Non mi sorprende il doppio voto del Parlamento Italiano di ieri. Corrisponde perfettamente alla doppia faccia che la politica italiana mostra riguardo alla questione palestinese.
La vicenda peraltro è totalmente assurda. Come è stato già ben scritto da altri il governo italiano si era già espresso sulla questione nel 2012, quando ha votato sì in sede di Assemblea Generale dell’Onu alla “promozione” della Palestina da mero osservatore a Stato osservatore-non membro. Un risultato niente affatto scontato allora, che pare essere stato dimenticato, o rimosso, dalle discussioni oggi. Ma si sa la coerenza non è il nostro forte.
Lo scandaloso risultato di oggi, ossia l’approvazione contemporanea di due mozioni in contrasto l’una con l’altra è quindi ancora più scandaloso in quanto entrambe hanno ottenuto il beneplacito del governo.
C’è chi parla di “furbizie di palazzo” (Niki Vendola), chi di “bluff vergognoso” (M5S). C’è poi chi, come Pippo Civati, ritiene che “non sia il caso di drammatizzare”, pur essendo uno dei pochi all’interno del Pd ad avere per tempo sollevato le incompatibilità di una mozione con l’altra ed avere di conseguenza dichiarato di votare sì solo a quella presentata dal Pd, e coerentemente no a quella presentata da Ap e Ncd.
Non è il caso di drammatizzare quindi. Parafrasando Humphrey Bogart in l’Ultima Minaccia: “E’ la politica, bellezza! E tu non puoi farci niente. Niente!”.
E’ troppo quindi sperare di avere una linea politica coerente?
“Al governo o sono dei dissociati o sono in malafede”, commenta Manlio Di Stefano (M5S); personalmente propendo più per la seconda ipotesi, essendo le simpatie del nostro Capo del governo ben note.
Certo, dispiace constatare che ancora una volta l’Italia perde una preziosa occasione per affermarsi come un paese che possa ricoprire un qualche ruolo rilevante nella politica internazionale. La confusione regna sovrana. Manca qualsiasi analisi politica seria. La gente che siede nel nostro Parlamento dimostra di non avere idea di cosa significhi votare allo stesso tempo una mozione che impegna il governo a “promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa” e un’altra che impegna il governo “a promuovere il raggiungimento di un’intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello stato d’Israele e l’abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno stato palestinese”.
Mi assale un pensiero malizioso leggendo queste parole: quanti parlamentari italiani sanno davvero cosa sono i confini del 1967?
Quanti di loro hanno visitato Gerusalemme negli ultimi dieci anni? Quanti dei nostri attuali politici hanno idea di cosa siano nella realtà dei fatti le colonie israeliane di cui tanto si parla?
Lo sanno che il numero di coloni israeliani che attualmente vivono illegalmente nel territorio palestinese occupato ammonta ormai a circa 500.000?
Che le colonie non sono dei villaggetti di legno e fango ma vere e proprie città, con tanto di Università e ogni ben di dio, costruite su terra rubata ai palestinesi, con materiali rubati ai palestinesi, alimentate con acqua rubata ai Palestinesi?
Che sono protette militarmente dall’esercito israeliano, che i coloni girano armati e che si rendono di frequente attori di violenze ai danni dei Palestinesi nei villaggi vicini?
E lo sanno che ben 200.000 di questi coloni si trovano nella parte “palestinese” di Gerusalemme, quella che è stata illegalmente annessa da Israele nel 1967, e che illegalmente continua ad essere considerata come la capitale unica e indivisibile dello stato di Israele in violazione di decine di risoluzioni dell’Onu e altri organismi internazionali?
E quanti sanno delle demolizioni illegali delle case palestinesi che ogni giorno lasciano intere famiglie senza tetto?
Quanti hanno un’idea di come il territorio palestinese, una piccolissima porzione di quella che era la Palestina storica, sia oggi ridotto peggio di un formaggio gruviera e che il muro “di separazione” in questi ultimi anni si è mangiato intere porzioni di terra palestinese (ben al di là dei confini internazionalmente accettati) e che ha circondato e isolato interi villaggi, dove oggi i bambini non possono neanche andare a scuola se i soldati israeliani non li lasciano passare dal cancello che chiude la gabbia dove sono chiusi dentro?
