La voce ufficiale non convince: tre settimane dopo l'impatto, Alonso non può correre il primo GP della stagione. Il patron della Fia, Ecclestone, parla di incidente "completamente inspiegabile", su web e giornali rimbalza l'ipotesi della scossa elettrica. Ma la McLaren potrebbe mai ammetterla?
Che cosa è successo davvero a Fernando Alonso il 22 febbraio, sul circuito di Barcellona? Ancora non si sa. Le risposte poco soddisfacenti del team McLaren-Honda lasciano campo libero alle speculazioni degli esperti e della stampa. Guasto meccanico? Malore? O persino una scossa elettrica, partita non si sa come da qualche componente della monoposto? L’unica cosa certa, per ora, è che il pilota spagnolo non parteciperà al primo Gran Premio della stagione, quello d’Australia del 15 marzo. I bollettini medici parlavano di buone condizioni di salute, ma ora i medici vogliono evitare il rischio di altri traumi: “Sarà dura non essere in Australia, ma capisco le raccomandazioni. Un secondo impatto in meno di 21 giorni NO”, ha scritto il pilota su Twitter.
La squadra sostiene che l’incidente di Barcellona sia stato causato da un’imprevedibile raffica di vento e smentisce “categoricamente” che l’auto abbia sofferto “guasti meccanici di alcun tipo”. “Non c’è stata nessuna scarica elettrica né si sono registrate irregolarità di alcun tipo al sistema Ers (o Kers, l’accumulo di energia delle F1, ndr) né prima, né durante, né dopo l’incidente”. La macchina era a posto, dunque, e Alonso non ha sofferto di nessun malore perché “tutte le analisi cui è stato sottoposto hanno dimostrato che le sue condizioni sono assolutamente normali”. E allora, com’è avvenuto l’incidente? E perché Alonso non può ancora tornare in pista?
C’è qualcosa di strano nella posizione ufficiale della McLaren: tre settimane di riposo per una semplice botta in testa sembrano troppe, soprattutto quando a subirle è un 33enne che di mestiere fa il pilota di Formula 1. Persino Bernie Ecclestone (sotto, nel 2012), il patron della Fia, descrive l’incidente di Fernando Alonso come “completamente inspiegabile, anche per il pilota”. All’agenzia DPA, Ecclestone ha detto che “Fernando è sorpreso da quello che gli è successo” e che “forse questa è una di quelle cose su cui la Fia dovrà indagare”.
Difficile avere certezze sulla precisa dinamica dell’incidente, avvenuto durante i test: non esistono immagini video dell’impatto e la McLaren non ha diffuso la telemetria del computer di bordo dell’auto, che avrebbe registrato velocità ed eventuali frenate. Dai racconti dei testimoni si apprende che Alonso ha frenato, l’auto ha perso velocità e si è accostata a bordo pista, andando a sbattere per due volte contro le barriere. Il pilota sembra avere inizialmente perso conoscenza, e poi è uscito dall’auto molto agitato, tanto che è stato sedato nel centro medico del circuito prima di essere trasportato all’ospedale, dove è stato ricoverato per tre notti, prima di tornare a casa per sottoporsi a un periodo di riposo.
Secondo El Paìs, al risveglio dopo l’incidente Alonso aveva dimenticato gli ultimi vent’anni della sua vita – “Sono Fernando Alonso, solo un pilota di kart, voglio andare in Formula 1”, avrebbe detto – e avrebbe impiegato una settimana per recuperare completamente la memoria. La temporanea amnesia è normale in caso di commozione cerebrale, perché la botta danneggia le sinapsi nel cervello, in particolare quelle relative alla memoria, ha detto il dottor Rafael Blesa, direttore del dipartimento dell’ospedale di Sant Pau a Barcellona, a El Paìs. Ma rinunciare al primo GP della stagione per motivi precauzionali “non ha senso in questo caso”, ha detto Blesa. “Principalmente perché se tutti i test condotti sul pilota erano a posto e mostravano che non ha subito danni, significa che il suo cervello è completamente intatto, come prima dell’incidente. In nessun caso questo primo colpo potrebbe avere effetti se ce ne fosse un secondo”.
E così sul web e sui giornali si rafforza l’ipotesi della scossa elettrica: è la “sberla da 600 W” di cui ha parlato l’ex pilota Fabrizio Barbazza in un post su Facebook, è l’elettroshock con cui il dottor Antonio Picano, primario del San Camillo di Roma, riscontra molte analogie in un’intervista a Repubblica. “Solo un’ipotesi è in grado di spiegare l’errore di Alonso, la perdita di memoria prolungata, l’assenza di traumi da impatto nel cervello. È la teoria secondo cui Alonso è stato colpito da una scarica elettrica”, scrive oggi Stefano Mancini su La Stampa. Per ora sono solo ipotesi, è vero. Ma bisognerebbe iniziare a porsi un’altra domanda: la McLaren potrebbe mai ammettere di avere sottoposto a un trauma da elettroshock il suo pilota migliore? Un uomo che vale qualcosa come 40 milioni di dollari a stagione?