La materia prima non manca: ci sono gli errori di ortografia e gli strafalcioni commessi da chi non è proprio pratico nell’uso di un’altra lingua. Ma ci sono anche le teorie smentite dalla scienza, le casualità che hanno portato a importanti scoperte in diversi campi del sapere umano e quelle nozioni comuni che però sono state tramandate in modo sbagliato. E’ una vera e propria celebrazione dell’errore umano, l’Error Day, inventato nel 2014 da Clelia Sedda e quest’anno, il 28 febbraio, a Bologna, alla sua seconda edizione. “E’ una festa per ricordarci che sbagliare fa parte della nostra vita, che fallire è necessario e che spesso è proprio attraverso momenti simili che ci troviamo davanti a nuove possibilità”. La seconda edizione dell’Error Day, spiega Sedda, intitolata “Fino all’ultimo Re,Spiro” sarà dedicata alla medicina, “perché l’errore in campo medico è particolarmente interessante. Nel corso dei secoli, infatti, ci sono stati sbagli che hanno rivoluzionato la società. Pensiamo alla scoperta della penicillina, del protossido di azoto per l’anestesiologia, del Prozac, del pacemaker, dell’insulina”. Oltre alla scienza, però, protagonista della giornata sarà anche il comune errare: “Chi non ha mai letto, ad esempio, un cartello scritto a mano da qualcuno pieno di errori ortografici? Uno divertente recitava ‘Inserire solo monete da 50 euro’, oppure ‘ingresso riservato al personale addetto all’ingresso’, ‘Ott dog con il checiap’. Per fare qualche esempio”.
Momento clou della giornata, che peraltro è stata anche ribattezzata festa di tutti i nati il 29 febbraio, “il compleanno che non esiste”, sarà quindi l’incontro in cappella Farnese con gli ospiti della manifestazione, che racconteranno di alcuni tra i più noti “inganni della scienza”. A partire dall’effetto placebo, spiegato da Fabrizio Benedetti, professore di Fisiologia umana e Neurofisiologia all’Università di Torino, “in pratica un’illusione percettiva” spiega Sedda. Poi sarà la volta di Massimo Polidoro, scrittore, giornalista e cofondatore del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale promosso da Piero Angela, considerato uno dei principali esperti internazionali nel campo dei misteri, del paranormale e della psicologia dell’insolito, che parlerà dell’illusionismo, l’arte dell’inganno, “e cioè di come il prestigiatore riesca a mostrare al pubblico ciò che non esiste oscurando invece ciò che è visibile”.
Terza tappa, poi, la musica. “E in questo caso Massimo Privitera, docente di musicologia all’Università di Palermo – continua Sedda – parlerà di errori, ma anche di orrori”. Qualche esempio? “Tutti credono che il famoso brano di Beethoven si intitoli Per Elisa, e la colpa è di un copista, che ha commesso un errore di trascrizione. Il nome originale, infatti, è Für Therese, cioè Per Teresa”. Quindi toccherà ad Annagiulia Gramenzi, che ripercorrerà le “categorie del mostruoso nella storia della medicina”, alla performer Lorenza Franzoni e a Vincenzo Branà, presidente del Cassero di Bologna, relatore dell’appuntamento “Mi raccomando mangia tanto pesce”. “Per reagire a quella che veniva – e viene – percepita come una sciagura, una jattura o una maledizione – spiega Sedda – si è diffusa la credenza che l’omosessualità sia invece una malattia. Ciò ha reso possibile alimentare e coltivare l’ostinata speranza che proprio in quanto malattia sia anche curabile. Le diagnosi e le terapie mediche adottate sono il risultato di ricerche scientifiche in bilico tra l’allucinazione, la crudeltà più efferata, l’abbaglio ostinato e la risibile cantonata. E ancora, a volte, si continua a sbagliare”.
Cantonate, accidenti, distrazioni, fallimenti. Sarà questa, quindi, la ricetta alla base dell’Error Day, una via di mezzo tra gli scivoloni comuni e i grandi sbagli che hanno contribuito a cambiare la società. “Gli errori fortunati di Galvani, Darwin, Freud, Pauling, Marconi, Einsten, e tanti altri, hanno avuto un incalcolabile valore – conclude Sedda – e chissà, magari in futuro qualcuno ricorderà quelli commessi da noi, nella nostra quotidianità”.