“Effettivamente là c’era​ l​a nebbia”. Ma niente allerta meteo, poca pioggia. Lo dice così la titolare del bar “Alba” di Civitella in Valdichiana, 1500 anime, che alle otto del mattino ha sentito i rumori delle pale avvicinarsi mentre i vetri del locale prendevano a vibrare. Il locale sta a 200 metri dal campo di calcetto “Victoria Beauty Fitness Spa”, su cui oggi è calato l’elicottero di Renzi, costretto all’atterraggio forzato, ufficialmente causa “maltempo”. Sulle prime si era parlato di guasto tecnico e anche al titolare del centro, Davide Grazini è stato detto questo. Ma la questione è scivolata in terzo piano rispetto alla notizia che, col passare delle ore, è assurta a piccolo caso politico. Si sprecano le reazioni di chi accusa Renzi d’aver cambiato idea: da irriducibile rottamatore della casta e delle auto blu a utilizzatore finale degli status symbol tipici della classe politica nostrana.

Fatto sta che l’Italia scopre, quasi per caso, che Renzi vola dritto al punto. Con elicottero di Stato. Lascia Firenze, dove vive la sua famiglia, e raggiunge Roma elitrasportato anziché con mezzi più economici. Che si sappia non fa certo piacere al passeggero, si capisce. Sul web e sui social network si sono subito scatenate facili ironie mentre stranamente silenzioso è rimasto l’account Twitter del premier. Forte di 4.268 tweet, sorvola sull’accaduto, limitandosi a commentare i dati Istat sull’occupazione (“Bene, ma non basta”). L’incidente sarebbe chiuso, se non fosse per l’immancabile codazzo di polemiche che porta la presidenza del Consiglio a commentare, in forma ufficiosa, dodici ore dopo, quando la polemica è ormai deflagrata.

Vale la pena fare un salto indietro. “Renzi, ecco come si muove il sindaco: dal taxi alla bici, dal treno alla Giulietta”. Così i giornali celebravano il rottamatore che si recava con l’Alfa al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il suo governo. “Negli ultimi mesi – precisava il Corriere – Il sindaco di Firenze ha cambiato diversi mezzi di trasporto, passando dalla bici che inforca nella sua città, al taxi per le vie di Roma, fino a diverse auto”. E poi un pieno di fotonotizie su Renzi in Frecciarossa. Ma è passato un anno da allora. E si apprende così, incidentalmente, che ora viaggia con ben altri mezzi anche solo per lasciare la famiglia, che risiede e vive a Pontassieve, e raggiungere il posto di lavoro. Non che la cosa gli convenga poi molto, in termini di tempo risparmiato. Alla velocità di crociera di 290/300 km all’ora – guasti e/o meteo permettendo – quanto più velocemente potrà il premier arrivare a destinazione? A spanne forse 40 minuti in meno rispetto al treno. Senza considerare poi che i mezzi in questione sembrano essere destinati alla polemica. Comprati da Silvio Berlusconi nel 2010 – l’allora premier non andava d’accordo con i vecchi Agusta-Sikorsky SH3D, operativi dal 1978 – i due Agusta Westland aw139 costarono ufficialmente 37 milioni di euro. Ma l’Espresso valutò allora che la versione data in dotazione alla Repubblica italiana dovesse costare almeno 25 milioni di euro ad esemplare. Che sia un modo per ammortizzare la spesa?

Di certo, posto che la disciplina sui voli di Stato permette al premier di usare i voli blu senza dover dare giustificazioni – a differenza dei ministri – a dare contrasto e rilevanza ai mezzi usati dal premier, ironia della sorte, è il suo capolavoro politico, Sergio Mattarella. Solo una settimana fa il Capo dello Stato aveva compiuto lo stesso tratto nella direzione opposta armato del biglietto del cittadino comune: da Roma ha raggiunto Firenze non a bordo della macchina presidenziale o con la scorta ma, semplicemente, col treno. Al pari di un passeggero qualsiasi, sia pure accompagnato dal suo staff. Bisognerà vedere quanto durerà questa sorta di “pedagogia dei gesti” che punta a ridurre la distanza coi cittadini dando al prossimo l’impressione di considerarsi uno di loro. Perfino il Papa si muove su questa lunghezza d’onda, spostandosi con l’utilitaria.

Con Renzi questo atteggiamento, a quanto pare, è durato una manciata di mesi. Ha tenuto banco a lungo la questione dell’uso “disinvolto” del volo di Stato che il 30 dicembre ha portato premier e famiglia in vacanza in Valle d’Aosta. Polemiche, esposti. Ma a ben vedere Renzi era già atterrato a bordo campo con l’elicottero della Presidenza del Consiglio, gettando scompiglio.

Lo scorso agosto aveva un appuntamento semi-clandestino con Mario Draghi. Dovevano parlare della situazione dell’Italia ma senza troppo clamore, per non dare l’impressione agli altri Paesi della Ue che il governatore riservasse un trattamento di favore all’Italia. L’appuntamento doveva restare segreto, visto che non era riportato nell’agenda pubblica del premier. L’ex Governatore della Banca d’Italia era nella sua casa di campagna a Città della Pieve, in Umbria. Renzi pensa al blitz, un salto in elicottero per evitare pubblicità. Ma l’arrembaggio non è stato dei più silenziosi. “Sgomberate lo stadio, manovre militari”. Così viene comunicato alla squadra che si sta allenando su quel prato verde di Po’ Bandino, frazione pievese a pochi chilometri da Chiusi. “Ad attenderlo, sul prato dell’impianto sportivo – riferiva il Corriere umbro – le forze dell’ordine in borghese e due auto blu, dove sono saliti il presidente e gli uomini della scorta”. E la storia oggi si è ripetuta​ ma non è dato sapere se l’elitrasporto celava un segreto diverso, un semplice guasto o era il segreto di Pulcinella. La nebbia è rimasta.

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