Padoan ha dato la sua disponibilità a non vendere le azioni del Monte per sei mesi, in modo tale da ridurre "per un ragionevole periodo di tempo le potenziali conseguenze negative sul titolo legate al possibile effetto di eccesso di offerta sul mercato"
Sarà del 4% circa la quota del Monte dei Paschi di Siena in mano al ministero dell’Economia dal prossimo luglio, a valle del previsto aumento di capitale da 3 miliardi. A fare i conti è stato il cda della banca toscana che ha reso noto come il Tesoro abbia dato la sua disponibilità a non vendere le azioni fino a fine anno, in modo tale da ridurre “per un ragionevole periodo di tempo le potenziali conseguenze negative sul titolo legate al possibile effetto di eccesso di offerta sul mercato”. Il consiglio, che ha confermato l’aumento di capitale da 3 miliardi che verrà deliberato dall’assemblea ordinaria e straordinaria convocata per il 14 aprile, ha infatti determinato il numero di azioni “da assegnare al Mef, quale corrispettivo per il pagamento degli interessi maturati (243 milioni di euro) per i Monti bond, come previsto dal contratto”, siglato sotto il governo Monti e in base al quale Mps alla luce dei conti in rosso non può più pagare lo Stato con nuovo debito come previsto invece da un’eccezione ormai scaduta. Al ministero andranno circa 449 milioni di azioni ordinarie di nuova emissione della banca che verranno rettificate il primo luglio dopo le previste operazioni di raggruppamento: dovrebbe essere una nuova azione ogni 20 esistenti e aumento di capitale.
Dall’assembla di aprile dovranno anche uscire i nuovi vertici dell’istituto. Proprio mercoledì il presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich, che controlla il 2,5% della banca (ma il 9% con il patto stretto con i fondi Btg Pactual e Fintech) ha prima ribadito la sua fiducia in Alessandro Profumo e Fabrizio Viola e, dopo l’incontro con i rappresentanti dei due fondi arrivati a palazzo Sansedoni dopo il cda, ai giornalisti ha detto che quando uscirà la lista “avrete delle belle sorprese”. Una frase che può voler dire tutto e niente: all’incontro c’erano anche i “cacciatori di teste” chiamati dai pattisti proprio per preparare la lista per il cda e il Credito Fondiario (consulente dell’ente). Se i tre sottoscriveranno la ricapitalizzazione a loro spetterà l’indicazione del presidente e dell’ad. E Profumo e Viola potrebbero andare verso la riconferma.
Intanto in Borsa il titolo, dopo il tonfo di martedì (-9,91%), è tornato a crescere (+2,55%) e la quotazione influirà sull’aumento, ma soprattutto sulle eventuali aggregazioni future che Profumo e Viola non hanno mai nascosto di voler cercare. Anche per questo la stessa Fondazione dovrà valutare, “con responsabilità”, se aderire o no all’aumento ben sapendo, come ha ricordato Clarich che “più si scende meno si conta” e contando meno sarebbe più difficile mantenere il legame con il territorio senese come impone all’ente lo statuto. Una fondazione che, comunque, dovrà sempre più pensare ai nuovi compiti e che ha approvato il profilo di rischio e rendimento affidando l’incarico per la gestione della liquidità a Quaestio, la stessa società che gestisce la liquidità della Fondazione Cariplo. Al momento resta fuori proprio il capitale investito nel Monte ma la cosa potrebbe cambiare dopo l’aumento.