Correva il mese di ottobre dell’anno 2001. Maurizio Gasparri, oggi senatore di Forza Italia e vicepresidente del Senato, era ministro delle Comunicazioni del secondo governo Berlusconi. E, in una lettera inviata al direttore generale della Rai Claudio Cappon, esprimeva il suo altolà alla cessione del 49% di Rai Way al gruppo statunitense Crown Castle. Rivendicando: “Non è una decisione collegiale del Consiglio dei ministri, ma una decisione del ministro. Ho informato il Presidente Berlusconi ed il Consiglio dei Ministri della mia decisione senza discussione nel merito”.
Il no di Gasparri assume ovviamente tutt’altra rilevanza alla luce dell’offerta di acquisto per la rete pubblica delle torri di trasmissione presentata martedì dal gruppo Mediaset dell’ex premier attraverso Ei Towers. E diventa interessante leggere le motivazioni con cui il ministro aveva motivato la decisione: la prima riguardava l’opportunità di “mantenere l’asset degli impianti di trasmissione di proprietà della Rai, anche in funzione delle necessità del Paese” e della valenza strategica degli impianti stessi “dopo gli attacchi dell’11 settembre”, in quanto la rete può essere utilizzata anche per il controllo del traffico aereo.
La seconda spiegazione era legata al fatto che gli americani, nonostante la loro proposta riguardasse una quota di minoranza (49%), avrebbero di fatto avuto il controllo della società. “I patti siglati dalla Rai sono assolutamente limitativi”, spiegava alle agenzie di stampa colui che tre anni dopo avrebbe firmato la legge che delineava il riassetto del sistema radiotelevisivo e della stessa Rai. “Per ben 16 tipologie di delibera, praticamente la totalità, ci vuole il parere positivo dei due consiglieri di amministrazione di Crown Castle. E ancora, la Rai designa un sindaco e un supplente e Crown Castle due sindaci e un supplente. E sempre l’azionista di minoranza designa il ‘business development officer’, cioè il dirigente che ha poteri di amministratore delegato per tutta la parte inerente l’innovazione. Per alcune decisioni importanti deve dire sì il 67%, per la quotazione in Borsa ci vuole la delibera con il 75%”. Il matrimonio, dunque, non s’aveva da fare: il sì all’accordo “sarebbe stato un colpo alle spalle alla Rai”, questa decisione “ha impedito un errore tragico“.
A quattordici anni di distanza, e davanti a un’opa che riguarda il 100% della società delle torri ma porta la firma dell’ex Cavaliere, il parlamentare di Fi ha cambiato versione. “A suo tempo fui contrario alla vendita di Rai Way”, ha dichiarato infatti nel pomeriggio. “Poi la sinistra ha messo la Rai nella necessità di reperire soldi. A questo punto le valutazioni non possono essere più politiche, ma di mercato. Le offerte vanno valutate in termini di convenienza e sotto altri profili vanno esaminate dalle autorità di garanzia competenti, Antitrust e Agcom“. No al dibattito politico: “Non serve”, sostiene il vicepresidente del Senato, “mi sembrerebbe strano che ora si obietti. A suo tempo, da ministro, dissi no alla vendita di Rai Way perché ritenevo necessario mantenere l’integrità del servizio pubblico. Il fatto che la società sia stata messa sul mercato deriva dall’assalto del governo ai bilanci della Rai, alla quale sono stati sottratti 150 milioni. Prendo atto che se la sinistra ha voluto aprire al mercato, si deve rimettere alle regole del mercato, senza meravigliarsi delle cose che accadono”.
