Non c’è “alcuna possibilità di correlare con meccanismo causa effetto la comparsa di autismo alle vaccinazioni”. Prima di dare la colpa ai vaccini per “l’apparente assenza di altre cause”, bisogna fare studi più approfonditi su questo disturbo che solo in Italia colpisce sei bambini su mille. Il giorno dopo la notizia della sentenza con cui i giudici di Bologna hanno detto che non c’è legame tra i vaccini e la cosiddetta sindrome di Kanner, ilfattoquotidiano.it ha cercato di capire più a fondo le motivazioni con cui il collegio della Sezione del lavoro della Corte d’appello, presieduto dal presidente Stefano Brusati, ha ribaltato un verdetto del tribunale di Rimini del 2012.
In quell’occasione i giudici di primo grado diedero ragione a una coppia che ottenne un risarcimento di 200mila euro dalla Ausl di Rimini. I due avevano sostenuto che la causa dei disturbi autistici del loro figlio fosse da ricercare nel vaccino trivalente (Mpr, Morbillo-Parotite-Rosolia) somministrato al bimbo nel marzo 2004. Ma ora una relazione del Ctu Vittorio Lodi, un medico nominato dai giudici consulente tecnico, ribalta tutto. Il Ctu ha spiegato che “nella storia clinica del bambino non c’è una effettiva correlazione temporale tra la progressiva comparsa dei disturbi della sfera autistica e il vaccino”. L’unico dato è che “i due eventi avvengono uno prima e uno dopo”. Ma secondo il Ctu “ciò non è sufficiente” a metterli “in relazione”. Secondo il medico, nessuno può dimostrare che i primi disturbi di autismo non ci fossero anche prima del vaccino: a sostenere il contrario c’è infatti solo il cosiddetto “dato anamnestico riferito” (tradotto: la testimonianza dei genitori del bimbo). Un ricordo, quello della coppia, “che esclude che prima vi fossero segni”. Ma quei segni, secondo il medico, “sono spesso di difficile individuazione”.
In realtà, secondo il dottor Lodi, uno di quelli che vengono ritenuti fattori di rischio per la successiva comparsa della sindrome di Kanner, riconosciuti dalla comunità medica, non era stato preso in considerazione dai giudici di primo grado del tribunale di Rimini e dai loro consulenti: e cioè il fatto che il bimbo fosse nato prematuro. Già nell’aprile 2003, quando il bambino ha 5 mesi di età, la visita pediatrica riscontra “presenza di problemi sanitari importanti, riferiti alla prematurità”, e “pone un possibile dubbio sul normale decorso dello sviluppo psicomotorio”. Il vaccino arriverà solo un anno dopo.
La coppia di genitori romagnola aveva portato a sostegno della propria tesi anche un certificato medico del 2008 in cui veniva segnalato “un alto livello di anticorpi anti-morbillo”. Il certificato era portato come dimostrazione del fatto che il loro figlio avrebbe sofferto di autismo proprio a causa di quegli anticorpi iniettati nel marzo 2004 col vaccino. Il Ctu però smentisce anche questa impostazione sostenendo che tra i medici, per quanto riguarda gli anticorpi del morbillo, a preoccupare non sono i livelli alti, ma quelli bassi, quando il bambino potrebbe non essere protetto dalla comune malattia infettiva.
Il professor Lodi ha smentito punto per punto la tesi della famiglia (che intanto avrebbe già presentato ricorso in Cassazione), sostenendo peraltro “l’irrilevanza degli studi del medico inglese Wakefield, smentito dalla comunità scientifica”, ma portato dalla famiglia come prova della bontà delle proprie tesi. Insomma collegare i vaccini alla comparsa dei primi disturbi comportamentali è dovuto semplicemente a una “concomitanza temporale”, visto che “il periodo nel quale è generalmente posta diagnosi di autismo” corrisponde “al periodo nel quale il bambino è sottoposto a numerose vaccinazioni”. Ma secondo il dottor Vittorio Lodi non è possibile pensare che l’autismo sia da collegare al vaccino solo perché siamo “in assenza della dimostrazione di altre cause evidenti”.
“Finalmente una sentenza fondata sulla scienza” affermano la Società Italiana di Pediatria (Sip) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). “False credenze – spiega il Presidente SIP Giovanni Corsello – che, insieme alla mancata percezione dei rischi del morbillo, stanno portando ad un pericoloso calo della copertura vaccinale. Il calo delle coperture vaccinali oltre al rischio di gravi epidemie, ci allontana dal raggiungimento dell’obiettivo di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, previsto dall’Oms per il 2015. E per questo siamo già stati anche bacchettati”. “Il fatto che anche la magistratura, avvalendosi di consulenti tecnici d’ufficio competenti, certifichi che non esiste un nesso di causalità tra vaccinazione e autismo – conclude Giampietro Chiamenti, Presidente della Fimp – non può che essere accolta con estremo favore”. La vaccinazione contro il morbillo ha favorito un calo del 75% dei decessi tra il 2000 e il 2013 in tutto il mondo (dati Oms), impedendo oltre 15 milioni di morti.
Modificato da redazione web alle 15.47 del 04/03/2015