L'ex portiere del Bari di Antonio Conte, dopo aver militato nella categoria minori in Italia e dopo un periodo di fermo, ha firmato un contratto con il Fc Amicale, squadra di uno dei luoghi più belli e incontaminati del mondo
“Ho fatto una buona scelta”: ogni mattina Mauro Boerchio apre la finestra e ripete il suo mantra. É nato 26 anni fa a Broni, in provincia di Pavia, reso dall’amianto della Fibronit il paese con il tasso di mortalità per mesotelioma più alto d’Italia e da qualche settimana vive nello stato più felice al mondo. Così l’happy planet index della fondazione Nef ha definito l’arcipelago Vanuatu: qui Mauro ha portato i suoi talenti tra i pali dopo una carriera mai decollata tra il Bari di Conte, la Nocerina, Pro Sesto e Savona.
L’ultima destinazione è Port Vila, capitale di un arcipelago che sta a Est dell’Australia e sede dell’Fc Amicale. “Guardo il panorama che si gode dalla mia camera e vedo un campo da golf e una splendida spiaggia, confine di un mare da sogno” racconta Boerchio, compatibilmente con le 11 ore di fuso orario. Uniche irrilevanti controindicazioni: le 96 diverse lingue diffuse su una popolazione di 45mila abitanti e la sismicità. Secondo il World Risk Report 2013 nessun paese al mondo è vulnerabile ai disastri naturali quanto Vanuatu. “In Oceania faccio la prima esperienza importante all’estero della mia vita. Era parecchio tempo che cercavo un’avventura oltre confine: in passato c’erano stati alcuni contatti, ma mai nulla di concreto. Quando le speranze sembravano perse è arrivata la chiamata all’Amicale da parte di Marco Banchini, che in passato ha allenato a Vigevano. È stato lui ad allestire il gruppo internazionale composto da nove elementi: ci sono due giovani italiani promettenti come Francesco Perrone e Marco Nasali e ragazzi che hanno giocato nei nostri campionati come Rijat Shala, Miguel Magnoni e Gaspar Lezcano”.
Inutile, la meta esotica e il mare cristallino non aiutano a immaginare la fatica di Mauro Boerchio. Eppure qui si fa sul serio e il portiere pavese sogna un giorno di arrivare a sfidare Real Madrid o Boca Juniors: a maggio la sua attuale squadra ha perso l’accesso al Mondiale per Club in Marocco solo all’atto conclusivo contro l’Auckland City. Quest’anno l’Amicale tenterà di nuovo di alzare la President’s, trofeo continentale dell’Oceania. Oltre ai neozelandesi detentori del titolo se la dovranno vedere con il Suva Fc, la cui porta è difesa da un altro globetrotter dei guantoni: Giacomo Ratto. Nato nel 1986 a Calcinate, in provincia di Varese, è finito sulle isole Fiji dopo la parentesi in Nicaragua grazie a una serie di video spammati su internet a società dall’altro capo del globo.
Società e contesti che forse fanno sorridere, ma il livello non è basso come è lecito pensare: il nuovo pallone globalizzato ha sparso i suoi adepti a ogni latitudine, con passi in avanti notevoli anche laddove è più difficile ipotizzarli. “É sempre emozionante competere su un palcoscenico continentale – dice Mauro Boerchio – Inoltre siamo in finale nella coppa nazionale e terzi in campionato, ma sono convinto che riusciremo a rialzarci. Vanuatu è composto da un’ottantina di isole: per ora abbiamo giocato sempre in casa, ma l’organizzazione è buona e quindi prevedo che non ci saranno problemi nemmeno quando arriverà il momento delle trasferte”.
Tra palme, cocktail e tartarughe marine forse c’è il rischio di distrarsi. “Il posto è fantastico, lo consiglio a tutti per una vacanza. Nel tempo libero mi concedo delle visite alle isole con i compagni e qualche giro in catamarano. Prossimamente vogliamo organizzare uscite in barca per andare a pesca, una passione che ho riscoperto nel mio periodo di stop in Italia. Il primo pensiero però è sempre al campo: la società ha obiettivi ambiziosi e faremo di tutto per raggiungerli”. L’ultima domanda per Mauro Boerchio da Broni è quella che mai si dovrebbe fare a un uomo in vacanza: e il ritorno? “L’Italia rimane sempre nel mio cuore – conclude il portiere dell’ Fc Amicale – ma la situazione attuale e le varie regolamentazioni penalizzano i giovani, talvolta li costringono a smettere di giocare. In molti casi meglio l’estero”. Che per lo meno si ricordi di spedire la cartolina.