È un disco “nato da un gigantesco esaurimento nervoso – dice la cantante e bassista della band, Alessandra Perna –, è nato dalla consapevolezza di non far parte di questo mondo, di nessun mondo, è nato dalla gioia di comprendere che è tutto un gioco, è nato dalla guerra e dalla resistenza, è nato dalla voglia di ancora più rumore e ancora più violenza, è nato dal bisogno di cercare di spostare l’asticella un po’ più avanti, nelle nostre vite”. La scelta del titolo, invece, nasce da una precisa riflessione e rappresenta “il buonismo nazional popolare e il male assoluto che si mescolano e convivono facendo sempre finta che uno dei due non esista, due aspetti dell’italiano medio che non vengono mai a patti, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nel dover accettare il fatto che siamo fatti di bene e siamo fatti di male, una vera e propria superstizione: gli uomini non hanno solo certe qualità definite, gli uomini non sono o buoni o cattivi, o intelligenti, o stupidi. Sono come dei fiumi, cambiano pur rimanendo sempre se stessi, e quei cambiamenti sono molto violenti”.
Prodotto da Daniele Tortora per Le Narcisse, Acqua Azzurra Totò Riina è caratterizzato da testi provocatori, un sound corrosivo e dalla mancanza delle chitarre: “Siamo sicuramente un gruppo punk – prosegue Alessandra – facciamo sempre quello che ci pare, se stiamo rinnovando qualcosa ce lo diranno le critiche musicali che nel 2060 verranno incise direttamente nella cornea”.
Composto da 14 brani, li commentiamo assieme alla band. Il disco si apre con Professionale Italia, “La noia del nostro batterista Alessandro Commisso regala sempre grandi perle”; si prosegue con L’operaio della Fiat II: la vendetta: “Se i sindacati si accorgessero anche del resto d’Italia sarebbe carino, grazie”; Greetings from Rossano Calabro (Cs): “Una tipica canzone d’amore meridionale”; Anna e il caldo che ha: “Mia madre – dice la bassista – è la persona più punk che io abbia mai conosciuto”; Ammazza i tuoi idoli “Non c’è nulla di peggiore della dominazione intellettuale”; La vera storia di René Guenon, pornoattore: “È palesemente una storia vera e molto romantica”; La tua ragazza è una puttana: “Questo pezzo racconta il maschilismo italiano, da un paio di punti di vista e dimensioni differenti, il tutto senza neanche usare Lsd, siamo bravi eh?”; Onora il padre e la madre: “Non c’è nulla di più perverso della famiglia cattoborghese italiana”; I bambini sono a scuola: “Sono misogina”; Non riesco ad avere soddisfazione: “È una canzone scritta dopo una giornata particolarmente allegra – dice Carlo Martinelli, voce e basso della band – passata a fare volantinaggio da ubriaco per un supermercato, 4 euro l’ora”; Correre nel buio: “È una canzone d’amore e malattia mentale, le due cose spesso vanno di pari passo”; Al settimo cielo: “Scrivete il testo sulla mia lapide”; Odio gli idealisti: “Amo chi combatte”; C’è un solo modo d’imparare: “Mi sono persa la mia verginità, da sola. Mi sembrava il caso di scriverci un pezzo”.
Sono riusciti a dissacrare perfino uno come René Guenon, dandogli del pornoattore: “Spero non la prenderà male – dice Carlo Martinelli – È una vita complicata, e il surrealismo è l’unico modo sincero di affrontarla senza dover andare in giro a decapitare zombie”. “Cerchiamo cose che gli altri non cercano, sentiamo cose che gli altri non sentono…” cantano i Luminal, “quel che è certo – affermano – è che oggi i Luminal sono esattamente quello che volevamo che fossero, il punto di partenza perfetto per ricominciare tutto da capo. E questa è una delle sensazioni più potenti che abbiamo mai provato, qualcosa che non ha prezzo”.