Gli uomini di Montella portano a casa i tre punti in una partita molto tattica, sbloccata nel secondo tempo dall'egiziano, e chiudono la gara con due uomini in meno per i cambi esauriti. I nerazzurri si svegliano solo nel finale ma Neto salva il risultato su Palacio
Una battaglia tattica, diventata anche di spirito e sacrificio, vinta dalla Fiorentina dopo quasi cento minuti di lotta conclusa in nove uomini. A decidere la partita a scacchi giocata da Mancini e Montella è ancora Salah. Il quarto gol in un mese dell’egiziano ribadisce il quinto posto della Fiorentina, che tiene il passo europeo della Lazio e allunga a otto la striscia di risultati utili consecutivi, chiudendo allo stesso tempo la porta per la prima volta dopo dieci gare in cui ha subito gol. Tutto nonostante finisca la partita in nove a causa degli infortuni di Tomovic e Savic, arrivati entrambi quando non c’erano più cambi a disposizione. Così la squadra più inglese del campionato mette da parte il fioretto e si difende con il coltello tra i denti negli ultimo quarto d’ora. Meritatamente resiste alla spinta (disordinata) dell’Inter che attacca senza una scaletta perdendosi spesso prima di arrivare davanti a Neto. Ma questo era stato il leit motiv della partita anche della Fiorentina, almeno fino al vantaggio firmato da Salah.
Un concatenarsi di episodi che premia i viola, bravi ad essere più cinici nella sfiga di una partita chiusa con tre infortuni (Babacar nel primo tempo). Proprio il problema muscolare dell’attaccante scelto da Montella scardina l’equilibrio tattico che aveva resistito fino a quel momento. Perché l’allenatore napoletano lo sostituisce con Salah inventando Ililic falso nueve. Una mossa che toglie punti di riferimento alla difesa nerazzurra costretta a inseguire l’egiziano, bravo a inserirsi negli spazi. Non è un caso che Vidic e Juan Jesus vengano ammoniti appena l’ex Chelsea mette piede in campo e poco dopo arrivi l’azione del gol-partita. Fino a quel momento la Fiorentina era andata a cacciare il pallone già dai piedi dei centrali, mettendo spesso in difficoltà l’Inter.
Anche perché Kurtic si dedica anima e corpo al soffocamento di Guarin, pericolo pubblico numero uno in questo periodo. Il colombiano viene francobollato appena supera la metà campo e i nerazzurri devono per forza affidarsi alle fasce per provare a creare pericoli. Peccato che Campagnaro non abbia spinta e – complice un Kovacic lontano dal vivo del gioco – si finisca sempre da Santon. Gioco prevedibile e facile da controllare. Podolski è un fantasma, Icardi non vede un pallone. La Fiorentina è più produttiva ma Kurtic tira alle stelle da buona posizione e Babacar arriva con un attimo di ritardo all’appuntamento con un buon cross di Pasqual. Per vedere una conclusione dell’Inter bisogna aspettare una bomba sganciata da Guarin. Nata (non a caso) dopo la decisione di Mancini di invertirlo con Brozovic, portandolo lontano dalle grinfie di Kurtic.
Siamo quasi a metà partita e cresce la sensazione che solo un episodio possa cambiare la palude tattica. Accade con l’infortunio di Babacar che da il là all’ingresso di Salah. La rete dell’egiziano in apertura di secondo tempo dovrebbe spingere l’Inter ad essere più arrembante. Ci prova Medel con un lancio (il primo) per Icardi ma l’argentino perde l’attimo e poi aspetta il contatto, reclamando un fallo in area che non c’è. Shaqiri per Podolski ridisegna i nerazzurri: 4-2-3-1 che smuove le fondamenta. Lo svizzero dialoga con Brozovic e Icardi calcia male un rigore in movimento. Poi ancora il neo entrato pennella per la testa di Vidic ma il croato gira debolmente. Fiorentina in nove poco dopo e sei minuti di recupero a disposizione dell’Inter. Assedio strampalato, Neto dice no a Palacio: è una parata che vale due punti e rallenta pesantemente, dopo tre vittorie consecutive, la rincorsa nerazzurra all’Europa. Con il Wolfsburg all’orizzonte sull’altra strada percorribile per acciuffare una competizione continentale nel 2015/16, lo stop contro la Fiorentina è un macigno pesante.