Il grido d’allarme segue l’approvazione renziana della Strategia Italiana per la Banda Ultralarga e della Strategia per la Crescita digitale 2014-2020: la richiesta è da un centinaio di firmatari-promotori, tra i quali Fiorella Belpoggi del Centro di Ricerca sul Cancro dell’Istituto Ramazzini a Bologna e Mario Barteri, Chimica Fisica Biologica alla “Sapienza”, l’associazione Medicina Democratica, l’Isde – Medici per l’Ambiente, la Fondazione Progenies di Firenze. Questa la sintesi: “Riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore; approvare un decreto attuativo della Legge 36/2001 per i dispositivi mobili con l’adozione degli stessi limiti di esposizione delle antenne dei sistemi fissi; promuovere investimenti pubblici e detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più efficiente e completamente sicura per la salute. Infine, l’obbligo per gli enti predisposti alla tutela della salute pubblica ad assumere le proprie valutazioni del rischio sulla radiofrequenza, selezionando gli studi scientifici indipendenti, escludendo quelli finanziati dall’industria delle telecomunicazioni“. Insomma, tanta roba, che riguarda tutti.
Altre voci dal worksop di Roma: “Questi piani di sviluppo rischiano di far aumentare in modo esponenziale tutta una serie di patologie tumorali e neurodegenerative correlate all’esposizione continuata alla radiofrequenza, con un rischio più significativo per i più giovani dal momento che gli effetti nocivi dell’esposizione ai campi elettromagnetici si accumulano nel tempo”, sostiene Fiorenzo Marinelli, ricercatore CNR Bologna. “Il governo suggerisce di uniformare i limiti attuali italiani (6 V/m) a quelli europei (61 V/m) in base alla raccomandazione 1999/519/CE, che io stesso ho contribuire ad elaborare come uno dei delegati del Ministero della Sanità italiano”, spiega Livio Giuliani, dirigente di ricerca ex-Ispsl, ‘gli Stati membri hanno facoltà di fornire un livello di protezione più elevato di quello di cui alla presente raccomandazione’ e che gli Stati membri ‘dovrebbero considerare i progressi delle conoscenze scientifiche con un atteggiamento di precauzione, suggerito in una riduzione cautelativa a 0,6 V/m”.
Netta la posizione anche dei comitati No-Antenna Selvaggia, No-Muos in Sicilia e delle associazioni malati di Elettrosensibilità: “Siamo per lo sviluppo delle tecnologie digitali purché avvenga nel pieno rispetto della salute”, dice Giuseppe Teodoro portavoce romano. “Richiediamo anche il divieto di installazione del Wi-Fi negli asili, nelle scuole, nei luoghi di cura e negli ospedali.” Chiosa Francesca Romana Orlando, Amica: “La valutazione del rischio correlato ai campi elettromagnetici è fortemente condizionata dal problema del conflitto di interessi”. Per firmare la l’appello c’è tempo fino al 30 Marzo: chiunque può farlo. Mentre per chi volesse preventivamente orientarsi, proficua lettura è senz’altro “Il fascino discreto dell’elettromagnetismo, tutto quello che dovete sapere sull’inquinamento elettromagnetico: scienza, salute e ambiente” (Andromeda Edizioni).