Lo sanno i nostri politici cosa significa la chiusura totale a cui Gaza e i sui due milioni di abitanti sono sottoposti da oltre otto anni ininterrottamente, puniti collettivamente con il beneplacito dei nostri governi?
Ecco, prima di votare cose senza senso, che dimostrano ignoranza di quella che è la situazione della Palestina oggi, inviterei i nostri cari politici a farsi un’idea più precisa, magari visitando personalmente il paese. Si renderanno allora conto che al di là della questione dei due Stati, ci sono cose molto più gravi che stanno avvenendo quotidianamente in Palestina (Stato o non stato che sia), sotto i nostri occhi.
Può sembrare una provocazione, ma la verità è che in fin dei conti non mi interessa molto che il Parlamento italiano voti pro, contro, o pro e contro contemporaneamente (!) allo Stato palestinese. Quel che mi interessa è che si vada oltre alla questione politica. Perché è molto più di questo: è una questione di rispetto di diritti umani fondamentali. Quei diritti umani per cui l’Italia, peraltro, è stata sempre in prima linea a livello internazionale.
Uno Stato, due Stati, nessuno Stato, decine di Stati (Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est, area A, B, C, etc…)? Chi conosce la realtà di qui (mi trovo in Palestina al momento) sa che è troppo tardi per fare questi discorsi.
Chantal Meloni
Giurista, studiosa di diritto penale internazionale
Mondo - 28 Febbraio 2015
Palestina: uno Stato, due Stati, nessuno Stato? Piuttosto pretendiamo il rispetto dei diritti umani
Non mi sorprende il doppio voto del Parlamento Italiano di ieri. Corrisponde perfettamente alla doppia faccia che la politica italiana mostra riguardo alla questione palestinese.
La vicenda peraltro è totalmente assurda. Come è stato già ben scritto da altri il governo italiano si era già espresso sulla questione nel 2012, quando ha votato sì in sede di Assemblea Generale dell’Onu alla “promozione” della Palestina da mero osservatore a Stato osservatore-non membro. Un risultato niente affatto scontato allora, che pare essere stato dimenticato, o rimosso, dalle discussioni oggi. Ma si sa la coerenza non è il nostro forte.
Lo scandaloso risultato di oggi, ossia l’approvazione contemporanea di due mozioni in contrasto l’una con l’altra è quindi ancora più scandaloso in quanto entrambe hanno ottenuto il beneplacito del governo.
C’è chi parla di “furbizie di palazzo” (Niki Vendola), chi di “bluff vergognoso” (M5S). C’è poi chi, come Pippo Civati, ritiene che “non sia il caso di drammatizzare”, pur essendo uno dei pochi all’interno del Pd ad avere per tempo sollevato le incompatibilità di una mozione con l’altra ed avere di conseguenza dichiarato di votare sì solo a quella presentata dal Pd, e coerentemente no a quella presentata da Ap e Ncd.
Non è il caso di drammatizzare quindi. Parafrasando Humphrey Bogart in l’Ultima Minaccia: “E’ la politica, bellezza! E tu non puoi farci niente. Niente!”.
E’ troppo quindi sperare di avere una linea politica coerente?
“Al governo o sono dei dissociati o sono in malafede”, commenta Manlio Di Stefano (M5S); personalmente propendo più per la seconda ipotesi, essendo le simpatie del nostro Capo del governo ben note.
Certo, dispiace constatare che ancora una volta l’Italia perde una preziosa occasione per affermarsi come un paese che possa ricoprire un qualche ruolo rilevante nella politica internazionale. La confusione regna sovrana. Manca qualsiasi analisi politica seria. La gente che siede nel nostro Parlamento dimostra di non avere idea di cosa significhi votare allo stesso tempo una mozione che impegna il governo a “promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa” e un’altra che impegna il governo “a promuovere il raggiungimento di un’intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello stato d’Israele e l’abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno stato palestinese”.
