Dal report “Alunni con cittadinanza non italiana. Tra difficoltà e successi” realizzato dal Miur emerge l'aumento degli stranieri iscritti agli istituti non statali. Il documento poi mette in luce anche la disuguaglianza strutturale delle carriere rispetto agli italiani
Gli alunni immigrati scelgono sempre più la scuola non statale. Le “private” piacciono a chi arriva da altri Paesi. Negli ultimi cinque anni la quota di non italiani iscritti in istituti paritari è cresciuta del 16,6%, mentre nello stesso periodo (anni scolastici 2009/10-2013/14) il numero degli italiani che frequentano una scuola non statale è calato del 7,7%.
I dati sono contenuti nel volume “Alunni con cittadinanza non italiana. Tra difficoltà e successi”, realizzato dal Miur in collaborazione con la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) e presentato in questi giorni. Una novità nel panorama dell’istruzione: un dato che fa riflettere sulle scelte di quelle famiglie che, avendo le possibilità economiche, scelgono le scuole private al posto della pubblica.
Una fotografia che va di pari passo con l’incapacità della nostra scuola statale di realizzare una reale integrazione dal momento che le storie dei ragazzi che frequentano le nostre classi restano segnate da insuccessi e ritardi. Le percentuali di alunni con cittadinanza non italiana in ritardo nei vari ordini di scuola segnano ancora una disuguaglianza strutturale delle carriere rispetto agli italiani. Nell’anno scolastico 2013/2014 gli alunni stranieri in ritardo rappresentavano il 14,7% nella primaria (contro l’1,9% degli italiani); il 41,5% nella secondari di primo grado (contro il 7,4% degli italiani) e il 65,1% nella secondaria di secondo grado rispetto ad un 23,3% dei giovani connazionali.
Una delle cause di questi insuccessi resta la non ammissione all’anno successivo. Secondo il rapporto presentato dall’Ismu i tassi di ripetenza degli alunni migranti nello scorso anno scolastico confermano nuovamente il divario tra italiani e stranieri in tutti gli ordini scolastici e in particolare nei primi anni di corso. Basti pensare che nelle secondarie di secondo grado, gli istituti professionali registrano il tasso di ripetenza più elevato di tutti (14,8%) con percentuali di bocciature al primo anno di corso che raggiungono il 22,7%.
Tuttavia le prestazioni degli alunni stranieri stanno cambiando e segnano un netto miglioramento: se è vero da una parte, infatti, che le scelte dei migranti nella scuola secondaria superiore sono ancora per la maggior parte verso gli istituti tecnici (38,5%) e professionali (37,9%) rispetto ai licei (23,5%) va detto che questo non impedisce loro di frequentare l’università.
Anzi, leggendo le traiettorie scolastiche è interessante osservare che i diplomati immigrati nei tecnici e professionali accedono agli atenei in misura maggiore rispetto ai compagni italiani: più che doppia e addirittura quadrupla la percentuale di immatricolate straniere provenienti dai tecnici rispetto alle ragazze italiane.
Resta il problema dei “Neet”: nel 2013 i giovani con cittadinanza non italiana che avevano scelto di non studiare più e che non avevano un lavoro rappresentavano il 15,8% del totale dei Neet in Italia, con un’incidenza maggiore rispetto agli italiani sulla popolazione della stessa età. Una differenza importante è quella di genere: i Neet italiani sono prevalentemente maschi, mentre quelli comunitari sono per il 67,3% giovani donne. Un ultimo dato che smentisce gli allarmi sull’immigrazione: dal 2008/09 ad oggi si è registrato un progressivo rallentamento nell’incremento delle iscrizioni, conseguente alla stabilizzazione dei flussi migratori verso l’Italia.