Mafie

Beni confiscati alle mafie: Leopolda siciliana, il mio intervento ‘censurato’

Lo penso e l’avevo anche scritto: i politici non cercano sinceramente idee dalla società perché le idee le hanno già chiarissime, ma ci sono cascato lo stesso e mi ero registrato per un intervento alla Leopolda siciliana di Davide Faraone dove gli interventi sono stati invece dettati da una precisa regia. Eppure il Pd ha all’esame una riforma in tema di beni confiscati che per circa la metà sono proprio in Sicilia e la crisi finanziaria della regione è così drammatica da invocare soluzioni straordinarie. Per questo pensavo di riproporre un’idea di cui ho scritto la prima volta nel 2005 e che ho ripreso anche recentemente su queste pagine, ma tale Alberto Firenze, capo dello staff di Faraone, mi ha confermato che era stata scartata.

Un’idea da Sicilia 2.0 che resta quindi a disposizione degli esponenti del governo nazionale e regionale, di Crocetta che chiede soldi a Roma, ma anche del M5S, di Forza Italia e di chiunque volesse farla propria senza alcun copyright: non interessa il colore del gatto, l’importante è che prenda il topo!

Chiediamo i danni a Cosa Nostra 

La Regione Siciliana dovrebbe chiedere al governo nazionale di promuovere una legge che le consentisse di avviare un’autonoma causa civile, non penale, per il risarcimento dei danni morali, di immagine ed economici contro appartenenti e favoreggiatori di Cosa nostra condannati in via definitiva. Mi riferisco al danno del ritardato sviluppo economico quantificato in miliardi da centri di ricerca come il CENSIS, al danno d’immagine per cui -persino nei cartoni animati- l’accento del malavitoso è immancabilmente siciliano e al danno morale di aver perso prematuramente e violentemente i figli migliori di questa terra. 

La legge dovrebbe consentire alla Regione di potersi rivalere sui patrimoni illeciti già confiscati oltre che su quelli leciti o meno, di costoro, dei loro prestanome e anche dei loro eredi che potrebbero sempre e comunque rinunciare all’eredità. Si dice giustamente che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli, ma neanche patrimoni sporchi di sangue o comunque di gravi colpe dovrebbero ricadere nelle loro mani.

Se la finalità dell’attività criminale di Cosa Nostra è l’accumulazione illecita di ricchezza con l’influenza e il potere sociale che ne deriva e per le quali si mettono pure in conto la morte violenta o l’ergastolo purché i frutti vadano ai propri familiari, non certo a vantaggio della collettività, questa azione civile ne rappresenterebbe il più efficace disincentivo economico oltre che sancire il più completo fallimento di una vita criminale. Si potrebbe così non solo saldare il buco dei conti del bilancio regionale, ma anche regolare una volta per tutte i conti con un tragico passato, facendo passare un messaggio forte e positivo.

La “finestra” legislativa da aprire dovrebbe consentire alla Regione di potersi rivalere innanzitutto sui beni già confiscati e detenuti presso l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati e Sequestrati. Per rendere più efficace l’azione risarcitoria, la Regione potrebbe chiedere la vendita di quei beni aziendali, immobiliari, ecc. di maggiore valore commerciale detenuti dall’Agenzia. L’ultima cosa che oggi ci serve è una nuova “manomorta” che, dietro il paravento della lotta alla mafia, alimenti nuove rendite parassitarie.

La parte liquida dei beni confiscati confluisce invece nel Fondo di Giustizia: anche in questo caso somme di denaro e altri valori attribuiti ad affiliati e fiancheggiatori di Cosa Nostra, condannati in via definitiva, verrebbero accreditate alla tesoreria della Regione.

La responsabilità dei potenziali convenuti nell’azione civile di risarcimento danni sarebbe caratterizzata dalla loro piena solidarietà passiva: la Regione non avrà bisogno di esperire l’azione verso tutti i potenziali soggetti, ma soltanto verso i più solvibili, lasciando ad essi l’onere di rivalersi eventualmente sugli altri.

Per rendere più efficace il ritrovamento, soprattutto all’estero, di beni da aggredire, la Regione dovrebbe avvalersi delle stesse professionalità che il Commissario nominato dal Governo nazionale (Enrico Bondi) assoldò nella vicenda Parmalat e che potrebbero assisterla anche per definire la più efficace strategia di recupero. L’agenzia  Kroll aiutò il Regno del Kuwait a recuperare i capitali trafugati da Saddam Hussein nei paradisi fiscali e a svelare gli investimenti di altri dittatori e grandi criminali.

Va considerato che il solo patrimonio già confiscato a prestanome del latitante Matteo Messina Denaro nel settore delle energie alternative e della grande distribuzione viene valutato in oltre un miliardo di euro e che a questo potrebbe aggiungersi il “tesoro” di Vito Ciancimino, ancora da individuare, o quello amministrato dal “cassiere della mafia” Vito Roberto Palazzolo recentemente estradato in Italia. E poi quello di tutti gli altri boss, così come dei politici, imprenditori e burocrati collusi. All’obiezione di chi teme che possano ricadere nelle stesse mani, si può rispondere confiscandoli nuovamente e vediamo chi si stanca prima!

Una volta stimato, anche prudentemente, l’ammontare del credito rivendicato per il risarcimento del danno e dedotto quanto direttamente ricavato dall’Agenzia e dal Fondo di Giustizia, la Regione potrebbe vedersi anticipata la parte restante cedendo al mercato tale credito residuo attraverso un’operazione di cartolarizzazione che comporta la cessione del credito scontato secondo la valutazione di mercato ad un veicolo societario che ne finanzierà l’acquisto collocando proprie obbligazioni sul mercato finanziario.

La valutazione del mercato sulla “bontà” di tale credito sarà tanto maggiore quanto più credibile sarà il processo di aggressione dei patrimoni riconducibili ai convenuti, in Italia e all’estero. Per questo motivo l’assistenza di una società di investigazioni internazionali con adeguata reputazione ed esperienza sarà particolarmente opportuna.

Politicamente, dovrebbe essere preferibile far pagare il risanamento finanziario ad una minoranza criminale che ai soliti contribuenti come si è fatto con l’inasprimento massimo della tassazione per finanziare il mutuo trentennale recentemente approvato.