Otto ragazze, tra cui anche Alessandra Sorcinelli, Raissa Skorkina e le gemelle De Vivo hanno presentato ricorso contro i sequestri , effettuati dalla polizia giudiziaria lo scorso 17 febbraio nel corso delle perquisizioni ad una ventina di giovani
Rivogliono tutto: i telefonini, i soldi e anche gli appunti. Otto ragazze, tra cui anche Alessandra Sorcinelli, Raissa Skorkina e le gemelle De Vivo, che hanno preso parte alle serate ad Arcore e indagate nell’inchiesta cosiddetta Ruby ter, hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro il sequestro di soldi, materiale informatico, telefoni e appunti manoscritti, effettuati dalla polizia giudiziaria lo scorso 17 febbraio nel corso delle perquisizioni ad una ventina di giovani, Ruby compresa.
Intanto, nell’ambito dell’inchiesta che vede al centro l’accusa di corruzione in atti giudiziari e nella quale sono indagati, tra gli altri, Silvio Berlusconi e la giovane marocchina, il procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno e i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio hanno firmato e inviato una rogatoria verso il Messico per andare a caccia di elementi utili su alcune proprietà riconducibili a Ruby e che si trovano a Playa del Carmen: il ristorante ‘Casa Sofia’ con annesso pastificio, gestito dal compagno di Ruby, Luca Risso, e un paio di palazzine con appartamenti da affittare. A
Nei giorni scorsi avevano già presentato ricorso al Riesame contro i sequestri Iris Berardi e Aris Espinosa. Alle due giovani, tra le altre cose, erano stati sequestrati circa 15 mila euro in totale. Alle loro istanze, poi, si sono aggiunte quelle di Francesca Cipriani (a lei sono stati sequestrati circa 45 mila euro che teneva in una cassetta di sicurezza) e Miriam Loddo, entrambe difese dall’avvocato Marco De Giorgio. Secondo l’accusa le giovani che avrebbero preso parte ai presunti festini a luci rosse a Villa San Martino e poi sentite come testimoni nei processi sarebbero state retribuite dall’ex premier per dire il falso o essere reticenti.
Intanto a Palazzo di giustizia è stata convocata Imane Fadil, modella marocchina, che aveva riferito di foto di natura sessuale tra Berlusconi e Ruby. Era stata definita la “pentita” del bunga bunga perché aveva raccontato il sistema “Minetti”, si era costituita parte civile nel processo Ruby bis e aveva chiesto un risarcimento di 2 milioni di euro.