Il termine meritocrazia compare nel lessico internazionale nel 1958 nel romanzo umoristico dell’inglese Michael Young ‘The Rise of Meritocracy‘. Il romanzo dimostrava l’assurdità dell’ipotesi che fosse possibile e desiderabile perseguire il ‘Merito’ in assoluto. Senza entrare nei dettagli (è possibile acquistare il libro on line ed è piuttosto gustoso), è evidente che perseguire il merito è possibile solo nel corso del reclutamento o della progressione di carriera o nelle operazioni di finanziamento di iniziative e individui. Anche all’interno di questi ambiti limitati, il merito è solo uno dei parametri rilevanti alle decisioni politiche: il reclutamento, ad esempio, deve rispettare i fabbisogni (troppo spesso la meritocrazia è stata usata strumentalmente come argomento per ridurre il reclutamento al di sotto del fabbisogno), deve essere frutto di programmazione, etc.: la valutazione meritocratica dei candidati è l’ultimo passo di un iter complesso, che nel paese è spesso mancato in toto. Ammesso che i requisiti preliminari siano soddisfatti: qualcuno ritiene che misurare il merito dei candidati sia facile? Qualcuno ritene che la distinzione buoni-cattivi sia netta e anequivoca?
Il meritometro, lo strumento di misura del livello di meritocrazia in Italia (e altrove), è stato sviluppato da un autonominato “Forum della Meritocrazia” che si appoggia apparentemente al Sole 24 Ore e all’imprenditoria italiana e si basa sull’assunto che la meritocrazia possa essere stimata attraverso i seguenti indicatori: libertà (di mercato; di impresa; etc.); pari opportunità; qualità del sistema educativo; attrattività per i talenti (stranieri); regole; trasparenza (basso livello di corruzione); mobilità.
La connessione tra gli indicatori scelti e la meritocrazia è evidentemente dubbia. Ciò che comunemente si dovrebbe intendere per meritocrazia è che in un evento di reclutamento le procedure selettive facciano vincere i candidati meritevoli. Certo questo non è facile da misurare, ma una stima ovvia dell’efficacia delle procedure di reclutamento adottate da un paese è la qualità dei servizi che vengono offerti al cittadino in relazione al loro costo. Ad esempio il Servizio Sanitario Nazionale italiano risulta ai primissimi posti nel mondo, sebbene costi il 25% in meno che in Francia o in Germania, e sarebbe interessante che gli esperti del Forum della Meritocrazia spiegassero come mai paesi ritenuti più meritocratici di noi ottengano risultati pari o inferiori con costi superiori. Lo stesso discorso si potrebbe fare per la ricerca.
Sarebbe molto interessante studiare dov’è che l’Italia va male rispetto ai paesi confinanti: ovvero cosa in Italia costa troppo e funziona male. Se sanità, ricerca e istruzione costano meno che nel resto d’Europa e ricevono valutazioni positive, abbiamo però sempre sentito dire che gli italiani pagano il doppio dei francesi o dei tedeschi un km di autostrada o di ferrovia. Purtroppo io non sono riuscito a trovare un dato affidabile su questo. Un punto dovrebbe comunque essere chiaro: dove la meritocrazia scarseggia (e la corruzione abbonda) l’efficienza del sistema dovrebbe diminuire; ergo la scarsa meritocrazia va cercata laddove il sistema costa troppo e funziona male, non dove c’è poca mobilità o poca libertà di impresa.