Lobby
Rai Way, quando Gasparri disse no a vendita agli americani di Crown Castle
Nel 2001 l'allora ministro delle Comunicazioni, oggi vicepresidente del Senato, stoppò la cessione del 49% della società pubblica delle torri di trasmissione spiegando che approvare l'operazione sarebbe stato "un errore tragico". Ora che l'offerta arriva dalla galassia dell'ex Cavaliere la versione è cambiata: "La sinistra ha messo la Rai nella necessità di reperire soldi e ha voluto aprire al mercato, ora stia a regole di mercato"
Correva il mese di ottobre dell’anno 2001. Maurizio Gasparri, oggi senatore di Forza Italia e vicepresidente del Senato, era ministro delle Comunicazioni del secondo governo Berlusconi. E, in una lettera inviata al direttore generale della Rai Claudio Cappon, esprimeva il suo altolà alla cessione del 49% di Rai Way al gruppo statunitense Crown Castle. Rivendicando: “Non è una decisione collegiale del Consiglio dei ministri, ma una decisione del ministro. Ho informato il Presidente Berlusconi ed il Consiglio dei Ministri della mia decisione senza discussione nel merito”.
Il no di Gasparri assume ovviamente tutt’altra rilevanza alla luce dell’offerta di acquisto per la rete pubblica delle torri di trasmissione presentata martedì dal gruppo Mediaset dell’ex premier attraverso Ei Towers. E diventa interessante leggere le motivazioni con cui il ministro aveva motivato la decisione: la prima riguardava l’opportunità di “mantenere l’asset degli impianti di trasmissione di proprietà della Rai, anche in funzione delle necessità del Paese” e della valenza strategica degli impianti stessi “dopo gli attacchi dell’11 settembre”, in quanto la rete può essere utilizzata anche per il controllo del traffico aereo.
La seconda spiegazione era legata al fatto che gli americani, nonostante la loro proposta riguardasse una quota di minoranza (49%), avrebbero di fatto avuto il controllo della società. “I patti siglati dalla Rai sono assolutamente limitativi”, spiegava alle agenzie di stampa colui che tre anni dopo avrebbe firmato la legge che delineava il riassetto del sistema radiotelevisivo e della stessa Rai. “Per ben 16 tipologie di delibera, praticamente la totalità, ci vuole il parere positivo dei due consiglieri di amministrazione di Crown Castle. E ancora, la Rai designa un sindaco e un supplente e Crown Castle due sindaci e un supplente. E sempre l’azionista di minoranza designa il ‘business development officer’, cioè il dirigente che ha poteri di amministratore delegato per tutta la parte inerente l’innovazione. Per alcune decisioni importanti deve dire sì il 67%, per la quotazione in Borsa ci vuole la delibera con il 75%”. Il matrimonio, dunque, non s’aveva da fare: il sì all’accordo “sarebbe stato un colpo alle spalle alla Rai”, questa decisione “ha impedito un errore tragico“.
A quattordici anni di distanza, e davanti a un’opa che riguarda il 100% della società delle torri ma porta la firma dell’ex Cavaliere, il parlamentare di Fi ha cambiato versione. “A suo tempo fui contrario alla vendita di Rai Way”, ha dichiarato infatti nel pomeriggio. “Poi la sinistra ha messo la Rai nella necessità di reperire soldi. A questo punto le valutazioni non possono essere più politiche, ma di mercato. Le offerte vanno valutate in termini di convenienza e sotto altri profili vanno esaminate dalle autorità di garanzia competenti, Antitrust e Agcom“. No al dibattito politico: “Non serve”, sostiene il vicepresidente del Senato, “mi sembrerebbe strano che ora si obietti. A suo tempo, da ministro, dissi no alla vendita di Rai Way perché ritenevo necessario mantenere l’integrità del servizio pubblico. Il fatto che la società sia stata messa sul mercato deriva dall’assalto del governo ai bilanci della Rai, alla quale sono stati sottratti 150 milioni. Prendo atto che se la sinistra ha voluto aprire al mercato, si deve rimettere alle regole del mercato, senza meravigliarsi delle cose che accadono”.
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Damasco, 16 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Difesa siriano ha accusato domenica il gruppo libanese Hezbollah di aver rapito e ucciso tre soldati in Libano. Lo hanno riferito i media statali.
