Di quanti “agenti provocatori” può disporre Matteo Salvini nella cosiddetta sinistra antagonista, visto l’impegno profuso da centri sociali e comitati di lotta per imbottire di voti i suoi già pingui sondaggi? La domanda sorge spontanea di fronte al blitz di un gruppo di attivisti del “Movimento per la casa” che ieri, a Roma, hanno occupato una chiesa in Piazza del Popolo come prologo in vista della manifestazione leghista di oggi.
Naturalmente parliamo di agenti provocatori inconsapevoli, persone mosse dalla legittima convinzione che Salvini, con le sue intemerate contro rom e immigrati,rappresenti un pericolo. Argomenti che lo stesso Salvini rovescia per dimostrare che in realtà, qui da noi, clandestini e rom spadroneggiano grazie alla complicità o alla viltà di tutti gli altri partiti.
Una tecnica che il Matteo felpato ha già sperimentato presentandosi nei campi nomadi sperando, immaginiamo, che qualcuno non resistesse alla tentazione di dirgliene (e di dargliene) quattro. Cosa puntualmente accaduta a Bologna e a Milano con supremo scandalo dei malpensanti più che mai convinti che davanti all’invasione dei barbari l’unica salvezza sia Salvini.
Ieri, il nostro ha detto che “non possono essere quattro squadristi a decidere chi manifesta e chi no”,dimenticando che lui gli squadristi se li è messi in casa, anzi in Casa Pound. Intanto lo slogan del corteo “antifascista” sarà: “Mai con Salvini mai con Renzi”. Un’altra sponda alla strategia dei due Mattei divisi nella lotta ma uniti nella ricerca ossessiva di un nemico.
‘Stoccata e fuga’ – Il Fatto Quotidiano, 28 Febbraio 2015