Cinema

Visioni Italiane 2015, Emilia Romagna tutta da guardare

Parte oggi la ventunesima edizione di Visioni Italiane, a Bologna, che conferma il suo ruolo di rilievo nel panorama indipendente italiano all’interno di un quadro nazionale sì popoloso, in termini di festival, ma sempre meno deciso a offrire spazio a ‘opere minori’ dal punto di vista produttivo. Tra gli appuntamenti, l’evento speciale di venerdì con Frederick Wiseman, in via Azzo Gardino 65. Lo stesso Wiseman incontrerà il giorno seguente (sabato 28, ore 17.30) anche il pubblico del cinema Rosebud di Reggio Emilia. Un altro evento da segnalare è l’anteprima del documentario Le radici dei sogni. L’Emilia-Romagna tra cinema e paesaggio (sabato 28, ore 15.00, Cinema Lumière), di Francesca Zerbetto e Dario Zanasi, voluto dalla Regione Emilia Romagna e co-prodotto da Fondazione Cineteca di Bologna e Maxman coop.

Le suggestioni di una terra raccontata e sognata attraverso il grande schermo sono il punto di partenza di un viaggio attraverso l’Emilia-Romagna, un territorio che ha spesso nutrito le fantasie di alcuni tra i più importanti autori del cinema italiano e non solo. Dal delta del Po, alla costa romagnola, attraversando i paesaggi rurali della pianura e quelli urbani lungo la via Emilia, l’Emilia-Romagna, nella sua varietà di caratteri paesaggistici e umani, si rivela un ricco contenitore dal quale cineasti, scenografi, direttori della fotografia e sceneggiatori hanno attinto per esprimere la loro poetica. Tra gli intervistati, oltre a nomi illustri, tra i quali Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Pupi Avati e Giuliano Montaldo, anche il Direttore della Fondazione Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli.

Proprio quest’ultimo sottolinea così il valore di questo territorio per il cinema: “Il ruolo che l’Emilia-Romagna ha avuto nella storia del cinema italiano è fondamentale ed essenziale, da qualsiasi angolazione lo si consideri. Per le origini che accomunano cineasti diversissimi quali Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Florestano Vancini, Vittorio Cottafavi, Valerio Zurlini, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Pupi Avati, Gian Vittorio Baldi, Giorgio Diritti e tanti altri, per non parlare di scrittorie sceneggiatori quali Cesare Zavattini e Tonino Guerra. […]
Il paesaggio della nostra regione era quindi al tempo stesso lo spazio dove affrontare realtà drammatiche, dove rompere le cartoline edulcorate del regime, ma anche dove scoprire un’iconografia di linee, forme, disegni, nebbie, architetture che ne connotano, da sempre, la ricchezza e la bellezza.”

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