"Un gruppo della milizia di Hezbollah... ha rapito tre membri dell'esercito siriano al confine tra Siria e Libano... prima di portarli in territorio libanese ed eliminarli", ha affermato il ministero della Difesa, citato dall'agenzia di stampa Sana.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha dichiarato che un colpo d'arma da fuoco proveniente dal Libano ha colpito un veicolo all'interno di un centro residenziale nel nord di Israele. "Stamattina, uno sparo ha colpito un veicolo parcheggiato nella zona di Avivim. Non sono stati segnalati feriti. Lo sparo è molto probabilmente partito dal territorio libanese", ha affermato l'esercito in una dichiarazione. "Qualsiasi fuoco diretto verso Israele dal territorio libanese costituisce una palese violazione degli accordi tra Israele e Libano", ha aggiunto l'esercito.
Kiev, 16 mar. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostituito il capo di stato maggiore delle forze armate, con un decreto emesso oggi, mentre le truppe in prima linea di Kiev continuano ad essere in difficoltà. Secondo un comunicato, Anatoliy Bargylevych è stato sostituito da Andriy Gnatov, a cui "è stato affidato il compito di aumentare l'efficienza della gestione".
"È un combattente", ha detto Zelensky parlando di Gnatov. "Il suo compito è quello di apportare maggiore esperienza di combattimento, l'esperienza delle nostre brigate nella pianificazione delle operazioni, difensive e offensive, nonché uno sviluppo più attivo del sistema dei corpi d'armata", ha aggiunto. "Tutto ciò che le nostre brigate hanno imparato dalla guerra dovrebbe essere implementato al cento per cento a livello di pianificazione".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Un uomo di 45 anni è stato dato alle fiamme nel bel mezzo di Times Square, a New York, la scorsa notte. Lo ha riferito la polizia. Le immagini delle telecamere hanno immortalato il momento in cui l'uomo, a torso nudo e gravemente ustionato, è stato trasportato d'urgenza dalle autorità in ambulanza dopo che le fiamme erano state spente.
La polizia afferma che il 45enne è stato soccorso alle 4 del mattino ed è stato portato in un ospedale vicino in condizioni stabili. Il suo aggressore sarebbe fuggito dalla scena ed è ricercato dalle autorità. Non sono state in grado di dire se l'attacco fosse casuale o mirato.
Gli investigatori hanno riferito che l'uomo era stato cosparso con un liquido infiammabile prima che qualcuno appiccasse il fuoco. La vittima, avvolta dalle fiamme, si era messa poi a correre, quando qualcuno è uscito da un'auto e ha spento il fuoco con un estintore a polvere.
Skopje, 16 mar. (Adnkronos) - La Macedonia del Nord ha dichiarato un periodo di lutto nazionale di sette giorni per l'incendio in una discoteca che ha causato almeno 59 morti e decine di feriti, mentre le autorità hanno arrestato 15 persone per interrogarle e il ministro degli Interni ha affermato che un'ispezione preliminare ha rivelato che il club stava operando senza la licenza necessaria.
Al termine di una giornata in cui il piccolo Paese balcanico è stato alle prese con un disastro mai visto da decenni, il ministro degli Interni Panche Toshkovski ha dichiarato che il club nella città orientale di Kočani, dove si è verificato l'incendio prima dell'alba, sembrava operare illegalmente.
Più di 20 persone sono sotto inchiesta, 15 delle quali sono sotto custodia della polizia, mentre altri sospettati di coinvolgimento si trovano in ospedale, ha aggiunto Toshkovski. La maggior parte delle vittime dell'incendio, che ha devastato il nightclub Pulse durante un concerto hip-hop, erano adolescenti e giovani adulti. Circa 155 sono rimasti feriti, molti in modo grave.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - Il desiderio della Gran Bretagna di rubare i beni russi è legato alla lunga tradizione inglese della pirateria, diventata un segno distintivo della corona britannica insieme a "rapine e omicidi". Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
"Questa è una delle tradizioni inglesi, come bere il tè e le corse di cavalli. Il fatto è che la pirateria è stata legalizzata in Inghilterra", ha scritto la diplomatica sul suo canale Telegram. "Ai pirati era proibito attaccare le navi inglesi, ma era loro permesso derubare le navi dei concorrenti. Moralità immorale".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - I media libanesi riferiscono di un morto in un attacco aereo israeliano nella città meridionale di Aainata. Ulteriori raid sono stati segnalati a Kafr Kila. Non ci sono commenti immediati da parte delle Idf.