E’ il 26 marzo 2001, un anno prima del celebre “editto bulgaro”, il diktat con il quale l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi denunciò a Sofia “l’uso criminoso della tv pubblica” da parte di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Sulle frequenze di TeleLombardia va in onda il talk show di approfondimento politico “Iceberg”, condotto da Daniele Vimercati. Il tema della puntata è incentrato, neanche a farlo apposta, su Satyricon, la trasmissione di Daniele Luttazzi in onda all’epoca su Rai Due in seconda serata. I partecipanti del simposio sono, da un lato, esponenti dell’Ulivo, come Gianni Rivera, Piergiorgio Bergonzi, Fiorello Cortiana. Dall’altro lato, spiccano, per la Casa della Libertà, il deputato di An Maurizio Gasparri, il leader del Cdu Rocco Buttiglione, il parlamentare di Forza Italia Alberto Di Luca. A un certo punto si celebra la gogna mediatica, incarnata da una lavagna sistemata sul palco della trasmissione e riportante un elenco di personaggi televisivi Rai da bandire. Vimercati aggiorna la “lista di proscrizione”, tra gli schiamazzi del pubblico e i suggerimenti urlati di Gasparri e Di Luca, che fanno, in primis, il nome di Luttazzi. “Se non è attivista politico Luttazzi…”, mormora Buttiglione. E’ poi il turno di Michele Santoro e di Enzo Biagi, nome scelto da Di Luca, che, in una famelica rincorsa alla denuncia del più “cattivo”, menziona anche Piero Marrazzo, in quegli anni conduttore di “Mi manda Rai Tre”. Gasparri lancia il suo carico da briscola: “Il Tg3 al completo”. L’atroce spettacolo viene poi interrotto dalla flebile rivolta di Buttiglione, che implora: “Mi oppongo, è sbagliato fare così…”. Il caso deflagrò all’epoca, spingendo l’allora direttore del Tg3 Nino Rizzo Nervo a diffondere un duro comunicato: “Quale metodo suggerisce l’onorevole Gasparri per eliminare gli 800 giornalisti della testata? Fucilazione di massa? Campo di concentramento? O più semplicemente il loro licenziamento?”. Il deputato si difese, negando l’esistenza di liste di proscrizione e addebitando il fattaccio al conduttore Vimercati. Il 18 aprile 2002 si ripete, più o meno, lo stesso canovaccio. Il resto è storia di Gisella Ruccia
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