Mi assale un pensiero malizioso leggendo queste parole: quanti parlamentari italiani sanno davvero cosa sono i confini del 1967?
Quanti di loro hanno visitato Gerusalemme negli ultimi dieci anni? Quanti dei nostri attuali politici hanno idea di cosa siano nella realtà dei fatti le colonie israeliane di cui tanto si parla?
Lo sanno che il numero di coloni israeliani che attualmente vivono illegalmente nel territorio palestinese occupato ammonta ormai a circa 500.000?
Che le colonie non sono dei villaggetti di legno e fango ma vere e proprie città, con tanto di Università e ogni ben di dio, costruite su terra rubata ai palestinesi, con materiali rubati ai palestinesi, alimentate con acqua rubata ai Palestinesi?
Che sono protette militarmente dall’esercito israeliano, che i coloni girano armati e che si rendono di frequente attori di violenze ai danni dei Palestinesi nei villaggi vicini?
E lo sanno che ben 200.000 di questi coloni si trovano nella parte “palestinese” di Gerusalemme, quella che è stata illegalmente annessa da Israele nel 1967, e che illegalmente continua ad essere considerata come la capitale unica e indivisibile dello stato di Israele in violazione di decine di risoluzioni dell’Onu e altri organismi internazionali?
E quanti sanno delle demolizioni illegali delle case palestinesi che ogni giorno lasciano intere famiglie senza tetto?
Quanti hanno un’idea di come il territorio palestinese, una piccolissima porzione di quella che era la Palestina storica, sia oggi ridotto peggio di un formaggio gruviera e che il muro “di separazione” in questi ultimi anni si è mangiato intere porzioni di terra palestinese (ben al di là dei confini internazionalmente accettati) e che ha circondato e isolato interi villaggi, dove oggi i bambini non possono neanche andare a scuola se i soldati israeliani non li lasciano passare dal cancello che chiude la gabbia dove sono chiusi dentro?
Lo sanno i nostri politici cosa significa la chiusura totale a cui Gaza e i sui due milioni di abitanti sono sottoposti da oltre otto anni ininterrottamente, puniti collettivamente con il beneplacito dei nostri governi?
Ecco, prima di votare cose senza senso, che dimostrano ignoranza di quella che è la situazione della Palestina oggi, inviterei i nostri cari politici a farsi un’idea più precisa, magari visitando personalmente il paese. Si renderanno allora conto che al di là della questione dei due Stati, ci sono cose molto più gravi che stanno avvenendo quotidianamente in Palestina (Stato o non stato che sia), sotto i nostri occhi.
Può sembrare una provocazione, ma la verità è che in fin dei conti non mi interessa molto che il Parlamento italiano voti pro, contro, o pro e contro contemporaneamente (!) allo Stato palestinese. Quel che mi interessa è che si vada oltre alla questione politica. Perché è molto più di questo: è una questione di rispetto di diritti umani fondamentali. Quei diritti umani per cui l’Italia, peraltro, è stata sempre in prima linea a livello internazionale.
Uno Stato, due Stati, nessuno Stato, decine di Stati (Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est, area A, B, C, etc…)? Chi conosce la realtà di qui (mi trovo in Palestina al momento) sa che è troppo tardi per fare questi discorsi.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato alla Cbs che ci sarà un aumento dei casi di detenzione simili a quello del manifestante filo-palestinese Mahmoud Khalil. "Ogni giorno, ormai - ha aggiunto - approviamo revoche di visti e anche di Green Card".
"Devi fare certe dichiarazioni", ha spiegato a proposito dei non cittadini che arrivano negli Stati Uniti. "Se ci dici, quando fai domanda per un visto, che stai arrivando negli Stati Uniti per partecipare a eventi pro-Hamas che vanno contro gli interessi della politica estera... Se ci avessi detto che lo avresti fatto, non ti avremmo mai dato il visto".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.