Ci avevano già provato un mese fa. L’associazione “Animalisti Italiani Onlus”, insieme a un grappolo di altre sigle animaliste e ambientaliste, è tornata alla carica con un blitz davanti al Centro di sperimentazione Enea/Cnr Casaccia di Cesano, 190 edifici e un numero considerevole di addetti a un pugno di chilometri da Roma. L’obiettivo era quello di far luce sulla quantità e sullo stato di salute dei macachi rinchiusi dentro lo stabulario del Centro, di appurare se fossero vittime di sperimentazioni e di chiederne il trasferimento in quattro centri di recupero: il Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma di Semproniano, il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone di Sasso Marconi, il Centro Recupero Animali Selvatici di Cuneo e il Parco Faunistico di Pian dell’Abatino di Poggio San Lorenzo.
A fianco delle associazioni anche Mirko Busto e Paolo Bernini, parlamentari 5 Stelle che avevano presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. I due pentastellati avevano già provato a visitare lo stabulario, ma l’accesso era stato loro negato. Da qui la richiesta formale di ingresso. “I parlamentari hanno potuto accedere, in deroga alle disposizioni di accesso, tutte le volte che si sono presentati: sia il 22 gennaio che il 6 febbraio – puntualizzano a IlFattoQuotidiano.it dall’Enea – ma in entrambe le occasioni, in assenza del personale del Cnr, non è stato possibile farli accedere allo stabulario dei macachi. Il Cnr ha infatti la totale responsabilità della gestione della struttura. I deputati sono poi tornati ed entrati il 26 febbraio con un tecnico di fiducia, dopo aver concordato col Cnr l’accesso”.
Busto e Bernini hanno accertato che lo stabulario contiene 87 scimmie, di cui 65 macachi e 22 uistiti (si pensava fossero 120). Primati sottoposti, nel corso del tempo, a sperimentazioni di varia natura. “Questi macachi sono esemplari di quarta generazione: derivano da soggetti acquistati nel 1979-80 dalla Germania, da un importatore commerciale – ha spiegato Gemma Perretta, responsabile dello stabulario – il Cnr era nato originariamente, agli inizi degli anni ’80, da una convenzione con l’allora Cnen (Centro Nazionale Energia Nucleare) per costituire il Centro Nazionale Animali da Laboratorio. L’ultimo progetto sui 65 macachi, autorizzato dal Ministero della Salute, si è concluso nel marzo del 2013: si trattava di uno studio di carattere immunologico dove gli animali alla fine non venivano soppressi”.
I due deputati grillini ora chiedono che i primati siano ricollocati in strutture idonee e che la ricerca percorra altre strade rispetto alla sperimentazione.“È evidente – dichiara Paolo Bernini – che a fronte di questa pratica antiscientifica sia necessario non solo visionare e avere accesso ad ogni struttura finanziata dallo Stato e quindi da tutti i contribuenti, ma anche verificare la corretta applicazione delle normative vigenti in materia. È inoltre prioritario garantire una nuova speranza di vita a questi animali utilizzati per anni in tipologie di sperimentazioni diverse. Non è più accettabile che creature che condividono con noi fino al 97,5% del DNA come nel caso dei macachi, siano costrette ad una vita tanto misera e dolorosa. Hanno diritto alla tutela, al rispetto, alla dignità”.
Rincara la dose Walter Caporale, presidente dell’associazione “Animalisti Italiani”: “Vogliamo garantire a queste povere scimmie una vecchiaia decorosa – dice al IlFattoQuotidiano.it – oltre un mese di silenzio prima di questa visita: in questo lasso di tempo, sarebbero potute morire decine di primati, e altri avrebbero potuto essere trasferiti, curati, fatti sparire. Fino a un mese fa veniva addirittura negata la loro esistenza”. “Non sapevamo dell’esistenza dei macachi? Non lo escludo. Il nostro centro è talmente vasto. Lo stabulario che li ospita è una minuscola parte – ci spiegano sempre dall’Enea – e a noi risulta che questi macachi siano trattati benissimo, e che si nutrano di torte di cereali”.