto un paio di apparizioni televisive di Minniti mandato in avanscoperta per rassicurarci sull’attenzione dei servizi), e con l’arrivo dell’Isis in Libia, ci si aspettava che Renzi finalmente parlasse agli italiani, che spiegasse che i nostri apparati di sicurezza non stanno dormendo e che sono state prese tutte le misure necessarie, senza magari entrare nel dettaglio (perché l’Isis ci ascolta). Invece, niente. Neanche uno #statesereni su Twitter.
A che servono le infornate di neolaureati in Scienze della Comunicazione nelle nostre istituzioni se queste non hanno nessuna intenzione di comunicare? Mentre il nostro governo diventa ogni giorno sempre più “televisivo” (cioè legato agli old media) c’è un nemico che usa addirittura i social media con la stessa logica con cui si fanno gli swarm attack, gli attacchi a sciame, che impiega perfino account suicidi per coprire l’avanzata di altri account e poi all’improvviso sparisce nascondendosi nei pod di Diaspora.
Non c’è storia. Se la guerra fosse solo mediatica loro l’avrebbero già vinta. Ma qui è in gioco la sicurezza del Paese e nemmeno i nostri giornalisti fanno tutto quello che si potrebbe fare. Sul blog di Beppe Grillo, qualcuno scopre che gran parte della stampa internazionale attinge da un’unica fonte (che ovviamente se ne approfitta per farci sopra un bel business). Ma è solo pigrizia, perché basterebbe stare attaccati tutti i giorni ai canali dell’Isis per avere gratis notizie di prima mano.
La comunicazione interattiva modifica il modo di ragionare: diventa bidirezionale, poi omnidirezionale. Abitua, cioè, a creare più facilmente dei collegamenti. È questo il nuovo paradigma che il mio amico Derrick de Kerckhove ha definito intelligenza connettiva. Monodirezionale è leggere solo i giornali o ascoltare la televisione. Bidirezionale è informarsi su Internet confrontando le fonti, collegando i dati e condividendo i ragionamenti. Facciamo una prova. Prendiamo la recente intervista fatta da un giornalista della NBC allo studente di medicina britannico sfuggito all’Isis dopo un mese di prigionia. Potete ascoltarla nel video qui sotto. Parla di un probabile attentato in Europa ‘più grande dell’11 settembre’. Provate a collegarla all’intervista fatta a gennaio a un coordinatore dell’Isis, dove risulta che i terroristi sono già entrati dalla Turchia, sono circa 4000 e stanno aspettando il momento per agire. L’intenzione stragista si riconosce anche nella recente scoperta di un tunnel che conduce a uno stadio, in Canada.
Altro che “cellule dormienti”, siamo noi che dormiamo. E tutto questo a causa di una mentalità vecchia, di tipo televisivo: Renzi da solo decidere di “accendere” o “spegnere” l’informazione sull’Isis ostacolando di fatto la condivisione. Così, oggi c’è chi aumenta la sorveglianza ai monumenti e chi si aspetta ancora un’azione in stile Charlie Hebdo o un assalto dalla Libia con i gommoni. Invece sarebbe più importante avere un occhio di riguardo per gli stadi, le metropolitane e soprattutto gli acquedotti.
Chissà se questa volta Renzi schiaccia il pulsante giusto e torna interattivo.