Avete vinto, almeno su Twitter. Cari #idoneiinlotta, il vostro “social bombing” ha ottenuto l’effetto sperato: ignorarvi è diventato impossibile, anche per noi giornalisti troppo presi dalle analisi macroeconomiche o dalla crisi della Grecia per seguire vicende intricate come la vostra. Ma ce l’avete fatta, non c’è giornalista che – almeno per sfinimento – possa dire di non essersi accorto della vostra storia. Fine della premessa. Veniamo al riassunto per chi non usa Twitter o non è un giornalista assediato dalle segnalazioni di un’ingiustizia che si è consumata nell’indifferenza generale.
I concorsi pubblici in Italia saranno pure pieni di raccomandati, viziati da mille furbizie e spintarelle, ma sono anche difficili, spesso difficilissimi, richiedono anni di preparazione e anni per attenere i risultati. Per quanto defatiganti, migliaia di persone ci provano perché sanno di affrontare una selezione dura ma basata sul merito (o su una sua misurazione approssimata) e perché se uno vince, pur coi tempi da bradipo dello Stato, prima o poi avrà un lavoro sicuro e ben retribuito. Sbagliato!
La legge di Stabilità approvata a dicembre stabilisce che i 20mila dipendenti in esubero delle Province (abolite, più o meno) devono essere ricollocati in altre amministrazioni pubbliche. Per far loro spazio, si stabilisce il blocco del turnover (chi va in pensione o cambia lavoro non viene rimpiazzato da un nuovo ingresso) e il blocco delle assunzioni degli “idonei” che speravano arrivasse il loro turno. Sono 84mila persone che hanno fatto un concorso, hanno ottenuto abbastanza punti da essere promossi ma la loro posizione in graduatoria non ha garantito l’immediata assunzione. Una legge del 2013 aveva prorogato le graduatorie fino al 2016, secondo lo spirito che prima di bandire nuovi concorsi lo Stato dovesse assumere le persone che aveva già giudicato idonee per le posizioni da coprire (anche per risparmiare, visto che un concorso per 10-15mila persone costa parecchio tra logistica e correzione).
L’unica obiezione al “diritto acquisito” è che certe competenze invecchiano e quindi non ha molto senso assumere qualcuno che ha passato una prova selettiva vecchia di anni. Ma questo argomento meritocratico cade subito, visto che gli idonei non assunti vengono scavalcati da altri dipendenti statali che come unico merito hanno quello di aver lavorato negli ultimi anni in enti così inutili, le Province, che il Parlamento ha deciso di abolirle. È difficile risolvere il dilemma: licenziamo i 20mila delle Province per far spazio ai meritevoli? Diciamo a chi ha vinto un concorso di mettersi l’animo in pace, dando così il messaggio ai laureati di oggi che è meglio non fidarsi dello Stato? La politica ha combinato il guaio e tocca alla politica risolverlo. Ancora una volta, però, si conferma la percezione che nessun datore di lavoro è così iniquo, scorretto e inaffidabile quanto lo Stato.
Twitter @stefanofeltri
Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2015