I 22 dipendenti del Grande albergo Roma non si rassegnano alla chiusura, prevista per il 30 giugno 2015 e sono pronti persino all’autogestione. E’ stata infatti una cessazione dell’attività, annunciata nei giorni scorsi dai gestori, che a Piacenza ha stupito in molti, non solo per il fatto che l’hotel posto in pieno centro storico fosse ormai l’ultimo in attività, ma anche perché, a parte le difficoltà economiche, in pochi si sarebbero aspettati che anche una realtà così antica, radicata nel tessuto urbano e meta dei più grandi personaggi che sono passati negli anni in città potesse essere toccata dalla crisi economica.
“Non si poteva più fare nulla”, ha detto Elena Prati, sorella di Piero, titolari del Grande Albergo Roma che aprì i battenti nel 1976. “La chiusura provoca un effetto sicuramente molto brutto, un grosso dispiacere per noi e per il personale che lavora con noi da tantissimi anni. Eravamo una famiglia”. Colpa dei costi, in particolare quelli d’affitto dello stabile, di proprietà della Cementirossi, per i quali si parla addirittura di mille euro al giorno: “Sono diventati esageratamente alti, parlo dei costi fissi, dei costi del lavoro, dell’energia. A cui si è aggiunta una forte riduzione del budget della clientela. Tante cose che messe insieme ci hanno indotto ad abbandonare”.
“Siamo pronti anche all’autogestione”. E così, all’assemblea dei lavoratori, che si è tenuta a porte chiuse proprio tra le suggestive sale del Grande albergo Roma, è arrivata la proposta. Non una gestione autonoma che possa durare per sempre ma, a quanto pare, utile per concludere al meglio i mesi di Expo e non perdere una realtà che potrebbe permettere un afflusso di turisti in pieno centro storico. Una scelta, poi, che rappresenta un’ultima spiaggia per queste 22 persone, che rientrano nella categoria del “turismo e del commercio” per la quale non sarebbero previsti ammortizzatori sociali. Inoltre, l’autogestione sarebbe utile anche ad attirare catene di alberghi interessate a subentrare, delle quali già si vocifera, visto che i lavoratori si sono detti disposti ad abbassarsi lo stipendio o a lavorare gratuitamente per un periodo, sempre che all’orizzonte ci sia una prospettiva.
Una posizione confermata da Vincenzo Guerriero della Uiltucs: “Il nostro obiettivo è quello di dare continuità al lavoro, auspichiamo che si possa mantenere questa attività in centro e vorremmo che un imprenditore si prendesse la responsabilità di portare avanti una struttura così di prestigio. E’vero che i dipendenti hanno proposto di gestirlo autonomamente, sempre avendo delle agevolazioni da parte delle istituzioni, oppure se vi fosse in vista una catena alberghiera in grado di subentrare dopo un periodo di autogestione. Però è una delle possibilità, sempre che esista veramente qualcuno interessato a rilevare l’hotel. Anche perché le competenze di questi lavoratori sono molto particolari e ormai radicate in questa realtà e vedono la prospettiva di ricollocarsi in un altro ambito molto difficile”.
Unica strada, ha spiegato Francesca Benedetti della Cisl, “che a partire dal primo maggio i dipendenti inizino a prendere quella che viene definita nuova Naspi o vecchia disoccupazione e quindi il 75% dello stipendio per i primi 4 mesi e poi a scalare il 3% ad ogni mese successivo. Per loro, comunque, nessuna iscrizione nelle liste di mobilità o ammortizzatori di lungo respiro”. Ma l’albergo, almeno per ora, non sembra così in crisi. “E’ vivo, siamo in bassa stagione eppure su 70 camere ce ne sono 60 occupate – ha detto Fiorenzo Molinari della Cgil – per questo lanciamo nuovamente l’appello a tutti gli imprenditori che potrebbero essere interessati alla gestione di un albergo che nei fatti è assolutamente attivo”.
“E’ molto triste – si era sfogata ancora con i giornalisti Elena Prati – ho l’impressione che si stia perdendo la qualità, ciò mi fa tristezza. Girare per il centro e vedere tanti negozi chiusi. Purtroppo a volte siamo costretti a prendere delle decisioni contro la nostra volontà. Sicuramente certe politiche dell’amministrazione comunale, a partire dalla chiusura alle auto del centro storico non hanno aiutato, anche se in tanti ci sono venuti sempre molto incontro. Hanno comunque costituito un forte deterrente”. Ora saranno due le date spartiacque: del 2 marzo, con l’incontro con la proprietà (la Cementirossi) e la nuova assemblea prevista per il giorno successivo, il 3 marzo, in cui tra le tante ipotesi potrebbe farsene largo un ventaglio più ristretto in grado di dare un futuro al Grane albergo Roma.