In onda stasera su SkyTG24, realizzato tra Italia e Inghilterra e firmato da Beatrice Borromeo, si tratta di un viaggio crudo tra storie drammatiche e violente di donne potenti, che spesso si trovano a gestire un potere immenso, in contesti sociali in cui paradossalmente la donna ha sempre dovuto faticare più del dovuto per imporsi
Un progetto nato in America, realizzato tra Italia e Inghilterra e che stasera alle 21 arriva in tv, su SkyTg24 (canale 500 di Sky, canale 27 del Digitale Terrestre). È Lady ‘Ndrangheta, il documentario di Beatrice Borromeo che racconta il ruolo delle donne nella criminalità organizzata calabrese, la mafia più ricca e potente d’Italia.
Un viaggio crudo tra storie drammatiche e violente di donne potenti, che spesso si trovano a gestire un potere immenso, in contesti sociali in cui paradossalmente la donna ha sempre dovuto faticare più del dovuto per imporsi.
Ma la criminalità organizzata calabrese, con i suoi legami di sangue e le sue mille contraddizioni, ci offre uno spaccato inedito, fino a questo momento troppo spesso ignorato, che Beatrice Borromeo scandaglia con interviste a donne protagoniste di vicende a volte incredibili, molto diverse tra loro ma tutte connotate da una dose massiccia di potere e ferocia.
Lady ‘Ndrangheta, dicevamo, è un progetto nato in America, dove la giornalista del Fatto Quotidiano stava preparando la tesi, e poi sbarcato sulla tv italiana grazie anche all’interessamento di Lorenzo Mieli e della sua Wildside.
Le donne della ‘ndrangheta sono quasi tutte “cape”, subalterne a nessuno. Carnefici o vittime, poco cambia: sono tutte dotate di una forza straordinaria. Come Angela Donato, il cui figlio è stato ucciso perché usciva con la moglie del boss, e che oggi ragione con le logiche tipiche della mentalità mafiosa e parla di vendetta. O ancora come una donna chiamata la Mantide Religiosa, i cui amanti vengono fatti sparire nel nulla.
C’è tutto il meglio e il peggio della forza delle donne, nel racconto di Lady ‘Ndrangheta. Un viaggio tra Calabria, Milano e Inghilterra, che in alcuni frangenti è stato caratterizzato anche da un clima pesante di diffidenza e intimidazione.
Una delle cose più interessanti del documentario riguarda il lato milanese della vicenda. Ormai non è più una sorpresa per nessuno la presenza capillare della ‘ndrangheta calabrese al Nord. In Calabria restano le radici, ma è a Milano che si “lavora” veramente. Perché è lì che gira il denaro, è lì che la mafia calabrese esporta i propri “talenti”, anche quelli femminili. Come la potente donna che vive in piazza Prealpi, circondata da ragazzini che controllano costantemente chi entra e chi esce, in un’atmosfera da profondo sud nel cuore della più grande metropoli dell’Italia settentrionale.
È un progetto molto interessante, dunque, quello firmato da Beatrice Borromeo e che stasera andrà in onda su Sky. Una sinergia che a quanto pare è solo all’inizio, visto che è la stessa giornalista ad anticiparci che presto il canale all news di Rupert Murdoch trasmetterà altri due suoi documentari: “E’ il luogo ideale per approfondire. Anche perché non mi interessava solo lo scoop di cronaca ma l’approfondimento di spaccati sociali inediti”. E visto il risultato, si può dire che la missione è stata compiuta, visto che è riuscita a raccontare il potere delle donne in una delle realtà sociali tradizionalmente più maschiliste d’Italia. Perché forse, in fondo, ha ragione il magistrato antimafia Nicola Gratteri, anch’egli intervistato da Beatrice Borromeo, quando dice che “per sradicare la ‘ndrangheta dobbiamo seguire le donne: sono loro a dirigere l’orchestra”.