Società

Livorno, Trw chiude: gli operai danno ultimi soldi di cassa assistenziale a onlus

I 450 ex dipendenti dell'azienda di componentistica auto, disoccupati da inizio anno, hanno devoluto i rimanenti 26mila euro del loro fondo a alcune associazioni della città

La voglia di aiutare le persone malate è stata più grande dello sconforto per la perdita del posto di lavoro. I 450 ex dipendenti della Trw (componentistica auto) di Livorno, disoccupati da inizio anno, hanno infatti deciso di devolvere i rimanenti 26mila euro della loro cassa assistenziale in favore di tre onlus: associazione Sclerosi multipla, Cure palliative e associazione Fop Italia (fibrodisplasia ossificante progressiva). Il fondo, alimentato mensilmente dagli operai tramite la trattenuta dell’1% sulla busta paga (e grazie al concomitante versamento della stessa cifra da parte dell’azienda), è servito in questi anni a sostenere le piccole spese mediche dei dipendenti. La chiusura dello stabilimento, ufficializzata a fine 2014, non ha però fatto perdere alle tute blu la voglia di aiutare i più deboli. La decisione di aiutare le tre onlus è stata presa all’unanimità nell’ultima assemblea: “E’ solo un piccolo gesto di solidarietà nei confronti della nostra città e di chi è più sfortunato di noi” dice Simone Vannozzi, ex dipendente Trw e presidente della cassa assistenziale.

Il fondo nasce negli anni Cinquanta su iniziativa degli operai di quella che allora si chiamava Spica, azienda produttrice di pompe a iniezione diesel. La cassa assistenziale è rimasta attiva anche con i successivi passaggi di proprietà: Alfa Romeo, Fiat e infine Trw (la multinazionale si è insediata a Livorno nel 1995). Ciascun lavoratore ha versato mensilmente dai 10 ai 15 euro: “Nel corso degli anni abbiamo così potuto sostenere le spese per cure odontoiatriche, piccoli interventi chirurgici, acquisto di stampelle e via dicendo”. Gli ex dipendenti Trw intanto continuano a chiedere risposte per il futuro.

La notizia che la multinazionale avrebbe abbandonato Livorno arrivò lo scorso ottobre. Fu l’ennesimo colpo al cuore produttivo di una città in crisi nera che un tempo era fatta di operai, portuali e di sinistra: tutto è stato declinato al passato per il momento. “Perdurante crisi del settore” si giustificò il management. In molti si sentirono traditi: “L’azienda ci ha preso in giro – fu lo sfogo frequente durante le assemblee – in questi anni ci hanno sempre detto che eravamo i migliori d’Europa”. Il culmine della tensione venne raggiunto durante un presidio davanti alla sede di Confindustria dov’era in corso un incontro tra istituzioni e azienda, presidio che poi sfociò in un’occupazione simbolica di parte dell’edificio. E i sindacalisti, non invitati all’incontro, riuscirono a entrare nella stanza della riunione soltanto passando da una finestra.

Nessun passo indietro da parte di Trw, che anzi consigliò ai lavoratori di lasciare l’azienda entro il 31 dicembre per poter beneficiare di ammortizzatori sociali più consistenti. Alla fine le parti raggiunsero l’intesa per una mobilità volontaria e incentivata: “E’ stato il male minore” afferma Vannozzi. All’interno dello stabilimento sono rimasti una cinquantina di operai: “Stanno lavorando allo smantellamento del sito che dev’essere ultimato entro giugno”. Gli ex dipendenti hanno allestito un gazebo davanti al Comune: “La città sta vivendo una pesante crisi occupazionale: nessuno deve dimenticarsi di chi ha perso il lavoro”.