Sono molto onorato di aver partecipato all’assemblea della Fiom a Pomigliano d’Arco nei giorni scorsi quando Maurizio Landini ha deciso di aprire una ampia consultazione sociale, non solo certo per tutelare il posto di lavoro degli operai Fca di Pomigliano, ma soprattutto perché, e direi finalmente, il sindacato si è reso conto che per affrontare con metodo e qualche possibilità di successo la crisi economica e la perdita dei posti di lavoro nelle fabbriche occorre comprendere meglio come cambia, anzi come è già cambiato da tanto tempo il mondo.
Il sindacato in questi anni ha inconsapevolmente favorito, accettando del tutto acriticamente il modello di sviluppo capitalistico vigente, non solo la distruzione dell’ambiente in favore della tutela di posti di lavoro che poi saranno costretti a perdere tutto il salario guadagnato in medicine (caso Ilva Taranto), ma anche la riduzione in schiavitù dei lavoratori, oggi schiavi non di un padrone umano ma di società di capitali a “responsabilità limitata” (srl).
Le parole d’ordine nei punti del giorno in quella assemblea le ho racchiuse in un grafico che sintetizza il programma ideale di qualunque movimento o partito politico che credo sogni ogni cittadino non solo in Campania, ma nel mondo: “Dignità del lavoro, democrazia, trasparenza , ambiente, salute e solidarietà“.
Non sono concetti astratti e indipendenti l’uno dall’altro, sono le tre dimensioni obbligate e tra loro non scindibili con cui siamo chiamati a descrivere la realtà della nostra vita esattamente come le tre dimensioni per descrivere qualunque oggetto (altezza, larghezza, profondità) debba essere compreso, fosse anche solo per posizionarlo al meglio nella nostra casa o nella nostra vita.
Non si può pensare di fare sviluppo e dare lavoro senza tutelare l’ambiente e la qualità di vita dei lavoratori garantendo loro la necessaria solidarietà della Stato a tutela della salute, che, solo dalla nostra meravigliosa quanto ancora vigente Costituzione, è un preciso obbligo costituzionale (art 32) che lo Stato italiano si assume nei confronti di ogni singolo cittadino italiano.
Ho seguito e votato, da non iscritto, anche alle primarie del Pd scegliendo Vincenzo De Luca non certo per simpatia o per “candida” veste di amministratore, da cui appunto dovrebbe scaturire la parola “candidato”, ma solo perché effettivamente è unico che ha amministrato bene qualcosa in Campania in tutti questi anni!
Giusto alla fine delle primarie del Pd con De Luca che ha scelto come slogan elettorale “Campania, mai più ultimi!” siamo stati costretti ad apprendere, per l’ennesima volta , non solo che “siamo sempre ultimi“, in questo caso nella migliore applicazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) ma che, pur restando ben al di sotto di tutti gli altri e persino delle altre regioni del Sud che pensavamo stessero peggio di noi (Calabria e Basilicata) secondo il Presidente Caldoro possiamo consolarci perché restiamo sì ultimi, ma con i migliori progressi in termini di punteggio rispetto a tutte le altre regioni di Italia.
Della serie: allora stavamo proprio inguaiati e tutti stavano zitti!
Quel Pd che ha governato per venti anni questa Regione con questo disastro gestionale oltre quello ambientale, esprimeva ancora oggi alle primarie uno dei “migliori” assessori di quel governo regionale.
L’attuale governo di centrodestra si vanta di avere migliorato la situazione rispetto al disastro passato ma restando sempre ben saldamente ultimi.
Tutti e due i governi, appassionatamente, sono saldamente uniti e sono uno la prosecuzione dell’altro, soprattutto nell’impressionante immobilismo dei dirigenti regionali e sanitari, sostanzialmente non modificati in tutti gli organigrammi regionali, dal fantasma “registro tumori regionale” e “osservatorio epidemiologico regionale” all’Arsan, ai mai cambiati responsabili degli screening sanitari mai fatti ma profumatamente pagati da oltre venti anni.
La critica che unisce in modo perfettamente bipartisan il disastro ambientale, gestionale e sanitario della regione Campania è l’assoluta intangibilità e trasmissione per partenogenesi senza nessuna modificazione genetica, della disastrosa classe dirigenziale scelta da oltre venti anni dalla nostra classe politica regionale, che pure ha subito qualche, sia pur minimo, “scossone” nelle “solite” facce politiche .
Nei vertici dirigenziali sanitari, tranne qualche lodevole quanto isolato esempio, da utilizzare proprio come “spot pubblicitario” come il neonato Dipartimento delle risorse ambientali e sanitarie, tutto il resto è la negazione assoluta del concetto di “spoil system” anglosassone e la conferma più rigida del “gattopardismo” di Tomasi di Lampedusa, “tutto cambia affinché nulla cambi” in Regione Campania, “sempre più ultima!”
Eppure, basta scorrere i miei post affinché con oggettività, e senza sentirmi umiliato, ma rispettando la correttezza del benchmarking comparativo, dobbiamo ammettere che non è certo per caso che da quel modello oggi sia uscito un leader nazionale, se comprendiamo che il modello “Toscana” sta soppiantando il modello “Lombardia”.
Devo sottolineare ed apprezzare soprattutto lo sforzo toscano di rendere quanto più possibile trasparente e partecipata la propria azione gestionale, dall’ambiente alla sanità.
Direi obiettivo essenziale e sostanzialmente raggiunto che ci vede anni luce lontano, qui in Regione Campania: basta solo seguire il sito Arpa Toscana (44 milioni di euro di bilancio annuo) e quello Arpa Campania (ben 121 milioni di euro di bilancio annuo) per capire le abissali differenze in termini di trasparente informazione ai cittadini.
Renzi oggi ha la possibilità, se necessario, in Toscana, di ragionare con calma se, fermandosi a ragionare sui problemi della propria regione, si guarda indietro e vede tutte le altre regioni d’Italia che seguono in fila in tutti i parametri di benchmarking, dall’ambiente alla sanità.
Noi campani tutti, come Massimo Troisi, non possiamo che preoccuparci veramente sempre di più, se, guardandoci indietro per consolarci e contare chi sta peggio di noi, siamo costretti a prendere atto che sono oltre venti anni che, dietro, non vediamo più nessuno: dall’ambiente alla salute, al lavoro, stiamo male, male, male! Sempre più ultimi! Quando ci riprendiamo il posto che ci spetta?
Ci sarà chi riuscirà a coniugare al meglio le tre dimensioni della realtà: lavoro, ambiente e salute? E senza mai privilegiare l’una danneggiando o umiliando le altre? Ai posteri, se ne avremo ancora, l’ardua sentenza.