Il ministero contesta all'istituto di statistica il computo del bonus come spesa sociale. Intanto il fabbisogno del settore statale è diminuito di 5 miliardi e mezzo in un anno complice il calo degli interessi sui titoli di Stato e la liquidità delle camere di commercio
Nel 2014 la pressione fiscale effettiva è stata al 43,1% del Pil, in calo rispetto al 43,4% del 2013 e al 43,5% del 2012. Lo ha calcolato il ministero dell’Economia e delle Finanze, interpretando il bonus da 80 euro in un modo diverso rispetto all’Istat. L’Istituto, che ha misurato invece una pressione del 43,5%, non classifica invece l’intervento come riduzione del peso fiscale ma come spesa sociale.
Via XX Settembre, con una nota in evidenza sul suo sito internet, ha spiegato le sue ragioni della differenza di calcolo. “E’ opportuno ricordare che con il decreto legge 66/2014 (quello degli 80 euro) il governo ha deciso di alleggerire la pressione fiscale, in particolare riducendo il cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal lavoratore”, si legge nel comunicato. Tuttavia, “proprio in virtù di questa formulazione le misure statistiche non classificano l’intervento come riduzione del peso fiscale ma come spesa sociale”.
Leggendo la misura in termini di effetto concreto per la retribuzione del lavoratore, quindi meno tasse e più soldi in busta paga, conclude il Mef, la pressione fiscale potrebbe essere calcolata per il 2014 nel 43,1% del Pil, in calo sia nei confronti del 43,4% del 2013 che del 43,5% del 2012.
Il ministero ha poi comunicato i dati sul fabbisogno del settore statale, che, nel mese di febbraio è stato pari a circa 7,2 miliardi, rispetto ai 12,770 milairdi dello stesso mese del 2014. Nei primi due mesi di quest’anno il fabbisogno si attesta a circa 3,8 miliardi, con una riduzione di circa 9,5 miliardi rispetto al dato registrato nel primo bimestre 2014. “Il risultato del mese di febbraio 2015 è ascrivibile a un miglioramento degli incassi fiscali rispetto al febbraio 2014, quando la prima rata del versamento dei premi assicurativi Inail era slittata al mese di maggio – ha commentato il Tesoro – nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente si segnalano, inoltre, minori pagamenti per interessi sul debito pubblico e il riversamento su conti di Tesoreria delle disponibilità liquide detenute dalle Camere di Commercio ai sensi della Legge di Stabilità 2015“.