La Procura di Roma ha sequestrato l’archivio di Carmine Schiavone (nella foto), l’ex collaboratore di giustizia dei casalesi morto lo scorso 22 febbraio all’ospedale di Viterbo. L’operazione è stata coordinata dal Procuratore Giuseppe Pignatone e concordata con la Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti presieduta dall’onorevole Alessandro Bratti. “Era importante, per la magistratura e per la commissione stessa, avere accesso all’archivio di Carmine Schiavone – ha precisato il presidente Bratti – più volte citato dallo stesso ex collaboratore in interviste televisive”.

Che cosa contiene l’archivio? “Non siamo nemmeno al 10 percento di quello che abbiamo detto alla magistratura. Qui ci stanno altre cose ancora più gravi, che non è immondizia…però è peggio dell’immondizia” aveva raccontato in un’intervista a Rainews24 Carmine Schiavone, riferendosi alle carte conservate in faldoni nella sua abitazione.

Schiavone era stato operato alla schiena in seguito a una caduta. I primi risultati dell’autopsia riferiscono di una morte per “cause naturali”, ma i suoi familiari hanno presentato una denuncia contro i medici e gli infermieri che l’avevano in cura. “Su questa morte – ha dichiarato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, già magistrato anticamorra a Napoli – adesso sarà necessario svolgere indagini accurate, perché nessuno può escludere a priori che qualcosa non sia andato per il verso giusto. Naturalmente non ho elementi certi e definiti per esprimere prognosi di valutazione. Ma è chiaro che andranno svolti tutti gli accertamenti che il caso richiede”. Schiavone, secondo quanto riferito dal quotidiano Corriere della Calabria, stava portando avanti una collaborazione segreta e dal contenuto riservato con la Dda di Reggio Calabria su questioni relative ai traffici di rifiuti.

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