Cucina

Antony Andaloro, l’unico ‘blind chef’ italiano: “Cucinare al buio non è facile. Uso la creatività”

Insieme a Gianni Tota, celebre cuoco dei vip, organizza 'cene sensoriali': il guadagno? "Lo devolviamo a Horus Technology, un progetto che nasce da tre ragazzi giovanissimi: Saverio Murgia, Luca Nardelli e Benedetta Magri. Hanno inventato un dispositivo innovativo, volto a migliorare la vita di persone ipovedenti o cieche"

di Barbara Giglioli

Un’amicizia che nasce naturalmente, quasi per gioco. E’ quella tra Antony Andaloro, unico blind chef italiano, e Gianni Tota, celebre cuoco dei vip. I due si sono conosciuti per caso e da lì hanno cominciato il loro percorso insieme per aiutare gli altri, attraverso le cene sensoriali al buio. “Voglio cercare di far capire ai commensali la sensazione che si prova a cucinare non vedendo. Non è facile” spiega il blind chef. Emozione, fantasia e immaginazione in piatti che vanno mangiati attivando gusto, olfatto e tatto.

Anthony Andaloro lei è l’unico blind chef d’Italia. Come ha conosciuto Gianni Tota?
Ci siamo conosciuti per gioco e ha fatto subito una brutta figura (ride ndr.). Io gli commentavo spesso i post su Facebook. Un giorno ho deciso di chiedergli cosa pensasse delle mie foto scattate in cucina.

E a quel punto lei, Gianni, cosa ha risposto?
Sono andato a vedere le foto e mi sono subito alterato. Gli ho scritto che non avevo mai visto uno chef in cucina con gli occhiali da sole. Vuole sapere cosa mi ha risposto Anthony? “Sinceramente nemmeno io”. E’ a quel punto che osservando meglio il suo profilo, ho capito che era non vedente. Mi sarei voluto nascondere.

Anthony lei è sempre stato non vedente?
No. E’ per questo che per me è stata ancora più dura. Lotto dal 2003. Ho fatto trapianti a Cuba e nel 2010 ho scoperto di avere la malattia di Stargardt.

Ma lei ha sempre cucinato?
Diciamo che ho sempre avuto la passione per la cucina e ho cercato di creare questo personaggio.

Da dove ha preso ispirazione?
Dalla vittoria della blind chef Christine Ha a Masterchef America.

Prima di fare lo chef cosa faceva?
Ero maestro decoratore di arte del Settecento all’Accademia di Brera. Ma poi ho dovuto ovviamente lasciare. Mi manca moltissimo il mio lavoro. Ora però cerco di creare in cucina.

E fa lo chef.
Diciamo che non mi reputo un grande chef, perché al buio non è facile. Sfido chiunque a cucinare con un benda.

Cosa vuole comunicare con le sue cene sensoriali al buio?
Non voglio far percepire le difficoltà e i disagi che abbiamo noi non vedenti, anche perché in due o tre ore non si può capire. Sa, ci sono molte persone nella mia stessa situazione che vanno in depressione perché non hanno la forza di reagire. Io ho un carattere abbastanza forte e affronto le cose con diplomazia, ma qualche volta mi arrabbio.

Come saranno organizzate le cene?
Gianni e io abbiamo creato insieme un menù segreto. Si giocherà tanto sul profumo e, pur essendo al buio, si potranno percepire anche i colori. Solo i camerieri potranno vedere, dato che avranno un caschetto offerto dalla Free Vision di Messina.

Il ricavato delle vostre cene sensoriali al buio va in beneficenza?
Sì. Stiamo lavorando con Horus Technology, un progetto che nasce da tre ragazzi giovanissimi: Saverio Murgia, Luca Nardelli e Benedetta Magri. Hanno inventato un dispositivo innovativo, volto a migliorare la vita di persone ipovedenti o cieche. Sono dei particolari occhiali in grado di riconoscere lo spazio intorno alla persona che li indossa, attraverso degli auricolari collegati. E’ la marcia in più che aspettavamo noi non vedenti. Oltre al progetto Horus, abbiamo creato anche l’associazione “Oltre il buio” per aiutare chi soffre o ha sofferto come me.

Immagino che lei, Anthony, abbia vissuto dei momenti molto duri. Qual è stata la sua forza?
Mia moglie. Sa che sono andato a convivere con lei 28 giorni dopo averla conosciuta? E’ stato un colpo di fulmine. Poi sono arrivati anche i miei figli a darmi forza. Ora non li posso più vedere, ma non serve vederli. Li percepisco e li vivo ugualmente, con il tatto, con l’olfatto.

Cosa è cambiato dopo la malattia?
Mi è venuta la fobia dell’igiene e quella di volare. Ho paura del vuoto e dell’ampio spazio, infatti non vado più al mare. Mi sento perso, anche se sono con una persona accanto. Ma la supererò, sono tosto. Nella vita si cade, ma io cerco sempre di rialzarmi e iniziare da capo.

Gianni Tota, lei cosa dice del suo amico?
E’ una delle persone più determinate che conosca. L’anno scorso io ho avuto un ischemia e sa lui cosa mi ha detto? “Adesso ti prendo per mano e ti porto nel buio”. Con tutti i problemi che deve affrontare quotidianamente riesce a dare forza agli altri.

Risotto Ananas, Curry, Gamberetti e Surini di Granchio

Ingredienti per 4 Persone:

600 gr di Riso Basmati

400 gr di Gamberetti

200 gr di Surini di Granchio

2 Ananas Mature

2 cucchiai di Curry

2 Spicchi d’aglio

1 conf. Piccola di Salsa Cocktail

4 uova intere

Olio extravergine di oliva, qb.

Sale qb.

Pepe nero a piacere

Mezzo bicchiere di Vino Bianco
Procedimento

Tagliate a metà le due ananas e svuotatele aiutandovi con un cucchiaio. Mettete da parte la polpa fatta a pezzetti e il succo dell’ananas. Tostate il riso a crudo in una wok per 3 minuti. Portate ad ebollizione un litro di acqua salata e versate il riso. Tagliate a pezzettini l’aglio e fatelo rosolare con un filo di olio evo a fiamma bassa. Versate i gamberetti e il surini di granchio e saltate per un paio di minuti. Nella wok strapazzate le 4 uova, aggiungete i gamberetti, il surini di granchio e due cucchiai di curry. Aggiustate di sale e pepe nero. Sfumate con vino bianco e fatelo evaporare. Aggiungete l’ananas e fate amalgamare il tutto per 2 minuti. Versate anche il riso nella wok e fate cuocere il tutto per 5 minuti. Riempiti le 4 mezze ananas con il risotto e servite caldo.

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