Il nuovo lavoro di Lorenzo Cherubini sfreccia con le sfumature della black music (funk, r'n'b, afro-beat, hip-hop), passando per l'EDM, il sinth-pop e il rock, arrivando infine ai ritmi sudamericani e alla world-music. La fiducia concessa dai fan a questo disco è talmente elevata, che alcune delle date previste per il prossimo tour negli stadi sono già sold out
Se i dischi fossero delle moto, il nuovo e attesissimo album di Jovanotti partirebbe sgommando dalla pole position. E non si tratta soltanto di una metafora sportiva, perché Cherubini ha presentato l’uscita di “Jovanotti CC 2015” ai media entrando in scena in sella ad un fifty.
Collocandosi a metà strada tra una Leopolda musicale e l’inaugurazione di una start-up, la conferenza stampa tenuta ieri a Milano dal cantante ha illustrato, in un clima informale e divertito, tutto il lavoro profuso nella produzione dei trenta inediti che compongono quest’uscita. A quattro anni di distanza dall’album doppio “Ora”, Jova ha compiuto un passo ancora più generoso sul piano artistico non solo per il numero delle tracce, ma anche per i generi toccati e per il livello degli interpreti coinvolti. “Jovanotti 2015 CC” ha una turbina a geometrie musicali variabili, che sfreccia con le sfumature della black music (funk, r’n’b, afro-beat, hip-hop), passando per l’EDM, il sinth-pop e il rock, arrivando infine ai ritmi sudamericani e alla world-music.
Le fasi di produzione e registrazione, che si sono svolte tra Italia, Francia e USA, hanno visto la regia determinante di Michele Canova Iorfida e uno stuolo di ospiti di caratura internazionale come Bombino, Manu Dibango, The Antibalas e Sinkane, a cui si sono aggiunti anche i batteristi Daru Jones, Omar Hakim e Mark Guiliana. Jovanotti, inoltre, ha coinvolto nella sua scuderia anche due “nuove” leve del cantautorato italiano: Vasco Brondi e Zibba.
Come suggerisce l’ex “Ragazzo fortunato”, più che un disco “rotondo” bisogna parlare di un “disco reticolare”: una narrazione libera, multidirezionale, dove l’ascoltatore può partire da qualsiasi punto e crearsi la sua storia. Il desiderio di non porsi limiti, di non seguire un percorso univoco, segue un po’ lo spirito del tempo. “Siamo nell’epoca del cloud – ha spiegato Jovanotti – quindi io considero questo disco più un cloud che un disco. È una nuvola che ti può far piovere giù tutta la musica che vuoi, anche per questo ci son dentro trenta canzoni. Che son tante, lo so”.
A chi gli obietta che, in tempi di vacche magre per il mercato discografico, un doppio album è un azzardo, risponde: “Mi sono comunque fatto delle domande sul numero dei pezzi, forse troppi, ma appena ne toglievo un paio, vedevo che il disco si sbilanciava verso una sonorità o l’altra, e io volevo fare un disco bilanciato”. Il bilanciamento di luminosità e contrasti in una storia che mette insieme “illusioni, lacrime, vento, risate, amici, poesia, antinfiammatori, eros, agape, amore, sangue nelle vene” non è un’orchestrazione semplice. Il collante di “Jovanotti CC 2015” è un’attitudine rock’n’roll, non tanto nei suoni, quanto nell’urgenza con cui le parole e il ritmo arrivano all’ascoltatore senza far percepire una produzione troppo patinata. Tra gli altri elementi chiave richiamati nell’album ci sono anche la libertà, l’estate e l’Africa.
Nelle 30 canzoni (o nelle 18, se preferite la “short version” dell’album) gli ascoltatori potranno apprezzare un trend che già si era manifestato con “Ora”, un lavoro incline ad aperture electro-pop e alle esplorazioni tra hip hop, ritmi in levare, funk, dub e world music. Nel nuovo capitolo questa ricerca diventa ancora più approfondita, ma anche mediata da brani più “suonati”, rendendo così più ampia la sua godibilità. La fiducia concessa dai fan a questo lavoro è talmente elevata, che alcune delle date previste per il prossimo tour negli stadi sono già sold out. “Jovanotti CC 2015” sembra avere un motore nato per vincere. E siamo solo ai blocchi di partenza.