Entro fine marzo il Paese deve restituire quasi 1,6 miliardi al Fondo monetario. Incassato lo stop della Bce all'emissione di nuovi titoli di Stato a breve termine, il governo aggira i paletti fissati attingendo alle riserve dei fondi pensione e delle società statali. E per combattere l'evasione fiscale vuol reclutare turisti e studenti come ispettori in incognito
La situazione finanziaria della Grecia si deteriora ogni giorno di più. I conti pubblici non tornano e, ad oggi, il rimborso al Fondo monetario internazionale degli 1,6 miliardi di debito in scadenza di qui a fine marzo rappresenta un ostacolo quasi insormontabile. Il giorno dopo l’annuncio che i titoli di Stato ellenici saranno esclusi, almeno nella prima fase, dal maxi piano di acquisto della Banca centrale europea che prenderà il via lunedì, i segnali che arrivano da Atene e Bruxelles sono preoccupanti. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha inviato al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem la lettera con il dettaglio delle sette riforme proposte dal governo Tsipras, che verranno illustrate agli omologhi dell’Eurozona lunedì. Sul piatto ci sono la rateizzazione dei debiti dei cittadini, alcune misure anti-povertà (buoni pasto, stop al pignoramento della prima casa, energia elettrica gratuita) e l’annunciata lotta alla corruzione e all’evasione fiscale. Con tanto di reclutamento di studenti e turisti come ispettori delle tasse sotto copertura, armati di registratori e telecamere per dissuadere chi tenta di non pagare l’Iva. Vengono poi introdotte nuove regole per la vendita delle licenze per il gioco d’azzardo elettronico, da cui Atene spera di ricavare oltre 500 milioni di euro. Ma ai creditori tutto questo non basta: secondo fonti Ue il negoziato tecnico con “le istituzioni” – alias la ex troika – che dovrebbe portare allo sblocco allo sblocco dell’ultima tranche di aiuti (7 miliardi) “è ancora in alto mare”. Giovedì il premier e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, si sono sentiti al telefono, e secondo la Sueddeutsche Zeitung ha chiesto un incontro straordinario per discutere della situazione. Un funzionario ellenico ha smentito, ma l’esecutivo europeo ha confermato che ci sono “contatti costanti per capire le necessità finanziarie” del Paese.
Oggi, poi, Atene ha fatto sapere di aver rimborsato una tranche da 310 milioni di euro del prestito contratto con il Fmi, ma nelle prossime due settimane dovrebbe versare all’istituzione di Washington altri 1,3 miliardi. E in aprile andranno trovati 800 milioni per pagare interessi su titoli. Mentre tra luglio e agosto è in calendario la restituzione di oltre 7 miliardi alla Bce. Un percorso a ostacoli che metterà a dura prova le capacità negoziali di Tsipras e del braccio destro Varoufakis.
Insomma, come si poteva immaginare alla luce delle clausole accettate obtorto collo da Tsipras e Varoufakis, l’accordo raggiunto con l’Eurogruppo per la proroga di quattro mesi del programma di assistenza finanziaria da 240 miliardi in essere con le istituzioni europee e il Fondo monetario internazionale è ben lontano dal rappresentare una svolta. Il problema è stato solo rimandato. E secondo molta stampa internazionale la resa dei conti finale potrebbe arrivare ben prima della fine di aprile, quando è in agenda il check up da cui dipenderà l’effettivo esborso dei 7 miliardi senza i quali Atene non può stare in piedi. I nodi stanno venendo al pettine rapidamente: dopo che Tsipras ha promesso la rateizzazione delle tasse le entrate fiscali stanno calando a picco e la strada dell’emissione di nuovi titoli di Stato è sbarrata perché gli interessi richiesti dai creditori sono altissimi. Il Tesoro ellenico sperava che l’Eurotower chiudesse un occhio e gli consentisse almeno di emettere bond a breve termine, alzando il limite massimo ora fissato a 15 miliardi di euro. Ma così non è stato: Mario Draghi ha chiarito che equivarrebbe a dare l’ok al finanziamento monetario del debito, vietato dai Trattati europei. E lo ha escluso. Tsipras ha replicato dicendo, in un’intervista al settimanale tedesco Der Spiegel: “La Banca centrale europea ha ancora il cappio attorno al nostro collo”.
In questo quadro, secondo l’agenzia Reuters il governo cerca di aggirare i paletti fissati da Francoforte ricorrendo alle riserve dei fondi pensione e di altre entità statali, comprese le aziende pubbliche. Riserve che vengono prelevate dai depositi bancari, aggravando la situazione degli istituti di credito del Paese che hanno visto la propria liquidità assottigliarsi di 13 miliardi nel solo mese di gennaio e in questa fase dipendono totalmente dal fondo di ultima istanza (Emergency liquidity assistance) messo a disposizione dalla Bce. Di qui l’evidente tensione tra Draghi e Varoufakis, con il governatore che in conferenza stampa ha bacchettato il ministro – pur senza citarlo – per le sue uscite poco ortodosse: “Certa comunicazione crea volatilità sui mercati, distrugge il collaterale, aumenta gli spread e minaccia la solvibilità”, ha avvertito. Per altro stornare soldi a copertura del deficit equivale a sottrarli ai prestiti al settore privato, cosa che peggiora le condizioni di un tessuto economico già martoriato da cinque anni di austerity. Il governatore della banca centrale greca Yannis Stournaras ha cercato di zittire i rumors dicendo che “le banche sono adeguatamente capitalizzate, la liquidità è assicurata” e “non c’è nessun problema con i depositi”. Ma, ha aggiunto, “è fondamentale che la prossima riunione dell’Eurogruppo abbia un esito positivo”.