Grazie agli acquisti dei nostri connazionali, aumentate di sei volte le entrate dell’Istituto per la Sicurezza Sociale della Repubblica del Titano. Per la vendita del costoso e innovativo medicinale. Che vanta il 90 per cento delle guarigioni dal male.
La vendita di un innovativo, e costoso, medicinale per la lotta all’epatite C difficile da trovare in Italia fa letteralmente “volare” le entrate dell’Istituto per la Sicurezza Sociale di San Marino. Gli incassi dell’Iss, l’ente della Repubblica del Titano cui fa capo la Sanità e quindi anche la commercializzazione dei farmaci, sono esponenzialmente cresciuti, da 512.082 euro nel 2013 a ben 3.047.503 euro nel 2014, grazie alla commercializzazione efficiente nelle farmacie (a San Marino sono tutte statali e non private) del Sovaldi, il nuovo farmaco contro l’epatite C approvato nel 2013 negli Stati uniti dove vanta una certificazione di efficacia superiore al 90% di guarigioni dal male. Il sorprendente dato emerge dalla riposta del Segretario di Stato alla Sanità, Francesco Mussoni, ad una interpellanza presentata in Consiglio Grande e Generale, come si chiama il Parlamento sammarinese. Ed è determinato dalla sostanziale lentezza dell’Italia nel commercializzare il Sovaldi.
Nel nostro Paese, l’approvazione del brevetto del farmaco anti epatite è arrivata nel 2014, quando il Sistema sanitario nazionale ha raggiunto un accordo con l’azienda produttrice del farmaco in base al quale il costo di una singola compressa viene fissato a 600 euro: il che determina un costo che va tra i 40 ed i 60 mila euro per l’intera terapia. Un prezzo elevatissimo, al punto che il sistema sanitario nazionale italiano ha limitato a soli circa 30mila pazienti italiani su una popolazione di portatori sani di Epatite C stimata intorno al milione e mezzo di persone. Tuttavia, anche in Italia la distribuzione del Sovaldi va a rilento, mentre a San Marino è stato possibile acquistare il farmaco fin da quando ha ottenuto il via libera dalla Food and Drug Administration (Fda) oltre Oceano. Per cui, chi può permettersi di spendere la cifra necessaria va in “pellegrinaggio” a procurarsi il medicinale nelle farmacie sammarinesi: soprattutto in quelle più vicine al confine con la Romagna dove gli incassi sono letteralmente schizzati in alto.
E all’Italia, che così ovviamente vede le proprie farmacie perdere entrate, la cosa sta bene? Secondo i sammarinesi sì. “La procedura – spiega nella risposta all’interpellanza il ministro della Sanità sammarinese Mussoni – è adottata in piena collaborazione tra la nostra Authority sanitaria e le Autorità competenti italiane. San Marino esercita un ruolo di farmacia internazionale da molti anni, adoperandosi nell’offrire un servizio che nella maggior parte riguarda pazienti esterni al nostro Paese e che determina un’ottima considerazione del nostro servizio farmaceutico”.