Le immagini, catturate ad una distanza di appena 83.000 chilometri, descrivono per la prima volta in dettaglio le due facce di questo corpo celeste tra i più primitivi del Sistema solare
Il 10 febbraio scorso fu Hubble a trovare un sorriso stellare nello spazio. Nei giorni scorsi è stata la sonda Dawn della Nasa a fotografare delle luci o meglio crateri e misteriose macchie luminose che si intravedono sulla superficie del pianeta nano Cerere nelle prime osservazioni ravvicinate.
Le immagini, catturate ad una distanza di appena 83.000 chilometri, descrivono per la prima volta in dettaglio le due facce di questo corpo celeste tra i più primitivi del Sistema solare. Giusto un antipasto, prima dell’incontro ravvicinato previsto per il prossimo 6 marzo. “Man mano che ci avviciniamo, capiamo che Cerere ci ha incantati senza svelarci nulla di sé”, afferma il responsabile della missione Chris Russell. “Ci aspettavamo di restare sorpresi, ma non così confusi”.
Grazie anche allo spettrometro italiano Vir (Visual and Infrared Spectrometer) realizzato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), la sonda della Nasa indagherà la natura e la composizione del pianeta nano.
Cerere, che con i suoi 950 chilometri di diametro è il corpo celeste più massiccio nella fascia di asteroidi fra Marte e Giove, rappresenta la seconda tappa del lungo viaggio di Dawn, incominciato nel settembre del 2007.
La sonda, infatti, ha già fatto visita all’asteroide Vesta, esplorandolo per ben 14 mesi a cavallo tra il 2011 e il 2012. Quella di Dawn è la prima missione in assoluto destinata a raggiungere la fascia di asteroidi fra Marte e Giove per studiare da vicino i corpi più primitivi del Sistema solare.