L’inchiesta del Parma Calcio si incrocia con il lavoro dell’antimafia. Il capo della Dda di Bologna Roberto Alfonso ha incontrato a Bologna il procuratore capo di Parma Antonio Rustico e i pm che stanno seguendo le indagini per bancarotta fraudolenta sulla società sportiva, per cui è finito nel registro degli indagati l’ex presidente Tommaso Ghirardi.
L’attenzione degli inquirenti si è focalizzata sulla cerchia di faccendieri che gravitavano intorno al club emiliano, i cui nomi compaiono anche nei registri della Dda nell’ambito di altre inchieste. Persone che avrebbero avuto contatti con i vertici della società sportiva prima e dopo i passaggi di proprietà che da Ghirardi hanno portato il Parma nelle mani dell’attuale patron Gianpietro Manenti. Tra questi ci sarebbe anche Paolo Signifredi, affarista parmigiano finito in manette nell’indagine della Dda di Brescia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta, che si sarebbe avvicinato al club proprio prima di essere arrestato. Per ora non ci sono collegamenti nella vicenda del Parma Calcio, ma solo nomi
che ricorrono. Saranno le indagini a chiarire le dinamiche e i ruoli di questi personaggi ed eventualmente i legami, se ci sono stati, con la società.
Se per fare chiarezza ci vorrà tempo, il destino sportivo del Parma si deciderà nelle prossime ore con l’assemblea della Lega e l’incontro dei calciatori con il presidente di Figc Carlo Tavecchio, previsto venerdì pomeriggio. L’obiettivo è di trovare una soluzione per far terminare il campionato alla squadra, anche se ormai la crisi per la società sembra essere irreversibile, in attesa del fallimento.
Giovedì la panchina del mister Roberto Donadoni pignorata nei giorni scorsi dal centro sportivo di Collecchio è rimasta invenduta in mezzo a mobili antichi e testiere smontate di letti, a quadri e lampadari in attesa di essere aggiudicati al miglior offerente. Per il simbolo del Parma Calcio sul viale del tramonto non c’è stata nessuna offerta, tanto che perfino il battitore dell’istituto vendite giudiziarie della città ducale non è riuscito a trattenere lo stupore: “Ma come – ha detto, prima di ritirare il lotto dall’asta – le immagini di queste panchine hanno fatto il giro del mondo, ne hanno parlato tutti, e ora nessuno le vuole comprare?”.
Nella sala piena, oltre una cinquantina di possibili acquirenti e anche qualche curioso, erano arrivati apposta per vedere che fine avrebbero fatto i beni pignorati nei giorni scorsi al club emiliano. Ma le panche da spogliatoio con i colori gialloblu dei crociati portate via nei giorni scorsi dagli ufficiali giudiziari non sono state acquistate da nessuno e saranno rimesse all’asta la prossima settimana insieme alle attrezzature sportive portate via dalla palestra a mille euro, un prezzo scontato del 50 per cento. Quasi tutti venduti invece i mezzi di trasporto di proprietà della società sportiva, all’infuori di un’auto. Il furgone e i due pullmini a nove posti usati per il trasporto del materiale di magazzino e dei giocatori sono stati battuti per cifre che vanno dai 6mila ai 6800 euro.