In onda stasera (e da domani sul web) l'inchiesta di Falò sui "bravi ragazzi" di Frauenfeld, dove la polizia è riuscita a filmare un summit con tanto di formule rituali. 1500 chilometri a nord dell'Aspromonte, nessuno vuole parlare con i giornalisti e il sindaco "fugge" dal retro. La moglie di un indagato si rivolge al giudice e la tv è costretta a tagliare il brano. Il procuratore: "Associazione criminale? Da noi il reato non esiste"
‘Ndrangheta, omertà, coperture, paura. Criminali perfettamente inseriti nelle comunità locali. Difficoltà nelle indagini. Non in Calabria, ma nella Svizzera tedesca. Lo racconta l’inchiesta “Quei bravi ragazzi di Frauenfeld“, in onda questa sera sulla tv svizzera italiana (Rsi La 1, ore 21.10) nella trasmissione Falò e disponibile da domani sul sito web della storica trasmissione di approfondimento, che negli ultimi anni è tornata più volte a documentare la presenza delle cosche in Canton Ticino e non solo. A Frauenfeld, nel Canton Turgovia, la polizia federale è riuscita persino a videoregistrare una riunione di ‘ndrangeta con tanto di formule rituali (video). Il reportage di Maria Roselli e Marco Tagliabue porta le telecamere nella cittadina dove la criminalità calabrese si è insediata da oltre 40 anni. Due dei presunti capicosca di Frauenfeld sono stati arrestati in Calabria durante un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio. Gli altri 16 indagati sono ancora a piede libero in Svizzera.
Ma, appunto, 1500 chilometri a nord dell’Aspromonte il lavoro dei giornalisti non è stato facile. Nessuno degli esponenti delle associazioni locali se l’è sentita di incontrare la troupe della Rsi. Il sindaco è fuggito dalla porta sul retro del municpio. E c’è chi, addirittura, prima di concedersi ha chiesto “il permesso della cosca”.
L’Italia ha almeno una legislazione antimafia all’avanguardia. In Svizzera invece, magistrati e polizia hanno in mano armi spuntate. Un tema che riguarda molti paesi europei dove le mafie italiane sono ben radicate e possono trarne vantaggio. “In Svizzera non è possibile intentare un processo per la semplice appartenenza a un’organizzazione criminale”, spiega Michael Lauber, Procuratore generale della Confederazione, chiamato in causa sulla “lentezza” delle indagini elvetiche rispetto a quelle svolte in Italia sugli stessi personaggi. “Non è possibile, non si può fare. E questo è un fatto”.
Anche per i giornalisti, per certi aspetti, occuparsi di mafia è più complicato che in Italia. Prima di andare in onda, Falò ha ricevuto una “supercautelare” da parte del Pretore di Lugano su richiesta della moglie di uno degli indagati di Frauenfeld, che ha chiesto la cancellazione della propria intervista dalla puntata. Rsi è perciò stata costretta a tagliarla in attesa della decisione del giudice.
Parteciperanno allo speciale di Falò sulla ‘Ndrangheta lo stesso Lauber e il magistrato antimafia di Reggio Calabria Antonio De Bernardo, titolare dell’inchiesta italiana.