Il ministero guidato da Pier Carlo Padoan ha messo sul mercato 540 milioni di azioni del gruppo che produce e distribuisce energia elettrica. A valle dell'operazione la partecipazione pubblica è scesa al 25,5% del capitale, sotto la soglia di controllo del 30%
Il Tesoro fa cassa. E incamera quasi 2,2 miliardi di euro come corrispettivo per il 5,7% di Enel. Il ministero guidato da Pier Carlo Padoan, che ha appena ottenuto il via libera della Commissione europea alla legge di Stabilità per il 2015, ha infatti comunicato di aver ceduto sul mercato 540 milioni di azioni del gruppo, partecipato dallo Stato, che produce e distribuisce energia elettrica. Il corrispettivo è stato di 2,2 miliardi: una salutare boccata di ossigeno per i conti pubblici, nel quadro del piano di privatizzazioni che, stando alle stime inserite dal governo Renzi nel Def e confermate nella manovra, dovrebbe fruttare ogni anno una cifra pari allo 0,7% del Pil. In seguito al collocamento dei titoli, riservato a “investitori istituzionali italiani ed esteri”, il Tesoro è sceso dal 31,24 al 25,5% del capitale. Portandosi dunque sotto la soglia “fisiologica” del 30%, quella considerata rilevante ai fini dell’effettivo controllo di una società quotata, e rendendo in teoria il gruppo contendibile sul mercato. In teoria, appunto, perché un investitore che intendesse lanciarsi in una scalata a Enel dovrebbe mettere sul piatto, agli attuali corsi di Borsa, circa 11,3 miliardi.
La nuova operazione arriva dopo la quotazione di Fincantieri e quella Rai Way e la vendita del 35% di Cdp Reti (che in pancia ha le partecipazioni in Terna e Snam) e del 40% di Ansaldo Energia. La scorsa estate era emerso che via XX Settembre intendeva accelerare sulla cessione di quote di Eni ed Enel. A settembre però il premier aveva frenato, affermando che “non era prioritario” ridurre le quote dello Stato “in due società che hanno grandi potenzialità”, visto che “il corso dei titoli può ancora crescere e si può fare un discorso più strategico”. Posizione rivista, nonostante negli ultimi cinque mesi il prezzo dei titoli del gruppo a Piazza Affari non sia cresciuto, anzi sia un po’ diminuito. Sulla valutazione ha probabilmente pesato il fatto che comunque dall’inizio di gennaio, quando si attestavano sui 3,6 euro, le quotazioni sono risalite.
Discorso diverso per il Cane a sei zampe, che, complice il crollo del petrolio, in Borsa ha perso molto terreno: oggi le azioni valgono 16,48 euro contro gli oltre 19 di inizio settembre. Qualsiasi mossa su quel fronte, dunque, dovrà attendere tempi migliori. Così come è slittato lo sbarco in Borsa di Poste Italiane. E’ invece sulla rampa di lancio la privatizzazione di Ferrovie dello Stato: a inizio febbraio il Tesoro ha scelto Bank of America Merrill Lynch come consulente finanziario che affiancherà l’azionista pubblico nel processo. La stessa Bofa Merrill Lynch è anche, insieme a Goldman Sachs International, Mediobanca e Unicredit Corporate & Investment Banking, nel consorzio che ha assistito il Mef nella vendita delle azioni Enel.