Abusi sessuali al Comsubin, il comando subacquei e incursori, le forze speciali della Marina. Due sottufficiali dello Sdi (il Servizio difesa installazioni) del reggimento San Marco sono stati sospesi dopo un provvedimento del tribunale della Spezia. La sospensione, disposta dal gip Diana Brusacà, è a tempo indeterminato: i due militari avevano fino a oggi compiti di vigilanza all’interno della base degli Incursori al Varignano, in provincia di La Spezia. Entrambi, fino a pochi mesi fa, facevano parte del Comando raggruppamento subacqueo incursori Tesei: ora sono indagati per aver compiuto abusi su sette militari donna, che invece sono in forza al battaglione Sdi Nord Liguria. Il più anziano dei due sottufficiali era peraltro comandante di plotone.
Il giudice ha accolto la richiesta del pubblico ministero Federica Mariucci, motivando l’ordinanza con il rischio che entrambi gli indagati, un 55enne e un 35enne, possano reiterare il reato. Baci per ottenere licenze, palpeggiamenti, sfregamento dei seni con la scusa di aggiustare uno stemma sulla divisa sono tra i gesti contestati ai due militari, un maresciallo e un sergente. I due, così come le sette donne, poco più che ventenni, che avrebbero subito gli abusi, sono stati allontanati dalla base del Comsubin e trasferiti ad altro incarico. L’indagine della procura spezzina e gli accertamenti dei carabinieri della Marina erano scattati a seguito di un esposto anonimo.
Come racconta il Secolo XIX secondo le denunce ad una delle marinaie, in un’occasione, avrebbe “leccato il collo”, poi massaggiato la schiena, contro la sua volontà. La stessa militare avrebbe dovuto dare un bacio a uno dei due indagati per ottenere la licenza. Per la Procura mentre una delle vittime compilava il modulo per la licenza lui le toccasse il fondo schiena. In un’altra occasione il più alto in grado si sarebbe sdraiato sul letto in cui stava dormendo una delle ragazze e avrebbe iniziato a baciarla. L’altro, un sergente di 35 anni, è invece accusato di aver toccato il seno alle giovani con la scusa di aggiustare lo stemma sulla tuta mimetica delle ragazze: episodi avvenuti anche durante le esercitazioni di tiro o mentre stava aiutando le colleghe a salire sui mezzi di servizio.
Nella caserma di Varignano le donne sono una ventina su circa 400 militari e vengono impiegate in diverse mansioni. Tutto era cominciato – aveva raccontato il Secolo XIX – con qualche apprezzamento nei corridoi. La speranza delle giovani militari – tra i 21 e i 25 anni – era che tutto finisse lì. Quando le parole si sono trasformati in gesto è partito un esposto e hanno cominciato a indagare i carabinieri e la Procura militare di Verona. Secondo gli inquirenti le sette marinaie erano soggette a veri “agguati”: avevano paura di restare sole o di lavorare nella stessa area in cui si trovavano i due indagati. Numerosi episodi, raccontano i giornali liguri, avvenuti tra il 2013 e il 2014.